La scorsa settimana vi siete beccati un bel pippone chilometrico di invettiva contro la pubblicità, alimentare e non. Mi concedo ancora qualche riga in tema, per parlare di una cosa che mi sta molto a cuore, dal momento che, prima di una nutrizionista, sono mamma di due bimbi (il mio vero “lavoro a tempo pieno”).
In diversi spot pubblicitari si vedono madri amorevoli che premiano i loro bambini bellissimi, bravissimi e pulitissimi con ogni sorta di dolciumi: cioccolatini, budini, caramelle e via dicendo.
Del resto, a chi di noi non è mai stata detta la frase: “Se fai il bravo, ti dò la caramella?”.
Bene, dico subito addio, con rimpianto, a chi smetterà di leggermi d’ora in avanti, ma è ora che dissociamo il concetto di amore dall’immagine di dolcetti e cioccolatini, perché ogni volta che li somministriamo ai nostri figli non facciamo loro del bene, ma li danneggiamo progressivamente.
Certo, voi direte (i pochi che stanno continuando a leggere), ma che male fa una caramella ogni tanto? Il problema sta nell'”ogni tanto”, che nel quotidiano è ormai diventato “ogni spesso”.
Provate a pensarci: a colazione cereali colorati o latte al cioccolato, a merenda la brioscina, a pranzo il gelato, nel pomeriggio l’ovetto con la sorpresa e via così. Tutto con le migliori intenzioni, naturalmente: “se non gli do questo, non mangia”, “questo l’ha portato la nonna”, “bravo che hai guadagnato un bel voto”. Vogliamo gratificare, coccolare, accudire. Ma che succede?
Succede che ad ogni “dose” di merendina o simili corrisponde un’impennata della glicemia. Questa dà luogo a quella sensazione di euforica gioia o di calma coccolosa che prova chiunque addenti una tavoletta di cioccolata alla fine di una giornata difficile. Solo che, subito dopo l’impennata, arriva l’altrettanto rapido calo degli zuccheri nel sangue, e qui arrivano agitazione, insoddisfazione, irrequietezza, fame nervosa, ossia voglia di averne ancora ancora e ancora.
Insomma, a furia di imbottire di dolcetti, i nostri bambini, anche a piccole dosi, li facciamo diventare progressivamente dipendenti dallo zucchero, nello stesso modo in cui un alcolista è dipendente dalla bottiglia o un tossicodipendente dalla striscia.
Non ci credete? L’immagine qui sotto riporta i risultati di una ricerca del neuroscienziato Bart Hoebel, di Princeton, che ha dimostrato come il rilascio di dopamina (l’ormone del piacere) diminuisce sensibilmente rispetto alla norma, in modo del tutto paragonabile in consumatori abituali di zucchero e in tossicodipendenti. Ossia, a furia di “premiarci”, ci basta sempre meno.
Al prossimo spot su una merendina bellissima e buonissima, spegnete la tv e preparate con le vostre mani qualcosa di buono al vostro piccolo. Senza zucchero e con tanto amore.
Arrivederci dalla vostra consulente alimentare
Tatiana Gaudimonte
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