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7 May 2024
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Minivocabolario

Dottore

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tebaldiMinivocabolario di paolo tebaldi

Il successo alle elezioni del 24 e 25 febbraio del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che è diventato il secondo partito in Italia è la manifestazione del malcontento e dell’indignazione degli elettori verso una classe dirigente inetta e incapace di promuovere le riforme, combattere il malcostume e la corruzione. E’ l’espressione del distacco dei cittadini dalle istituzioni e da un potere sempre più arrogante e autoreferenziale. Il governo Letta-Alfano delle grandi intese, pittorescamente descritto dall’opposizione «inciucio», cerca di ricorrere ai ripari, risolvere la grave crisi economica e istituzionale, ridare prestigio internazionale al Paese. Ma non ha corretto un vizio atavico tutto italico: quello dell’appropriazione indebita di titoli onorifici e attestati. Noi siamo la nazione non solo di  capitani di ventura, poeti e navigatori, ma, soprattutto, di «dottori». Una qualifica che si ottiene dopo la laurea, che non riguarda solo la professione del medico, ma viene attribuita ad avvocati, notai, direttori di giornali, capi di dicasteri ed enti morali, procuratori, commercialisti. Di fatto, però, viene generosamente conferita a bidelli, portinai, spazzini, impiegatucci della pubblica amministrazione o operatori ecologici che dir si voglia. Non ci sarebbe nulla di male ad adoperare il termine «dottore» in modo scherzoso o ad irridere , con una riverenza irrispettosa e ironica, la vanità altrui. Purtroppo ci troviamo invece di fronte a vere e proprie manifestazioni di ossequio servile, di sudditanza, di concezione borbonica die rapporti del cittadino con l’autorità, il potere, le istituzioni. Come si può definire diversamente, infatti, il comportamento di chi si rivolge ad un superiore , ad un dirigente affibbiandogli un titolo, un diploma che non possiede? Paradossalmente può capitare che tu sappia esprimerti in un italiano corretto, fluidamente, senza errori grammaticali o sintattici, e magari anche con un pò di enfasi, e dall’altra parte del telefono o dello sportello d’ufficio, il tuo intelocutore, che neppure ti conosce, non ti ha mai visto e sentito, ti battezzi con disarmante disinvoltura con l’appellativo in questione. Il che certifica, da un lato, la convinzione generalizzata che siano pochi coloro che conoscono bene  la nostra lingua, e, dall’altro, che in ogni caso, per non sbagliare, è meglio dare del dottore a un modesto travet  che scambiare un direttore, un capoufficio per un semplice impiegato.

Secondo il dizionario del Devoto-Oli, nell’Antico Testamento e al tempo di Gesù dottori erano nominati «gli interpreti e i maestri della legge giudaica». Molto più tardi, per decreto pontificio o del conciliomecumenico, veniva concesso l’attestato  di dottori della Chiesa «ad alcuni scrittori ecclesiastici, insigni nell’interpretazione del messaggio evangelico nel quale si compendi l’ortodossia della dottrin cattolica, ad eminenti per santità di vita». Se la nutrita schiera di laici e mangiapreti cui non dispiace fregiarsi dell’attributo di cui staimo parlando, ne conoscesse le origini tutt’altro che pagane, colta da un sussulto di dignità,di amor proprio e di coerenza, forse rinuncerebbe a dotarsi di quella parolina tanto insigne quanto abusata. Ma essa dà lustro, conferisce uno status symbol gratificante, non fraggiungibile in altro modo, che appaga narcisismi ed ambizioni e nasconde, sovente, limiti carfatteriali e dell’intelligenza.

Chi pronuncia impropriamente quel termine manifesta cortigianeria, adulazione, acquiescenza, sottomissione. Difetti che ci portiamo dietro da quando la Penisola era divisa in staterelli, signorie e granducati. L’Italia è stata dominata per secoli da principi, re, cardinali e signori stranieri e il vassallaggio, la devozione subalterna e codina ai padroni in cambio di protezione e favori sono durati ben oltre il Medioevo, l’unità del Paese, l’avvento della Repubblica. Soltanto la vittoriosa lotta al nazifascismo che aprì le porte alla Costituzione più bella del mondo ha restituito dignità e fierezza  agli italiani. La nostra Carta, che stabilisce valori di libertà e democrazia e sancisce diritti e doveri di ogni cittadino, privilegiando le pari opportunità e l’osservanza delle leggi, attribuisce considerazione e stima ad ogni persona che vive nell’onestà e nella trasparenza, indipendentemente dal fatto che sia o no «dottore».

 

 

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