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2 May 2024
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Minivocabolario

Obesità

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Minivocabolario di Paolo Tebaldi

Il male del secolo non è la sindrome da immunodeficienza acquisita, l’AIDS, che falcidiò centinaia di migliaia di vittime negli anni Ottanta del secolo scorso, perché il sesso, per quanto largamente fruibile anche da parte dei più giovani, è ormai in gran parte praticato adottando i dovuti accorgimenti e accorte regole preventive. Il male del secolo non è neppure il logorio della vita moderna, perché sembra che lo stress, se affrontato con un atteggiamento positivo e non in modo ansioso e allarmistico, aiuti, come rilevano studi scientifici recenti, a corroborare l’attività umana temprando spirito e muscoli. Il male del secolo non è neanche la perdita della cognizione del tempo e dello spazio, lo sconcerto delle facoltà mentali e intellettuali, l’obnubilamento, la dispersione dei rapporti sociali, la solitudine solipsistica, tutta legata all’io egoistico, delle persone di ogni ceto ed età sbalestrate nell’universo virtuale della multimedialità e del Web. Il male del secolo è quella patalogia tipica delle società «del benessere», quella condizione dell’organismo umano caratterizzata dall’accumulo eccessivo di adipe che altera l’aspetto originario e provoca difficoltà di movimento, pesantezza, diminuzione della funzionalità degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio e arreca pregiudizio all’estetica dell’individuo; parliamo insomma di quella malattia universalmente chiamata obesità. I perseguitati da questo male sono i soggetti con un indice di massa corporea (IMC) maggiore di 30 kg/m2. Nel 2005 l’OMS stimava che almeno 400 milioni di adulti, pari al 9,8% della popolazione mondiale, più donne che uomini, fossero obesi. Ma questa percentuale è, nonostante le massiccie campagne a favore di regimi dietetici equilibrati, tendenzialmente in crescita, praticamente in tutti i continenti fatta eccezione per l’Africa subsahariana.
Guardando la storia, i primi a parlare di obesità furono i greci considerandola come un disturbo medico. Ippocrite scrisse: «la corpulenza non è solo un morbo in sé, ma il presagio di altri». Il chirurgo indiano Susruta collegò l’obesità alle affezioni cardiache e al diabete. Nelle diverse fasi dello sviluppo dell’umanità, la maggior parte delle popolazioni ha lottato contro la scarsità di commestibili. L’obesità, praticamente circoscritta ad una minoranza, veniva stimata come un segno di prosperità e di ricchezza. L’avvento dell rivoluzione industriale e, a partire dal 1950, l’accrescimento dell’agiatezza nei paesi più progrediti economicamente, hanno portato ad un sensibile aumento del peso corporeo. L’obesità è stata vista nel corso dei secoli come il risultato di una debolezza caratteriale dell’individuo, l’«hobesus» della commedia greca era un personaggio deriso, dileggiato, un po’ come lo scemo del villaggio. I cristiani hanno considerato l’attaccamento al cibo fra le manifestazioni dell’accidia e della lussuria, due dei sette vizi capitali. Non credo che l’EXPO Milano 2015 annoveri sotto tale profilo il problema della nutrizione e della fame nel mondo.
Personalmente, sono di continuo in lotta per togliere un po’ di chili dalla mia stazza di anziano sovrappeso. Ma è difficile combattere contro le tagliatelle con il sugo di carne alla bolognese, contro i cappelletti, le lasagne al forno, gli spaghetti all’arrabbiata, l’arrosto di vitello, le costine di agnello, i grandi vini di annata delle province di Asti e di Cuneo, del comune di Montalcino nei fertili vigneti di Siena, in Veneto nella Valpantena, Val Tramaglia, Val Mezzana e Val Illasi, incantevoli siti della Valtellina.
Parenti e amici sono in ansia per le mie dimensioni e temono per collassi e infarti sempre in agguato. Non gliene frega niente dell’avvenenza e del bell’aspetto. Si preoccupano della mia salute e vorrebbero vedermi per altri decenni, non appoggiato ad un bastone, con le gambe tremolanti e la pelle raggrinzata, ma sorretto da un portamento fermo e giovanile. Hanno ragione. Anche se dal pulpito meno indicato, invito i lettori a seguire una dieta alimentare sobria, a fare molto movimento (almeno una camminata di mezz’ora al giorno), ad accettare una terapia preventiva e curativa, prescritta dal medico di famiglia, con farmaci dimagranti che agiscono riducendo l’appetito o inebendo l’assorbimento del grasso. Consiglio, infine, di nutrire rapporti sereni con il prossimo; di amare il o la partner con la stessa intensità, passione e poesia dei giorni migliori della giovinezza e della primavera; di non serbare sentimenti di rancore, d’indifferenza e di ostilità; di operare per il bene comune senza, tuttavia, sacrificare troppo al proprio interesse personale; di alimentare affinità elettive, condivisione di nobili ideali, progetti per un futuro migliore; di essere ottimisti e di pensare costantemente che abbiamo una sola vita, ed è il bene più prezioso che ci è dato possedere.

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