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29 March 2024
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Cronaca Svizzera

“Perché NO – Tutte le bugie del Referenzum”

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Uno spettacolo, contro il silenzio delle TV sul referendum costituzionale, di Marco Travaglio con l’attrice Giorgia Salari nei panni della Ministra Maria Elena Boschi

La campagna elettorale per il Referendum sulla controriforma costituzionale del Governo Renzi, è partita da qualche mese, ma in TV e altri organi di stampa si da molto risalto al fronte del Sì. In mancanza di un confronto in TV, Marco Travaglio ha portato in scena le ragioni del No con uno spettacolo in Tour in tutta Italia e in Svizzera (Zurigo e Ginevra). Così, ciascuno può farsi un’idea e saperne di più…

Lo scorso venerdì sera, presso la Casa d’Italia di Zurigo nel Salone dedicato a Luigi Pirandello, gremito di spettatori all’inverosimile, si è tenuto lo spettacolo di Marco Travaglio, giornalista e direttore de Il Fatto Quotidiano, con l’attrice Giorgia Salari che ha portato in scena le ragioni del NO contrapposte a quelle del Sì, per esporre le quali ha utilizzato le frasi testuali della Ministra delle Riforme, Maria Elena dsc_5590Boschi.
La serata, organizzata dal settimanale La Pagina, è stata sponsorizzata dall’Associazione UDIS (Unione di Italiani e Svizzeri in Europa – www.udis.ch) e dal suo Presidente Cav. Giulio Albanese, dal Circolo culturale Sandro Pertini e da Sinistra Italiana – Svizzera. Dopo la presentazione degli ospiti da parte del Direttore editoriale de La Pagina, Manuela Salamone, che ha spiegato le motivazioni della serata e ringraziato gli sponsor, è stato dato ampio spazio allo spettacolo dove Marco Travaglio in prima battuta ha presentato una serie di ragioni e di ragionamenti su quanto sta accadendo in Italia intorno al tema del Referendum del 4 dicembre che vedrà coinvolte per la votazione anche le nostre comunità all’estero tramite il plico elettorale che riceveremo per posta dal Consolato.
Come tanti, ciò che mi ha spinto a partecipare a una serata come questa è stata in primis la curiosità, ma anche un momento concreto per raccogliere ulteriori informazioni su questo importante Referendum Costituzionale, perché, come dice Travaglio stesso, in Italia si fa fatica a chiedere un confronto pubblico per portare le ragioni del NO e far capire ai cittadini anche l’altro verso della medaglia. E così è stato!
Difatti, mettendomi nei panni dei comuni cittadini, o di chi non ha l’opportunità o i mezzi per costruirsi una propria opinione critica e indipendente, ciò che resta è quanto si ascolta e/o si legge attraverso i media. La perfetta interpretazione dell’attrice Giorgia Salari nei panni della Ministra Boschi durante lo spettacolo, fa riflettere su quanto può essere manipolatorio un certo tipo d’interpretazione delle informazioni o una dialettica basata su slogan o frasi fatte o aggettivi semplificatori o senza contraddittori; induce l’ascoltatore (quello che non ha preso l’intero testo di legge per analizzarlo, intendo) a prendere per verità assoluta quanto proposto e ascoltato. Ho provato a immaginare, durante tutta la serata, cosa sarebbe restato nella testa dell’ascoltatore se si fossero ascoltate le frasi testuali della Ministra nel difendere la propria proposta al SÌ corredato da un linguaggio del “molto semplicemente”, “semplifichiamo”, “riduciamo” che va nella direzione del linguaggio riduttivo spesso utilizzato nei Social Media: il linguaggio dell’hashtag (il simbolo ♯ per capirci). dsc_5602
Ecco, se presa in questa modalità, tutto risulta molto credibile: a volersi fidare, se entriamo nella dinamica “sono loro gli esperti”! In realtà, appena si chiedono chiarimenti in merito, quello che fa Travaglio nello spettacolo, si cade in contradditori e, peggio ancora, nelle non risposte. Cioè, quella regola comunicativa che ti porta a girare intorno al problema senza proporre una risposta concreta, dove un “Sì” diventa un “No” e viceversa, dove è più semplice “contorcere” un discorso senza arrivare a conclusioni concrete.
Un esempio: se prendiamo l’Art. 70 della “nuova” Costituzione si passa dalle 9 parole alle 439 parole che non pare vada nella direzione della semplificazione. Emerge, dal confronto, che il bicameralismo non sarà per nulla superato o che per le leggi d’iniziativa popolare, le firme da raccogliere passano da 50 a 150 mila. Sostanzialmente si avrà, inoltre, anche una riduzione della sovranità popolare nell’eleggere i propri rappresentanti in Parlamento e al Senato che avrà 100 senatori ma nominati dai Consigli regionali tra consiglieri e sindaci, protetti da immunità. Anche qui è stata sollevata una riflessione legittima: il sindaco di una città riuscirà ad amministrare il suo comune e fare contemporaneamente il senatore? E se commette reato? Risponde al senato (quindi immunità) o alla Magistratura della Regione di pertinenza?
Gli spunti di riflessione, a fine spettacolo, sono stati davvero tanti. Per molti è stato un momento di discussione per capire di più su quanto sta succedendo in Italia, con gli occhi di chi vive e lavora all’estero ma che ci tiene alla propria Patria d’origine. Rientrando a casa, in una serata fredda e umida tipica di questa stagione tardo autunnale, ho continuato a riflettere su dsc_5581quanto ascoltato. Non dimentichiamoci che nel 1946 è stata un’Assemblea Costituente (rappresentata da tutti i partiti politici) a scrivere la Costituzione italiana con la migliore classe dirigente che il nostro Paese abbia mai avuto. Ho ripreso in mano la Costituzione italiana e, rileggendo l’Art. 1 recita: “L’Italia e una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Appunto, la sovranità appartiene al popolo. Di nuovo una domanda sorge spontanea: il sistema politico dipende dall’assetto costituzionale (evidentemente è pensabile di migliorarla per essere al passo con i tempi) o da una classe politica che non è in grado di prendere seriamente le proprie responsabilità per cambiare e governare il Paese? Anche in questo scontro mediatico, su questioni che riguardano il futuro di un intero Paese, si sente dire da chi governa che se non vincono vanno a casa. Quasi, quasi…

Paolo Vendola
Foto: A. Campanile

 

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