Uno dei più noti psicanalisti lacaniani italiani. Nella conferenza di giovedì 7 febbraio, il professor Recalcatti affronterà il tema de “La promessa del desiderio e il tramonto del padre”, ovvero la necessità dell’uomo di desiderio, e l’importanza della figura paterna nonché il suo inesorabile declino dei tempi. Leggiamo qualche anticipazione sui temi che animeranno la conferenza
Professor Recalcati, lei è un lacaniano, ovvero si riconosce nel pensiero di Lacan. Ci parli di questo psicanalista e di cosa l’ha spinta a seguire e ad addentrarsi nel suo insegnamento.
Lacan è stato senza dubbio il più originale psicoanalista dopo Freud. Ha contribuito in modo decisivo ad arricchire la dottrina psicoanalitica mettendola a confronto con le discipline più avanzate del novecento; la linguistica, la filosofia, la topologia matematica, la logica… La sua stessa lettura di Freud ha cambiato per sempre il testo freudiano, nel senso che non si più leggere Freud consapevolmente senza passare obbligatoriamente da Lacan. Perché mi sono sentito trascinato verso Lacan? Perchè la sua parola ha la forza della poesia e del concetto insieme. Perché quando parla dell’esperienza analitica sa bene quello che dice. Non è affatto frequente…
Uno dei concetti principali di Lacan, che lei riprende, è il concetto di desiderio. Ci può spiegare il senso e l’importanza del desiderio e soprattutto che funzione svolge al giorno d’oggi nella crescita e nella formazione umana.
Il desiderio differenzia la vita umana dalla vita animale. La sua soddisfazione non consiste nel consumo degli oggetti. Il desiderio è un’apertura, una spinta che ci porta a realizzarci non attraverso il consumo, ma attraverso l’incontro con il desiderio dell’Altro. Il desiderio umano, ripeteva Lacan, è desiderio dell’Altro desiderio, è desiderio di essere desiderati dall’Altro. Nel nostro tempo il desiderio rischia di essere ucciso da una proliferazione infinita degli oggetti di consumo… Ma in questo mondo occupato da sciami di oggetti, quello che noi come psicoanalisti vediamo è che le persone non sono soddisfatte… Nella ricerca del nuovo oggetto si ripete sempre la stessa insoddisfazione…
Sempre a proposito di desiderio, quanti tipi di desideri esistono e in che misura possono essere classificati?
Il desiderio che conta per la psicoanalisi è il desiderio inconscio. Questo desiderio dobbiamo leggerlo come una sorta di vocazione fondamentale che ci sospinge nella vita. In questo senso il desiderio non va confuso col semplice capriccio… Il nostro tempo invece schiaccia il desiderio sull’arbitrio, sul fare quello che si vuole… Se invece il desiderio è una vocazione esso implica la responsabilità. Non è la libertà di fare quello che si vuole, ma è la responsabilità di rispondere alla propria vocazione fondamentale.
Possiamo immaginare una vita priva di desideri?
Le pietre vivono senza desideri. Noi non siamo pietre. Oggi l’illusione è quello di bastare a se stessi. Desiderare, invece, ci apre all’incontro, allo scambio, alla dipendenza dall’Altro…
Un altro concetto interessante che affronterà durante la conferenza sarà quello che riguarda la figura del padre. In modo specifico parlerà del “tramonto” del padre, ci può spiegare meglio?
Il nostro tempo è il tempo dove la parola del padre sembra abbia perso peso. Non solo la parola dei padri reali, ma anche quella dei padri simbolici. Pensiamo per esempio al degrado della politica che ha investito l’Italia in questi ultimi anni. Se la parola del padre è il simbolo di una parola carica di senso di responsabilità, oggi tutti parlano ma nessuno sembra assumersi il peso, cioè le conseguenze delle proprie parole…
Come si è evoluta la figura del padre nel tempo e in cosa questa evoluzione può essere definita positiva?
C’è stato un tempo dove la parola del padre godeva di una autorità indiscussa. Il rispetto di questa parola era assicurato dalla potenza della tradizione. Oggi la tradizione non garantisce più nulla. Il mito contemporaneo è quello del Nuovo. I genitori sono in crisi perché la loro parola sembra svuotata. Se fuori dalla famiglia siamo bombardati dall’offerta illimitata di oggetti, come si potrà introdurre un limite nell’esperienza che i nostri figli fanno del mondo? Perché ci sia formazione è infatti necessaria l’esperienza del limite. Ma fuori dalla famiglia tutto ci spinge a credere che i limiti non esistano, che viviamo in un mondo senza limiti, come direbbe il mio collega JeanPierre Lebrun. Eppure proprio perché il nostro tempo vorrebbe cancellare l’esistenza del limite, la funzione paterna ha la funzione di custodire il senso del limite. Mentre un tempo la parola del padre poteva pretendere di dire il senso ultimo dell’esistenza, oggi i padri, ma più in generale i genitori, hanno il compito di fare esistere ancora l’esperienza del limite. Perché è solo grazie a questa esperienza che diventa possibile l’esperienza del desiderio. Se non esiste esperienza del limite non potrà esistere nemmeno esperienza del desiderio.
Eveline Bentivegna
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