Il regista turco coglie l’essenza della città con cui ha stabilito un profondo legame
“Racconto i segreti di una città che conosce oro e polvere, una città pagana e sacra allo stesso tempo. E dentro alla cornice del thriller esplode una potente storia d’amore”: presenta così il suo ultimo lavoro il regista Ferzan Ozpetek, consegnando una sorta di lettera d’amore alla città in cui ha spesso vissuto per lavoro, finendo per restarne affascinato. “Cinque anni fa, mentre curavo la messa in scena di ‘La Traviata’ al San Carlo, ho vissuto un mese e mezzo a Napoli, ho conosciuto tante persone, sono entrato nelle case, mi sono documentato sulla storia della città, ho visto la vita. Sono stato rapito.
E mi è capitato di assistere alla ‘figliata’, un rito arcaico legato alla cultura napoletana dei femminielli, la rappresentazione di un parto maschile. Tra attori e pubblico c’è un telo semitrasparente, perché la verità va più sentita che guardata. Così come nel Cristo velato il velo rivela, coprendole, le forme del viso. Ho speso il tempo che ho vissuto in quella città a scoprire e approfondire alcuni aspetti che avevo già intuito dai film di De Sica, che la cultura italiana nasce da Napoli, che c’è una grande vivacità culturale e artistica. E’ una città pagana, ma anche molto religiosa. Realistica e superstiziosa, ricca di contrasti che ti coinvolgono in modo forte. La cosa che mi ha colpito di più è lo scambio di sguardi che hai con le persone, la sensualità, la curiosità. Roma e Napoli per me sono molto diverse. I napoletani sono attenti alla città, non sporcano la città, è una città piena di arte e mostre, anche perché ho incrociato il grande periodo di rinascimento che la città vive negli ultimi anni”, ha raccontato il regista. Per la scrittura del nuovo lavoro di cui è stato lasciato trapelare pochissimo, Ozpetek si è avvalso della collaborazione del suo storico collaboratore e cosceneggiatore, Gianni Romoli, e di Valia Santella, per raccontare una Napoli enigmatica e carnale attraverso un viaggio nei misteri di un delitto e di una mente tortuosa e misteriosa. “Ho costruito la storia come un susseguirsi di avvenimenti a sorpresa, come nella tombola ‘vajassa’ tipica della tradizione dei femminielli. Ogni numero estratto ha un significato della ‘smorfia’ e man man mano che i numeri escono si legano in una sequenza logica, creando una storia che prende forma dalla casualità del sorteggio”, ha dichiarato il regista di origine turche ma di formazione italiana. Protagonista una Giovanna Mezzogiorno in splendida forma, già scelta dal regista per ‘La Finestra di fronte’, con il quale vinse il David di Donatello e il Nastro d’argento. L’attrice è qui Adriana, una donna travolta da un amore improvviso e coinvolta in un delitto violento.
Il film si apre con una delle scene più erotiche del film italiano recente, tanto che lo stesso regista ha avuto parecchi dubbi sull’opportunità di operare o meno alcuni tagli per mitigarla: “Quando ho montato la scena mi sembrava troppo forte, l’ha vista un mio amico produttore e mi ha detto ‘una delle scene di sesso più belle mai viste’(…) Ho pensato ancora che fosse troppo. E mentre meditavo è arrivato il messaggio di Giovanna, ‘Ferzan conoscendoti: non ti azzardare di accorciare quella scena’”. Protagonista maschile è invece Alessandro Borghi, uno dei più promettenti attori del cinema italiano di questi tempi, che nel film interpreta Andrea. Tra i due protagonisti un incontro di una notte e un appuntamento per il giorno successivo al quale Andrea non si presenterà mai. Un incontro che sconvolgerà la vita di Adriana con conseguenze inaspettate e drammatiche. A completare il cast anche Anna Bonaiuto, Anna Sastri e Isabella Ferrari.