Mentre Di Maio chiede a gran voce che venga sotterrata l’ascia di guerra e apra ad un governo M5s, il Pd rischia spaccatura
“Di fronte alle novità politica dell’intervista di Di Maio serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi. Fermiamoci e ricominciamo” afferma Dario Franceschini che si mostra propenso ad una maggiore riflessione sulle proposte politiche del leader pentastellato.
Da alcuni giorni, infatti, nella ricerca affannosa di coalizioni e di formazione del Governo, anche Di Maio sembra usare termini più addolciti nei confronti degli avversari politici nei quali vorrebbe individuare dei possibili alleati per “il bene del Paese”.
Così, rivolgendosi al segretario reggente Maurizio Martina, Di Maio cambia i toni e lo descrive come una persona “con cui si può parlare e spero che il Pd si sieda al tavolo. Sediamo intorno a un tavolo per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro”. “Io – ha precisato – non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd, e che anche il Pd non ci ha risparmiato” ma “credo che ora il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra”. Anche se le parole del leader grillino riescono a fare breccia su alcuni del gruppo, non convincono tutti come, ad esempio, lo stesso Martina per il quale “dal punto di vista dell’autocritica sui toni c’è un passo in avanti apprezzabile” però “le ambiguità politiche rimangono tutte e per noi sono un fatto”.
Per il segretario reggente la linea da adottare è sempre la stessa: “centrodestra e 5stelle devono dire chiaramente al Paese e alle altre forze politiche in Parlamento cosa intendono fare” mentre “noi restiamo fedeli e coerenti all’impostazione che ci siamo dati dal primo minuto. Faremo l’opposizione”. E l’opposizione è fortemente voluta dai sostenitori del Pd, ancor di più dai renziani che in questo momento si fanno sentire a gran voce sui social dove si scagliano contro chi, come Franceschini, sembra volersi piegare alle lusinghe di Luigi Di Maio per costituire un governo m5s-Pd. Si sprecano i #senzadime – hashtag con i quali i sostenitori del Pd decretano il categorico rifiuto ad alleanze con i grillini. Nello stesso tempo auspicano il ritorno in trincea di Matteo Renzi a cui viene chiesto di ritirare le dimissioni da segretario e rimettersi alla guida del partito.
Ma Renzi fino adesso ha preso parola solo per smentire categoricamente un retroscena che parla di un suo ripensamento sulla linea della contrarietà ai cinque stelle: “Non c’è nessuna svolta”, dice il suo staff. Mentre lo stesso ex segretario, su Facebook, denuncia che “la politica italiana da un mese è ferma al chiacchiericcio, agli accordi, ai retroscena inventati”. Nel frattempo è il segretario reggente Maurizio Martina a chiarire la posizione del Pd dove per far fronte ai nuovi scenari, è richiesto un cambiamento: “Non saremo indifferenti a ciò che dirà Mattarella, ma il nostro compito è prepararci a essere minoranza parlamentare e da lì dare un contributo al Paese”. “Serve un cambio di fase, idee più radicali, siamo stati percepiti come il partito del Palazzo, che difende il benessere di chi già ce l’ha. Il Pd riparta da un progetto forte di comunità”, spiega. Per quanto riguarda invece la proposta di Dario Franceschini di puntare su una legislatura costituente con un governo condiviso da tutti, Martina è netto: “L’onere di trovare una soluzione non spetta a noi”, a chi a vinto, Lega e M5s, “il pallino di trovare una soluzione per il governo” ma “i 5Stelle sono entrati nella dimensione dell’ipertattica”.
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