“Sosteniamo l’esecutivo di Fayez al-Sarraj”
Sostegno al governo nazionale ma nessun intervento militare straniero. Sono le conclusioni del vertice sulla Libia a Vienna a cui hanno partecipato il premier libico Fayez al-Sarraj, gli Stati Uniti e l’Italia, rappresentata dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
“La stabilizzazione della Libia è la riposta chiave per i rischi che corriamo e per stabilizzare la Libia abbiamo bisogno di un governo”, ha detto Gentiloni, sottolineando il sostegno della comunità occidentale al governo di al-Sarraj.
“Il messaggio del nostro incontro è un messaggio politico perché stiamo sostenendo le recente decisioni del governo di accordo nazionale. Prima di tutto: la costituzione di una guardia presidenziale che sosterremo e di un comando congiunto per combattere l’Isis”.
Durante il vertice è stato anche deciso che c’è la possibilità di una revoca parziale dell’embargo Onu, per permettere agli Stati occidentali di aiutare il governo con armi, addestramento e intelligence. “La Comunità internazionale darà il suo sostegno al Consiglio presidenziale che chiede di togliere l’embargo delle Nazioni Unite sulle armi e le munizioni affinché il governo possa combattere l’Isis e gli altri gruppi terroristi”.
Forze americane “per identificare le forze sul terreno e capire cosa vogliono”
Le forze speciali americane presenti in Libia stanno raccogliendo informazioni di intelligence. Lo ha sottolineato un portavoce del Pentagono, Peter Cook, dopo che alcuni funzionari Usa hanno confermato la presenza di circa 25 uomini nel Paese del Nord Africa.
“Questa piccola presenza di forze Usa sta cercando di identificare le forze sul terreno e di capire esattamente quali sono i loro motivi e cosa stanno cercando di fare – ha detto Cook – questo per offrirci un quadro migliore di quello che sta accadendo. Perché non abbiamo un buon quadro della situazione e questo è un modo per riuscire ad avere migliori informazioni di quanto avviene lì”.
La road map
La road map dei negoziatori sulla Siria prevedeva la messa in opera, il primo agosto, di un organo siriano di transizione politica previsto da una risoluzione dell’Onu. Ma ad oggi questo obiettivo sembra illusorio, sebbene gli Usa continuino a credere che sia possibile: “L’obiettivo di avere ad agosto un quadro preciso e concordato per una transizione politica”, ha detto un alto responsabile del dipartimento di Stato a Vienna, secondo il quale la coalizione dell’opposizione siriana si è mostrata di recente più aperta sulle modalità di negoziazione. Da parte sua, il regime di Damasco, pur sostenendo ufficialmente i negoziati, non si è ancora veramente impegnato per una soluzione, “è semplicemente assente”, ha sottolineato la fonte.
Ad essere chiamato in causa è anche il ruolo di Russia e Iran, che secondo un rappresentante della delegazione francese continuano il loro sostegno “politico, militare e finanziario alla Siria” e questo “permette di fatto al regime di mantenere il potere e non essere messo in discussione”. “Siamo lontani, oggi, dalla linea d’arrivo”, ha commentato d’altra parte ieri il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov. “Ma se tutto ciò che è stato deciso sotto gli auspici del Consiglio di sicurezza dell’Onu viene fatto onestamente, allora ci sono delle forti chance che la situazione non resti com’è adesso”, ha aggiunto.
Askanews