Sette milioni di persone nel mondo perdono la vita a causa delle sostanze inquinanti
Il nuovo studio dell’Organizzazione mondiale della sanità rivela una situazione a dir poco allarmante: l’inquinamento atmosferico causa circa sette milioni di morti all’anno, 600 mila in Europa, quasi 33 mila solo in Italia. Ad uccidere sono le polveri sottili presenti nell’aria inquinata che penetrano nei polmoni e nel sistema cardiovascolare, causando ictus (25%), malattie cardiache (24%), cancro ai polmoni (29%), broncopneumopatia cronica ostruttiva (43%) ed infezioni respiratorie. Si stima che a respirare aria inquinata sia il 90% della popolazione mondiale e, nonostante il crescente impegno da parte di tutti, negli ultimi 6 anni i livelli di inquinamento dell’aria sono rimasti alti e approssimativamente stabili, con concentrazioni in calo in alcune zone dell’Europa e dell’America.
“L’inquinamento atmosferico minaccia tutti, ma sono le persone più povere e più emarginate quelle che pagano il prezzo più alto. È inaccettabile che oltre 3 miliardi di persone, per la maggior parte donne e bambini, usino ancora stufe e combustibili inquinanti nelle loro case. Se non interveniamo con urgenza sull’inquinamento atmosferico, non potremo mai avvicinarci allo sviluppo sostenibile”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, commentando i dati dell’inquinamento ambientale, sia domestico che esterno.
Analizzando i dati del rapporto, emerge infatti che sarebbero 4,2 milioni i decessi legati all’inquinamento atmosferico, ai quali si aggiungono circa 3,8 milioni di morti per l’inquinamento domestico, il 90% dei quali registrati nei paesi più poveri del pianeta, principalmente in Asia e Africa. Circa 3 miliardi di persone non ha ancora accesso a tecnologie pulite per la cottura e il riscaldamento.
Tuttavia il fenomeno non risparmia alcune regioni del Mediterraneo orientale, dell’Europa e delle Americhe. Nelle città dei paesi ad alto reddito in Europa, l’inquinamento atmosferico ha dimostrato di abbassare l’aspettativa di vita media tra 2 e 24 mesi. A livello globale, 15 fra le 20 città più inquinate si trovano in India, mentre 16 delle città più inquinate nell’Unione europea si trovano in Polonia. Ad essere analizzate per il rapporto in questione 4.300 città di 108 paesi diversi: le raccomandazioni dell’Oms sulla qualità dell’aria impongono ai paesi di ridurre l’inquinamento atmosferico ai valori medi annuali di 20 microgrammi per metro cubo (per il pm10) e di 10 per il pm25 ma, secondo il direttore del Dipartimento della salute pubblica dell’Oms, Maria Neira, “molte metropoli nel mondo superano oltre 5 volte i livelli guida per la qualità dell’aria, rappresentando un grave rischio per la salute.
Le principali fonti di inquinamento atmosferico da particolato riguardano l’inefficienza dell’uso dell’energia da parte dei singoli cittadini, dell’industria e da gran parte del settore agricolo e dei trasporti. In alcune aree del globo la combustione dei rifiuti, la deforestazione e le polveri desertiche complicano la situazione. Andrea Boraschi, responsabile campagna Trasporti Greenpeace Italia ha commentato: “L’aumento dell’utilizzo di carbone, petrolio e gas nel 2017, che implica non solo una crescita delle emissioni di CO2 ma anche quella delle emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera, rappresenta un grave rischio per la salute delle persone e necessita di un’azione immediata. Per assicurare aria pulita per tutti e salvare vite umane, i governi devono stabilire con urgenza scadenze improrogabili e piani d’azione per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria. Per raggiungerli è necessaria una transizione veloce a fonti di energia pulite e trasporti sostenibili”.