Si accende il dibattito politico sulla questione nucleare in seguito agli ultimi disastrosi avvenimenti in Giappone. Ci si chiede quale sia il reale rischio mondiale a causa delle radiazioni che si possono propagare dalla centrale nucleare di Fukushima ma ci si interroga anche sulla sicurezza delle centrali in Svizzera
I recenti disastrosi avvenimenti che hanno interessato il Giappone stanno preoccupando tutto il mondo, non solo per le sorti di questo Paese ma anche per le conseguenze che potrebbero coinvolgere tutte le altre nazioni.
La situazione giapponese è davvero allarmante: lo scoppio di 4 reattori nucleari mette a repentaglio la vita dei superstiti del terribile terremoto e dello tsunami. I controlli dei livelli di radioattività proseguono incessantemente su tutti gli abitanti delle zone limitrofe alla centrale nucleare di Fukushima per scongiurare qualsiasi tipo di contagio. A Tokyo, che si trova a 240 km dalla centrale, è stato registrato un aumento della radioattività di ben 10 volte, livello che, comunque, non è ancora ritenuto pericoloso. Nel frattempo gli elicotteri gettano acqua di mare sui reattori interessati per evitare la fusione del nocciolo. È ovvio che un evento tanto catastrofico abbia ripercussioni sul resto del mondo: i vari Paesi temono di essere raggiunti da nubi radioattive e, allo stesso tempo, si interrogano se quello che sta succedendo in Giappone possa ripetersi, anche se per cause diverse, laddove sorgono impianti nucleari. La sicurezza delle centrali è il tema dominante della questione che, in questi giorni, ha coinvolto anche la Svizzera dove sorgono ben 5 centrali, alcune di esse dello stesso tipo di quella di Fukushima. Sulla questione sicurezza e la costruzione di altri impianti nucleari per sostituire quelli già esistenti si era già discusso poco tempo addietro. Nel corso di una conferenza stampa, i partiti svizzeri hanno esposto le proprie posizioni sull’argomento: contrari all’esistenza delle centrali, i socialisti hanno richiesto una legge per abolire progressivamente il nucleare in Svizzera, con la chiusura a tappe delle centrali esistenti nonché la ricerca di migliori condizioni per le energie rinnovabili e la creazione di un fondo destinato al finanziamento dell’efficienza energetica. Sulla stessa linea anche i Verdi. Di avviso contrario l’Unione democratica di centro che ritiene questo allarmismo troppo prematuro: “È ancora difficile valutare le conseguenze di quanto avvenuto l’11 marzo sia per il Giappone che per noi. Ma restiamo dell’idea che la Svizzera non sia un Paese a rischio di terremoti di questa potenza e men che meno di uno tsunami. La nostra situazione non è quindi paragonabile”, dichiara il deputato dell’UDC Hans Killer.
Il Partito liberale radicale chiede, invece, di riflettere “se continuare a medio o lungo termine con l’energia nucleare. Ma dobbiamo anche sapere quanto ci vorrà per rimpiazzare questo 40% di elettricità: non vogliamo importare energia atomica dai paesi vicini. E dobbiamo conoscere le alternative: finora proprio coloro che chiedono di uscire dal nucleare sono gli stessi che si oppongono continuamente per ragioni ambientali a progetti di nuove centrali idroelettriche o eoliche”, sostiene il senatore Rolf Büttiker. Al momento, comunque, la radioattività emessa in Giappone non costituisce ancora una minaccia per la popolazione svizzera e anche il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA), che si trova a circa 80 chilometri dalla centrale di Fukushima, può essere solo leggermente colpito.
Oltre 100 stazioni di misurazione, disposte su tutto il territorio elvetico, sorvegliano costantemente il tasso di radioattività nell’aria. Le misure vengono trasmesse ogni 10 minuti alla Centrale nazionale d’allarme (CENAL). La soglia di allarme è 1 microsievert/ora. In condizioni normali i valori sono compresi tra 0,08 e 0,26 microsievert/ora. Le differenze sono dovute alla configurazione geologica del suolo. I primi effetti sulla salute si hanno con un’ora di esposizione ad un livello compreso tra 0,1 e 0,5 sievert che causa una diminuzione temporanea dei globuli bianchi. Da 1 a 2 sievert si ha un avvelenamento radioattivo lieve, con nausea, vomito e depressione del sistema immunitario. Un’esposizione a 3 sievert porta ad un avvelenamento radioattivo grave e alla morte del 50% delle persone colpite entro 30 giorni. Sopra i 6 sievert la mortalità è pressoché certa in assenza di terapie drastiche come l’immediato trapianto di midollo osseo.
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