Rapine, attentati e omicidi per uno stato teocratico
Continuano le lotte sanguinose per uno stato teocratico del gruppo islamista terroristico Boko Haram nel nord della Nigeria. Gli estremisti islamici del gruppo Boko Haram hanno approfittato del fatto che molti soldati nigeriani sono stati dispiegati a nord per cercare di ritrovare le oltre duecento ragazze rapite e hanno attaccato una città ai confini con il Camerun provocando centinaia di morti. L’assalto è avvenuto la scorsa settimana a Gamboru Ngala, in una zona rimasta priva del controllo dell’esercito, dove un gruppo di uomini armati è arrivato a bordi di veicoli e motociclette razziando la città. Il bilancio delle vittime non è ancora chiaro, ma alcuni testimoni parlano di oltre trecento morti e del mercato, che attira moltissimi commercianti di tutta la zona, andato in fiamme. Un politico locale, il senatore Ahmed Zanna, ha raccontato all’AFP di aver invano chiamato le forze di sicurezza, ma di non aver ottenuto risposta, in quanto gran parte dei militari è stato spostato a nord, nei pressi del lago Ciad, nel tentativo di ritrovare le ragazze rapite da una scuola lo scorso 14 aprile.
Boko Haram, che dal 2009 ha ucciso minimo 6’000 persone in diversi attentati gravi, si è confessato responsabile della rapina delle ragazze di una scuola nel comune di Chibok, ancora non ci sono tracce delle ragazze disperse. Il capo di Boko Haram Abubakar Shekau in un video ha detto che venderà le ragazze come schiave. Sono stati rapiti inoltre altre undici ragazze secondo il giornale “Vanguard” nella stessa regione.
In risposta alle richieste del presidente della Nigeria Jonathan Goodluck, gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di un team di esperti per aiutare il governo nigeriano a trovare le oltre 200 ragazze rapite. Tale annuncio è stato fatto nel corso di una telefonata fra il segretario di Stato americano John Kerry e il presidente Goodluck che ha accolto molto positivamente l’offerta statunitense, e in una comunicazione citata dal giornale “Premium Times Nigeria” si legge: “Mr. Kerry ha assicurato al presidente Jonathan che gli USA si impegneranno a dare il necessario sostegno alla Nigeria per salvare le ragazze rapite e portare a termine il terrore sparso da Boko Haram”.
Anche il presidente francese Francois Hollande ha promesso l’aiuto della Francia nella ricerca delle oltre 200 studentesse rapite lo scorso mese in Nigeria. “Faremo tutto il possibile per aiutare il governo nigeriano a ritrovare le ragazze tenute in ostaggio dai Boko Haram”, si legge in una nota dell’Eliseo. “Abbiamo a che fare con il tipo di terrorismo più atroce, perché si tratta di bambini”, ha dichiarato il portavoce del presidente, Stephane Le Foll. Amnesty International lo scorso venerdì ha accusato il governo nigeriano di aver ignorato un allarme prima del rapimento delle oltre duecento ragazze, portate via da una scuola di Chibok, nello stato del Borno. ”Alcune testimonianze di condanna raccolte da Amnesty International rivelano che le forze di sicurezza nigeriane non hanno agito di fronte a degli avvertimenti sul possibile raid dei Boko Haram”, sostiene il gruppo per i diritti umani. Secondo Amnesty, il quartier generale dell’esercito nigeriana a Maiduguri è stato informato dell’attacco poco dopo le sette di mattina del 14 aprile, ”quasi quattro ore prima che i Boko Haram iniziassero ad assaltare la citta”’. Ma i militari non sono riusciti a mettere insieme il battaglione necessario per contrastare l’attacco, ”a causa delle poche risorse a disposizione e alla paura di combattere contro avversari spesso meglio equipaggiati”. I 17 soldati che erano presenti a Chibok al momento dell’assalto si sono dovuti ritirare e lasciare campo libero ai miliziani. ”Il fatto che le forze di sicurezza, pur sapendo dell’imminente raid e avendo quattro ore di tempo a disposizione, non abbiano preso immediate misure per fermarlo, non farà altro che aumentare l’indignazione nazionale e internazionale per l’orribile crimine in atto”, ha dichiarato Netsanet Belat, direttore di Amnesty International per l’Africa. In Nigeria è arrivato intanto il team di esperti americani che dovrà aiutare le autorità locali a ritrovare le ragazze rapite.
La composizione del gruppo non è ancora nota, ma aèuni funzionari di Washington avevano parlato in precedenza di personale militare e specialisti del Dipartimento di Giustizia e dell’Fbi. Parlando al World Economic Forum che si sta svolgendo nella capitale nigeriana Abuja, il presidente Goodluck Jonathan ha ribadito che il suo paese ”e’ totalmente impegnato a riportare a casa queste ragazze”, anche se la risposta iniziale del governo al rapimento di massa avvenuto lo scorso 14 aprile in una scuola secondaria di Chibok è stata iniziaèente criticata e per molti giorni lo stesso Presidente ha evitato di affrontare l’argomento. Il video nel quale il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, minaccia di ”vendere le ragazze al mercato” ha spinto l’indignazione generale fuori dai confini della Nigeria, con la campagna che nei social network si svolge sotto l’hashtag #BringBackOurGirls. Le iniziative hanno raccolto il sostegno di personaggi importanti, dalla Firts Lady Michelle Obama all’attrice Angelina Jolie.
I ribelli di Haram hanno diffuso lo scorso lunedì un video nel quale compaiono un gruppo di ragazze, con abiti musulmani, che il leader del gruppo, Abubakar Shekau, sostiene siano le oltre duecento giovani rapite. Il video, ottenuto dall’AFP, dura 17 minuti e vi compaiono un centinaio di ragazze vestite con hijab grigi e neri, sedute davanti a un albero, mentre recitano il primo capitolo del Corano. Tre di loro vengono intervistate: due affermano di essere cristiane e di essersi convertite all’islam. Non c’è alcuna indicazione su quando sia stato girato il filmato. Shekau appare davanti a un telo verde e ha in mano un’arma automatica, ma non compare mai nelle parti del video in cui si vedono le giovani. ”Abbiamo liberato queste ragazze che voi tenevate in ostaggio, le abbiamo liberate e sono diventate musulmane”, dice il capo del gruppo ribelle nigeriano. ”Non le rilasceremo fino a quando non avrete rilasciato i nostri fratelli”.