Revisore generale dei conti vaticani svela i retroscena delle sue dimissioni
Minacciato d’arresto sarebbe stato costretto a firmare le dimissioni, è questa la dichiarazione fatta da Libero Milone ex primo Revisore generale dei conti vaticani. Milone dal 9 giugno 2015 era incaricato all’analisi dei bilanci e i conti della Santa Sede e delle amministrazioni collegate, ruolo svolto fino allo scorso 19 giugno, quando cioè ha presentato le dimissioni al Pontefice che le ha accettate. Solo adesso però ha rivelato che le dimissioni non furono un atto volontario, ma dettato da intimidazioni. “Non mi sono dimesso volontariamente. Sono stato minacciato di arresto. Il capo della Gendarmeria mi ha intimidito per costringermi a firmare una lettera già pronta” ha affermato l’ex primo Revisore generale dei conti vaticani in un’intervista concessa al ‘Corriere della Sera’, al ‘Wall Street Journal’, all’agenzia Reuters e a ‘Sky Tg24’. “In Vaticano – aggiunge – negli ultimi mesi sono filtrate notizie offensive per la mia reputazione. Non potevo più permettere che un piccolo gruppo di potere esponesse la mia persona per i suoi loschi giochi”. L’uomo ha raccontato anche di aver avuto problemi ad incontrare il Papa negli ultimi tempi. Dice infatti Milone “Mi spiace molto per il Papa. Con lui ho avuto un rapporto splendido, indescrivibile, ma nell’ultimo anno e mezzo mi hanno impedito di vederlo. Evidentemente non volevano che gli riferissi alcune cose che avevo visto. Volevo fare del bene alla Chiesa, riformarla come mi era stato chiesto. Non me l’hanno consentito”.
Ricostruzione dei fatti
Secondo quanto raccontato da Milone, il 19 giugno ebbe un incontro con “il sostituto alla segreteria di Stato, monsignor Becciu, per parlargli del contratto dei miei dipendenti. E invece mi sentii dire che il rapporto di fiducia col Papa si era incrinato: il Santo Padre chiedeva le mie dimissioni. Ne domandai i motivi e me ne fornì alcuni che mi parvero incredibili. Risposi che le accuse erano false e costruite per ingannare sia lui che Francesco; e che comunque ne avrei parlato col Papa. Ma la risposta fu che non era possibile. Becciu mi disse invece di andare alla Gendarmeria”. Fu in questa sede che Milone notò immediatamente un “comportamento aggressivo. Ricordo che a un certo punto il comandante Giandomenico Giani mi urlò in faccia che dovevo ammettere tutto, confessare. Ma confessare che cosa? Non avevo fatto nulla”. E aggiunge: “Scoprii che indagavano da oltre 7 mesi su di me. Hanno sequestrato documenti ufficiali protocollati e coperti dal segreto di Stato”. A quanto pare l’uomo non è riuscito a fare nulla per impedirlo, “non potevo fare niente. Ero intimidito” ha spiegato.
Replica dalla Sala Stampa vaticana
Dopo le dichiarazioni dell’ex primo Revisore generale dei conti vaticani, la Sala stampa vaticana ha diffuso una nota in cui afferma che “la Santa Sede prende atto con sorpresa e rammarico delle dichiarazioni rilasciate da Libero Milone, già Revisore Generale. In questo modo egli è venuto meno all’accordo di tenere riservati i motivi delle sue dimissioni dall’Ufficio. Si ricorda che, in base agli Statuti, il compito del Revisore Generale è quello di analizzare i bilanci e i conti della Santa Sede e delle amministrazioni collegate. Risulta purtroppo che l’Ufficio diretto da Milone, esulando dalle sue competenze, ha incaricato illegalmente una Società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede”. “Questo, oltre a costituire un reato – riferisce la nota -, ha irrimediabilmente incrinato la fiducia riposta nel Dott. Milone, il quale, messo davanti alle sue responsabilità, ha accettato liberamente di rassegnare le dimissioni. Si assicura, infine, che le indagini sono state condotte con ogni scrupolo e nel rispetto della persona”.