Riportiamo di seguito l’approfondimento sulle reazioni dell’UE dopo l’approviazione dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, introdotto nell’edittoriale di questa settimana
Reazione al problema dei frontalieri
Anche per l’ambasciatore italiano, bisogna ora vedere come si muoverà il governo elvetico. “So che i voti sulle iniziative popolari non hanno un effetto immediato, poiché poi vanno ancora elaborati dal Consiglio federale. Speriamo quindi che vi siano poi delle possibilità di riprendere con la Svizzera dei discorsi di apertura”. A detta di Cosimo Risi, il verdetto popolare di questa domenica non dovrebbe però complicare ulteriormente le relazioni tra la Svizzera e l’Italia, che negli ultimi anni sono state offuscate dalla vertenza fiscale. “Questo voto riguarda soltanto la libera circolazione delle persone e non tocca quindi la trattativa fiscale, che dovrebbe avere un suo andamento specifico. Bisogna comunque dire che, a parte la questione fiscale, i rapporti tra la Svizzera e l’Italia vanno più che bene, come dimostra anche l’accordo sui trasporti ferroviari appena concluso tra Berna e Roma”. Il responsabile della diplomazia italiana in Svizzera non nasconde la sua “preoccupazione” per il risultato emerso nel Canton Ticino. “I sondaggi avevano preannunciato un voto favorevole all’iniziativa nel Canton Ticino. Questo sostegno si è rivelato molto largo. Ciò chiaramente ci fa riflettere, tenendo conto anche del fatto che nel voto espresso dal Canton Ticino vi è anche una reazione al problema dei frontalieri”. Da notare che oltre 60’000 cittadini italiani varcano ogni giorno la frontiera per lavorare in Svizzera, di cui la stragrande maggioranza nel canton Ticino.
Libera circolazione delle persone
Entrato in vigore gradualmente dal 2002, l’accordo sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE figura tra i punti fondamentali del primo pacchetto di trattati bilaterali. Questo accordo garantisce ai cittadini svizzeri e a quelli dell’UE il diritto di lavorare e risiedere in ognuno dei paesi firmatari. Il popolo svizzero si è già espresso tre volte su questioni relative alla libera circolazione delle persone. Nel maggio 2000, gli accordi bilaterali I sono stati approvati da una chiara maggioranza di cittadini. Nel 2005, il popolo elvetico ha accettato di estendere gli accordi ai 10 paesi che hanno aderito nel 2004 all’UE. Nel 2009 è stata accettata anche l’estensione dell’accordo ai due nuovi membri dell’UE, la Romania e la Bulgaria. Prevedibilmente nell’autunno del 2014, il popolo svizzero sarà forse chiamato a decidere sull’estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia. I rapporti tra la Svizzera e l’UE sono regolati da una ventina di accordi bilaterali e da un centinaio di altri trattati.
Visione critica
La decisione del popolo svizzero di porre un freno all’immigrazione di manodopera straniera suscita perplessità e preoccupazione anche in Germania, paese dal quale, assieme al Portogallo, è giunto il maggior numero di lavoratori stranieri negli ultimi anni. “Ci spiace per il fatto che una maggioranza di svizzeri veda in modo critico la libera circolazione delle persone, un bene di cui tutti noi approfittiamo. Speriamo però che le relazioni tra l’UE e la Svizzera continueranno a svilupparsi positivamente anche in futuro e che resteranno sempre molto strette”, dichiara Otto Lampe, ambasciatore tedesco a Berna. “Ci troviamo dinnanzi a importanti trattative sull’accesso della Svizzera al mercato finanziario dell’UE e a quello dell’elettricità, come pure sulle questioni istituzionali. Attualmente non posso però valutare quali ripercussioni potrà avere questo voto sui negoziati tra Berna e Bruxelles.”
Battuta d’arresto
Anche l’ambasciatrice rumena in Svizzera Anca Opris si rammarica per il risultato dello scrutinio. “Il mio paese e la Bulgaria aspettavano per il mese di giugno una decisione da parte del governo svizzero sul prolungamento o meno dei contingenti in vigore per la manodopera proveniente dai nostri due Stati. Ora, dopo questo voto, non vedo come il Consiglio federale possa decidere”. “La Svizzera è una democrazia diretta e rispettiamo quindi la decisione adottata dalla maggioranza del popolo elvetico. L’UE e la Svizzera rimangono dei partner importanti e siamo convinti che una soluzione sarà trovata sulla base di un dialogo costruttivo”. Secondo il ministro degli esteri del Lussemburgo Jean Asselborn, “bisogna rispettare la scelta del popolo svizzero”, ma “l’UE non può “svendere il principio della libera circolazione delle persone. Vi è una correlazione evidente tra la libera circolazione e il mercato interno dell’UE. Questo voto è una battuta d’arresto alle relazioni intrattenute finora tra la Svizzera e l’UE”.
Una catastrofe
Profondamente preoccupata si è detta anche l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), secondo la quale il responso delle urne “minaccia l’accordo sulla libera circolazione delle persone, che dalla sua introduzione ha notevolmente agevolato la vita degli svizzeri residenti nei paesi dell’UE”. Quasi due terzi dei connazionali all’estero risiedono in uno Stato membro dell’Unione. L’OSE teme in particolare che l’UE voglia ora disdire tutto il pacchetto di accordi bilaterali concludi dal 2000 tra Berna e Bruxelles. Ciò potrebbe avere conseguenze negative per gli svizzeri residenti all’interno delle frontiere dell’UE, che potrebbero essere discriminati rispetto ai cittadini dei paesi membri. “È una catastrofe. Dal 1992 è la prima volta che la Svizzera vota no all’UE”, dichiara Jean Russotto, avvocato svizzero residente a Bruxelles, che segue da vicino il dossier europeo. “Questa decisione avrà delle ripercussioni sui negoziati per nuovi accordi settoriali, come quello sull’elettricità. La Svizzera rischia di essere marginalizzata e di diventare uno Stato terzo per l’UE”.