Il narcisismo è un termine che presenta una vasta gamma di significati. Nel linguaggio di tutti i giorni esso è spesso sinonimo di egoismo, vanità, presunzione. In psicologia la parola è utilizzata sia per descrivere il normale amore per se stessi sia l’insano egogentrismo causato da un disturbo del senso di sé. A seconda che venga utilizzato per illustrare un concetto centrale della teoria psicoanalitica, un disturbo mentale, una questone sociale o culturale, o più semplicemengte un tratto della personalità, viene solitamente usato per spiegare un certo tipo di problema in una persona o legato alle relazioni di gruppo con se stessi o con gli altri.
Il vocabolo proviene dal mito greco di Narciso, ujn bel giovane che rifiutò l’amore della Ninfa Eco. Come punizione fu destinato ad innamorasi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Incapace di consumare il suo amore, Narciso rivolge lo sguardo rapito nello specchio d’acqua, ora dopo ora e infine viene mutato in un fiore che porta il suo nome.
Il concetto di eccessivo amor proprio è stato riconosciuto e preso in esame nel corso della storia. Nell’antica Grecia era inteso come hibris. Nel 1898 il sessuologo inglese Havelock Hellis utilizzò il termine in riferimento all’eccessiva masturbazione, per cui la persona diventa il suo stesso oggetto sessuale. Nel 1911 Otto Rank collegò il narcisismo alla vanità e all’auto-ammirazione. Nel 1923 Martin Buber sottolineò il fatto che il comportamento narcisistico porta spesso a relazionare l’individuo con gli altri come se questi fossero degli oggetti invece che nostri pari. Tra gli psicoanalisti più vicini ai giorni nostri, va segnalato lo studio di Heinz Cohut (1978) che definisce lo stato narcisistico della mente come un investimento libidico del Sé che non ha caratteristiche patologiche, ma rappresenta un’oganizzazione tesa ad affrontare quelle situazioni irregolari che inevitabilmente si verificano nello sviluppo infantile e che tendono ad idealizzare l’imago genitoriale.
Secondo le opinioni più diffuse, nella maggioranza dei casi i narcisisti mostrano i seguenti tratti:
una evidente concentrazione su se stessi negli scambi interpersonali; incapacità nel mantenere relazioni soddisfacenti; mancanza di consapevolezza psicologica; ipersensibilità a qualsiasi insulto o insulto immaginario; vulnerabilità alla vergogna piuttosto che al senso di colpa; adulazione nei confronti delle persone che li ammirano e li rafforzano; vanto ed esagerazione dei propri risultati; affermazione di essere esperto in molte cose; incapacità di vedere il mondo dal punto di vista degli altri; difficoltà nel distinguere se stessi dagli altri; negazione del rimorso e della gratitudine (da Wikipedia).
La società delle immagini, dell’apparenza, del consumismo, dell’edonismo, del benessere materiale allontana sempre più l’individuo dalla riflessione su se stesso, sui valori fondamentali dei rapporti umani e sociali, quali l’amore, la libertà, la democrazia, la solidarietà. Così l’uomo, anziché confrontarsi con gli altri e ricercare il bene generale, identifica il prossimo con se stesso. Ciò che va bene a lui, va bene a tutti. L’egoismo è certo un aspetto notevole dal narcisismo e se l’autostima sconfina nella valutazione esagerata del proprio io non vi è spazio per il dialogo, la ricerca delle ragioni altrui. Un atteggiamento positivo verso la propria persona apre, invece, le porte della polis, degli interessi comuni, della convivialità. Sentirsi membri di una collettività unita e coesa allontana ogni attitudine individualistica, ogni comportamento autoreferenziale, ci fa sentire soggetti attivi di una agorà dove sentimenti, idee, progetti si arricchiscono a vicenda, compongono l’architettura di una umanità nuova, in pace con la nutura e con le armonie e le bellezze dell’universo.