Sono stato“ospite” per due settimane dell’albergo, pardon, dello Stadtspital Waid di Zurigo e, nonostante la condizione di malato (diabete, colesterolo, ipertensione), ho un ricordo piacevole di quella esperienza, per il trattamento di riguardo riservatomi. L’aspetto moderno, elegante della clinica, il personale, soprattutto quello femminile, gentile e altamente professionale, le cure attente e per nulla dolorose, l’atmosfera rilassata dell’ambiente mi hanno permesso una degenza tranquilla. Unico inconveniente la scarsa conoscenza della lingua italiana da parte di infermiere e sanitari. Ma me la sono cavata con il mio Deutsch monosillabico e con la mimica. Tutt’altra situazione in Italia. Nell’ospedale universitario (sic) di Bari dove, diverso tempo fa, una mia amica fu ricoverata in seguito ad un incidente automobilistico, rimase tutta la notte nuda e alla fine una degente le prestò una vestaglia. I dottori camminavano negli anditi fumando, le camere erano piccole e con letti simili a brande. Vi erano malati sistemati nei corridoi. Un odore greve di medicinali, di corpi sudati pervadeva per tutti i locali. I pazienti dovevano portare con sé biancheria intima, posate e addirittura la carta igienica. Un giornalista scrisse un servizio al riguardo che non fu mai pubblicato: per amor di patria, immagino. Certamente oggi i nosocomi sono meglio attrezzati ma non raggiungono certo l’ordine, la pulizia, l’organizzazione di quelli svizzeri. E’ vero che qui paghiamo una cassa malati salata, ma in compenso riceviamo prestazioni eccellenti.
Anche la bravuta di specialisti e chirurghi è rinomata. Mia madre fu sottoposta ad una operazione al cuore a Zurigo riuscita perfettamente e non volle mai mettere piede in un ospedale italiano.
Allo stadtspital Waid di Zurigo la mia permanenza era scrupolosamente controllata ogni giorno da più di un dottore o specialista. Alcune giovani e carine infermiere provvedevano a controllare la temperatura, il livello del diabete, la pressione sanguigna. Mi lavavano incuranti della mia nudità corpulenta. Pensavo: mi avranno dato qualcosa da bere se il mio pene e molle e non produce alcuna minima reazione. Beh, è chiaro che all’ospedale non ricevi le sollecitazioni erotiche di un night-club.Tutto è asettico, assessuato.
Il servizio sanitario in Italia tarda a porsi alla stregua delle moderne strutture europee e per accedere alle vecchie cassemutue, rinnovate per modo di dire, devi fare lunghe file.
Insomma un vantaggio di chi è emigrato in Svizzera, oltre alla sicurezza del posto di lavoro e a buoni salari, è di essere curato e assistito adeguatamente. Peccato che non ci vengono riconosciuti i diritti politici e centinaia di “stranieri” non potendo votare non incidono sullo svluppo economico, sociale e politico del Paese. Qui ricade buona parte delle responsabilità sui governi italiani che non hanno mai preteso migliori condizioni di esistenza ai propri connzionali.
Purtroppo è notoria l’attitudine conservatrice dell’elettorato elvetico che ha sistematicamente respinto proposte e iniziative dei sindacati e della socialdemocrazia, non ultimo il rifiuto di una assicurazione malattia unica e nazionale.
A Schlieren, a pochi chilometri da Zurigo, stanno costruendo un nuovo Limmattalspital. Quello esistente è ancora moderno ed efficiente e ci si chiede perché chiuderlo. Forse in Svizzera circola troppo denaro e bisogna pure investirlo. Farlo sulla salute è un’ottima idea e spinge i giovani genitori a fare eredi. Mio figlio ha già due bambini e non si preoccupa certo della loro crescita. I nonni sono felici, non sono infermi e possono giocare con loro e portarli a spasso. Forse nel cuore della vecchia Europa incanutita si profila nelle valli, nei borghi e nelle città della Confederazione un nuovo futuro.