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3 May 2024
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Minivocabolario

Illuminismo

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Minivocabolario di Paolo Tebaldi

«Movimento culturale sorto nell’Europa del Settecento, volto a rinnovare la sensibilità intellettuale e morale dell’epoca e a riformare i tradizionali istituti politici e religiosi della società, facendo pieno affidamento sulle capacità critiche e razionali dell’uomo»
(Vocabolario della Lingua italiana di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli).
«L’illuminismo non è un sistema, né una somma di sistemi; è piuttosto una forma di pensiero filosofico, un’atmosfera intellettuale entro cui respirarono i pensatori di quell’epoca. Esso ci appare come il frutto di una secolare evoluzione, attraverso cui la ragione umana viene sempre più affermando i propri diritti; come l’ultima e decisiva vittoria contro l’oscurantismo medievale (…). Il motivo fondamentale e primo dell’Illuminismo è l’autonomia della ragione, il suo emanciparsi da ogni autorità, dalla tradizione come dalla trascendenza religiosa (…), forza originaria dello spirito, con la quale l’uomo può giungere alla scoperta dell verità (…). Nati in Inghilterra accanto all’empirismo di Locke e alla fisica di Newton, i motivi delll’Illumismo assunsero in Francia una colorazione più spiccatamente sociale e poltica. Essi trovarono i loro teorizzatori negli enciclopedisti e condussero, da un lato, a un dichiarato ateismo e, dall’altro, al deismo di un Diderot e di un Voltaire. Il risultato pratico fu la rivoluzione, e con essa l’attuazione dei principi esposta nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e della divisione dei poteri (Montesquieu), principi che ancor oggi conservano la loro validità» (Grande Dizionario Enciclopedico della UTET). Panzini ne dà una definizione lapidaria: «Ragione, Natura, Progresso, Sovranità del Popolo sono le divinità dell’illuminismo, o illuminazione, o secolo dei lumi, che va da Cartesio a Kant». «Fiorito tra la fine del secolo XVII e la fine del secolo XVIII, è contraddistinto dall’impegno di estendere la guida della ragione a tutti i campi dell’esperienza umana attraverso l’estensione della critica ad ogni credenza o conoscenza senza eccezione».
Nel linguaggio politico illuminista è considerato l’intellettuale dotato di una mentalità aperta, di pensieri e convinzioni progressiste, fiero antagonista di posizioni grette e conservatrici, sostenitore dei diritti civili estesi a tutta la popolazione, della procreazione assistita, del testamento biologico, dell’aborto terapeutico. Ostile ad ogni atteggiamento reazionario, omofilo e xenofobo, si batte per un mondo multiculturale, plurilinguistico, aperto alle minoranze, ai deboli, ai perseguitati. Il dialogo, l’empatia, la condivisione, il confronto, l’attenzione, l’ascolto sono gli strumenti intellettuali per una lettura e un’interpretazione non accademica della realtà. Quella degli illuministi è una categoria in via di estinzione, in cui vengono catalogati tutti gli avversari dell’establishment, i detestati „gufi“ colpevoli di possedere autonomia di giudizio, di professare idee proprie e di non salire sul carro del vincitore. Insomma è la nuova sinistra che stenta ad emergere e che comunque rappresenta un dato positivo nell’asfissiante smanceria del gaudente popolo renziano che dalla stazione ferroviaria Leopolda attende la partenza del treno rapido che porterà l’Italia al boom economico del dopoguerra e agli splendori del Rinascimento. I milioni di disoccupati, i giovani senza futuro, i pensionati con rendite di fame, gli esodati, le migliaia di famiglie che non arrivano alla fine del mese, il Mezzogiorno d’Italia senza prospettive possono aspettare: il dinamismo, la rapidità decisionale (a parole) del Primo Ministro non raccoglie le loro attese, i loro bisogni, la loro esigenza di riscatto e di promozione civile, economica, politica, culturale.

 

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