Quasi la metà dei pensionati in Italia riceve una pensione sotto i 1000 euro al mese
Nel 2012 la spesa complessiva per prestazioni delle pensioni in Italia ammontava a 270,72 miliardi di euro con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, mentre la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,45 punti percentuali. È quanto rileva l’Istat nell’analisi sulla spesa previdenziale. Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71,8% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,0%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l’1,7%. L’importo medio annuo delle pensioni è pari a 11.482 euro, che sarebbero 253 euro in più rispetto al 2011. In calo l’esercito dei pensionati. Nel 2012 erano 16,6 milioni, circa 75 mila in meno rispetto al 2011; in media ognuno di essi percepisce 16.314 euro all’anno, tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione.
Secondo le ultime statistiche diffuse dall’Istat, infatti, il 42% dei pensionati italiani nel 2012 ha percepito un assegno mensile inferiore ai mille euro dall’INPS, il 38.7% riceve tra mille e duemila euro e il 13,2% ritira tra duemila e tremila euro di rendita mensile. Il 4,2% riceve una pensione tra tremila e cinquemila euro e l’1,3%, ovvero circa 200 mila pensionati, ha un reddito di più di cinquemila euro al mese.
Sono 11.683 i pensionati che ricevono un reddito da pensione da 10mila euro e più al mese: quelli che si potrebbero etichettare come i pensionati d’oro e che rappresentano lo 0,1% del totale. Il 67,3% dei pensionati è titolare di una sola pensione, il 24,9% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,3% è titolare di quattro o più pensioni.
Tra i pensionati il 52,9 % sono donne, secondo le statistiche avrebbero un reddito medio di 13’569 euro, il reddito medio degli uomini sarebbe di 19’395 euro, tra i pensionati femminili con un reddito inferiore ai mille euro mensili ci sarebbe il 52 %. Quasi la metà delle pensioni, quindi il 47,8%, viene riscosso dagli italiani pensionati settentrionali, il 31,7% dei pensionati vive nel sud, mentre il 20,5% vive nell’Italia centrale. Nel 2012 626’408 italiani hanno iniziato a ricevere per la prima volta la pensione, nell’anno precedente il numero era di 701’101 italiani, il 26,5% degli italiani pensionati ha meno di 65 anni, la metà dei pensionati ha tra 65 e 79 anni e il 23,5% hanno oltre 80 anni. Le pensioni di molti italiani sono «da fame, andrebbero almeno rivalutate all’inflazione reale». Così il Codacons commenta i dati Istat.
E Susanna Camusso, segretario della Cgil, parlando al congresso della Filt (sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori iscritti alla Cgil) ha detto: “Dobbiamo riaprire una vertenza sulle pensioni, e per farlo abbiamo bisogno di costruire alleanze, la prima con Cisl e Uil e il resto del mondo”. Però, ha sottolineato, “bisogna avere un’idea di cambiamento, perché tornare a come era una volta farebbe piacere a qualcuno, ma scaverebbe un solco con i giovani, con quelli che così una pensione dignitosa non ce l’avranno mai. Dobbiamo garantire ai lavoratori poveri, giovani, atipici, che anche loro concorreranno a un sistema che permetterà loro di avere una pensione dignitosa. Forse così costruiamo qualche alleanza, ma se sceglieremo quella strada al congresso non sarà una passeggiata”. Camusso ha anche sottolineato che “nelle assemblee spesso ci hanno rimproverato che abbiamo fatto troppo poco quando il governo Monti fece la legge sulle pensioni. Su questo dobbiamo fare una riflessione ma era anche difficile in quel clima capire cosa fare. Quella sulle pensioni è oggettivamente una sconfitta”.
Facendo il paragone con la Germania invece, Cesare Damiano, deputato del Pd e presidente della commissione Lavoro della Camera ha affermato in una nota “buone notizie dalla Germania: il Governo sta rivedendo il sistema pensionistico consentendo ai lavoratori ‘di lunga data’ di andare in pensione all’età di 63 anni senza penalizzazioni. Altri miglioramenti, secondo le agenzie d’informazione, sono previsti per chi è ammalato e per le madri. Si prevede una spesa aggiuntiva di circa 200 miliardi nei prossimi 15 anni. Un interessante cambio di rotta che ci auguriamo ispiri anche il nostro Presidente del Consiglio, Matteo Renzi”. E continua “in Italia c’è rischio che esploda una vera e propria ‘questione previdenziale’ se non si risolveranno tempestivamente problemi come quello degli ‘esodati’, delle ricongiunzioni e di ‘quota 96’ degli insegnanti. Sarebbe puro strabismo politico pensare alla staffetta generazionale nel pubblico impiego, con annesso prepensionamento, senza una analoga misura di flessibilità nel settore privato”.
Il senatore Antonio De Poli, vicesegretario nazionale vicario Udc, invece ha dichiarato che “sulle pensioni non arretreremo nemmeno di un centimetro, men che meno alla luce dei dati sconvolgenti diffusi oggi dall’Istat. Il ministro Padoan ha assicurato che non verranno toccate, ma saranno ridiscussi dei dettagli. Ci dica quali. Sul tema è prioritario che il governo apra un tavolo comune”.