In Italia, si sa, le cose semplici diventano, come per magia, complicate. Altrove quando un partito o una coalizione non è in grado di governare, o si va alle elezioni oppure si fanno le larghe intese. Da noi, si fanno le larghe intese, ma non per governare, ma per litigare meglio.
Sono anni che Napolitano lancia appelli affinché i partiti si decidano a mettersi d’accordo su una nuova legge elettorale, ma regolarmente gli appelli sono caduti nel vuoto.
A complicare le cose non ci sono solo i partiti, c’è anche la Corte Costituzionale, che, come è noto, ha dichiarato incostituzionali due norme: l’assenza di una soglia minima definita per far scattare il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze. Non avendone titolo, non vogliamo entrare nel merito della sentenza, però osserviamo anzitutto che la legge parla del premio di maggioranza alla coalizione o al partito solitario che abbia un voto in più di un’altra coalizione. Dunque, si tratta di un limite, come dire?, mobile, ma c’è. Il fatto che una coalizione abbia il premio di maggioranza e governi con il 30 o 25% è un fatto politico, non giuridico. Poi, che non è interamente vero che l’elettore non possa scegliere il suo rappresentante: scegliendo una lista di coalizione o di partito, compie una scelta elettorale, e siccome si viene eletti secondo l’ordine della posizione nella lista in proporzione ai voti ottenuti dalla lista, è anche chiaro che l’elettore sa per chi vota.
Resta il fatto che non essendo stati i partiti in grado di cambiare la legge, ebbene, il vuoto politico è stato riempito dalla magistratura, in questo caso dalla Corte Costituzionale. La quale avrà anche le sue ragioni giuridiche, ma è un fatto che è intervenuta ben nove anni dopo l’approvazione della legge, dopo che ci sono state tre elezioni politiche e due elezioni per il presidente della Repubblica. Si obietta che la Corte Costituzionale può intervenire solo dietro ricorso, ma siccome anche i giudici sono anche elettori, sapevano bene cosa facevano e nulla impediva di far sollevare il problema se la legge era davvero così incostituzionale come si sentenzia. Ma c’è di più. Anche la legge approvata nel 1993 e conosciuta come Mattarellum era, sulla base della sentenza della Consulta, incostituzionale, in quanto il 25% degli eleggibili con sistema proporzionale avveniva su liste bloccate.
Ma passiamo al fatto politico e notiamo che il Mattarellum è rimasto in vigore per due elezioni e il Porcellum per tre e nessuno ha vinto due volte di seguito: più equilibrio di così si muore. Quanto alla ingovernabilità, nessun sistema è perfetto, può capitare dappertutto, anche in Germania è la seconda volta che capita, basta porvi rimedio con le larghe intese, appunto, che altrove funzionano e da noi no, o con nuove elezioni. Ma.non sono solo i partiti o i magistrati a rendere complicate le cose semplici, c’è anche il popolo sovrano, che nel giugno del 2006 ha detto sì a un referendum che abrogò una riforma istituzionale che non solo aveva diminuito i parlamentari, ma aveva anche eliminato il doppione Camera-Senato. Oggi si chiede ciò che già si aveva.
Diciamoci la verità, l’attuale legge elettorale non è stata mai modificata perché stava bene al Pdl di Berlusconi, signore del centrodestra; stava bene al Pd, anche se nessuno lo diceva apertamente, sia perché all’interno della sinistra il Pd faceva quello che Berlusconi faceva a destra, sia perché comunque questa legge garantiva e garantisce il bipolarismo e la volontà popolare; stava bene anche a Grillo, che non ne faceva mistero. Ricordiamo che fino al 1993 le preferenze c’erano e furono abolite perché erano fonte di combine e di corruzione. Per uscire dal caos basterebbe stabilire una soglia minima per aver diritto al premio di maggioranza, istituire una sola preferenza e dare composizione e compiti diversi al Senato.
Conclusione: non funziona quasi nulla, ma la causa è da ricercare non nei sistemi, ma nella mentalità degli italiani.