Il presidente di turno Didier Burkhalter ha diretto i lavori del consiglio ministeriale dell’OSCE. Sul tavolo la crisi ucraina che resta fragile. Elogi alla Svizzera per la presidenza di turno nel 2014
Due giorni di discussioni e una sessione da record, che si sono tenuti la scorsa settimana, al Centro dei congressi della Fiera di Basilea. La citta renana ha accolto i rappresentati degli esteri di 53 (su 57) paesi membri dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e quasi 1.300 delegati . Al centro della riunione la discussione sulla situazione in Ucraina. I ministri non hanno risparmiato critiche alla Russia, responsabilizzata per il conflitto in Ucraina, che ha portato all’”illegale” annessione della Crimea. Le dichiarazioni sono le medesime degli ultimi mesi: una condanna quasi unanime da parte dei ministri arrivati a Basilea, che hanno intimato di applicare gli accordi di Minsk per un cessate il fuoco, raggiunti in settembre.
L’uscente presidente di turno Didier Burkhalter nel suo discorso d’apertura ha dichiarato che “la situazione della sicurezza in Europa è decisamente peggiorata”. La crisi ucraina dimostra che la Dichiarazione di Helsinki (che chiede di migliorare i rapporti tra l’ex blocco sovietico e l’Occidente) è stata ripetutamente violata e ha messo in discussione “molti principi che ritenevamo acquisiti nell’Europa orientale dopo la Guerra Fredda”. Burkhalter ha parlato della città di Donetsk “oggi è controllata da gruppi armati illegali e con alcune infrastrutture in rovina, dopo che solo due anni fa aveva ospitato cinque partite dell’Europeo di calcio”.
È andato oltre alle accuse alla Russia – di essere responsabile dell’escalation di violenza nell’est dell’Ucraina – il ministro degli esteri ucraino Pavlo Klimkin: “L’OSCE deve diventare un attore politico, la comunità deve rafforzare i suoi poteri per fare pressione sulla Russia e prendere misure vincolanti”. Anche il segretario di Stato americano John Kerry è stato sulla stessa linea d’onda, dichiarando che “appoggiando i diritti e la sovranità dell’Ucraina nessuno vuole isolare la Russia”. Mosca deve riconoscere le frontiere internazionali, liberare gli ostaggi per ricostruire la fiducia.
La risposta del ministro degli esteri russo Serghei Lavrov è stata tagliente: “La verità non è un monopolio della NATO e dell’UE e loro non possono garantire da sole la sicurezza”. Se così fosse, l’OSCE potrebbe chiudere. Per il ministro russo l’Unione Europea ha molte responsabilità, perché “un anno fa ha bloccato le discussioni tra Kiev, i separatisti e Mosca”.
Il vertice si è concluso però senza risultati concreti sul dossier che ha monopolizzato il consiglio ministeriale. Le risoluzioni all’OSCE devono essere prese all’unanimità senza voti contrari, ma i due blocchi Ucraina-Occidente da una parte e Russia dall’altra sono rimasti fermi sulle loro posizioni. “Alla conferenza abbiamo ricevuto il sostegno e la solidarietà di molti paesi, eccetto la Russia”, ha detto Klimkin, che spera in un cessate a fuoco valevole da martedì e dalla creazione di un gruppo permanente di esperti che segua la crisi in Ucraina. Da parte sua Lavrov ha dichiarato di non sentirsi isolato dopo i molti incontri bilaterali avuti a Basilea e ha spiegato che Mosca “aspira a una tregua nella regione”. Per raggiungere l’obiettivo di uscire dalla crisi, “l’unico strumento per un consenso restano gli accordi di Minsk per un cessate il fuoco stabile”. Lavrov ha ribadito che è un errore “l’accusa degli Stati Uniti e dei suoi alleati di dare la colpa del conflitto alla Russia”.
È dunque stato un anno complicato quello della Svizzera alla presidenza di turno dell’OSCE 2014. Il lavoro e la gestione sono stati comunque apprezzati ed elogiati da tutte le parti. Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmaier è stato molto grato a Burkhalter “per il suo lavoro svolto nel gestire una delle presidenze più difficili degli ultimi anni”. Il presidente della Confederazione ha promesso, che la Svizzera continuerà a impegnarsi per una risoluzione del conflitto in Ucraina e che stanzierà due milioni di franchi in favore della missione degli osservatori OSCE. Inoltre ha chiesto volontà politica ai membri dell’organizzazione per adottare decisioni, come l’attuazione degli accordi di Minsk. Secondo Burkhalter l’OSCE ha raggiunto un “giusto formato” e nel 2015 toccherà alla Serbia, con il turno presidenziale, continuare il lavoro. La crisi ucraina ha avuto almeno il merito di riportare l’OSCE a essere un partner di negoziazione credibile e un riferimento diplomatico. Status che negli ultimi anni aveva perso rilevanza.