“Ha agito senza rendersi conto di poter uccidere”
La sua vita sembrava un inno alla tenacia e al riscatto grazie allo sport, fino alla notte del 14 febbraio 2013, quando uccise la fidanzata Reeva Steenkamp, 29 anni. Quella sera i vicini sentirono le urla e gli spari: quando la polizia giunse sul posto, trovò la giovane senza vita, riversa sul pavimento del bagno, colpita da quattro proiettili. Pistorius raccontò di aver sentito Reeva urlare: temendo che ci fossero dei ladri in casa, si alzò e si diresse verso il bagno dove vide delle ombre. A quel punto sparò attraverso la porta del bagno, colpendo a morte la fidanzata. Una versione che non ha mai convinto fino in fondo gli inquirenti. I vicini di casa testimoniarono di aver sentito la coppia litigare furiosamente prima degli spari: per l’accusa Pistorius uccise volontariamente Reeva. Lo scorso venerdì Pistorius è stato condannato per omicidio colposo, è il verdetto annunciato dalla giudice Thokozile Masipa. Il processo dell’atleta paralimpico era iniziato il 3 marzo, con l’accusa di omicidio premeditato. Il giudice Masipa ha affermato in tribunale che non ci sono ragioni per non credere alla testimonianza di Pistorius, secondo cui avrebbe sparato attraverso la porta del bagno pensando che dentro ci fosse un intruso e non la ragazza. La giudice ha scartato molte delle testimonianze contro l’atleta, tra cui quella di alcuni vicini che avrebbero sentito le urla di una donna, implicando che Pistorius sapeva che c’era la donna in bagno prima di sparare il quarto e fatale colpo.
Masipa ha poi ammesso che ci sono ancora questioni aperte sull’omicidio, come ad esempio perché l’atleta non avesse chiesto alla Steenkamp, che credeva essere a letto, se anche lei avesse sentito la finestra del bagno aprirsi. Ma immediatamente dopo l’omicidio Pistorius, disperato, aveva detto a molte persone di aver scambiato la donna per un intruso. “È improbabile che lui possa aver architettato tutto questo così velocemente”, ha detto il giudice, deducendo che l’atleta ha agito senza rendersi conto che avrebbe potuto uccidere qualcuno, ma irragionevolmente e negligentemente e usando una “forza eccessiva”. La decisione di assolvere Pistorius dalle accuse di omicidio ha attirato aspre critiche, e secondo altri esperti legali l’omicidio è stato intenzionale, dal momento che l’atleta ha impugnato la sua pistola, ha camminato fino al bagno e ha sparato 4 colpi attraverso la porta.
Campioni dello sport protagonisti di casi di cronaca nera
La vicenda che vede coinvolto il velocista sudafricano Oscar Pistorius, condannato per omicidio colposo per la morte della fidanzata Reeva Steenkamp, non è il primo episodio di violenza che ha per protagonisti degli atleti. Dal mondo del football americano a quello del pugilato, infatti, la storia sembra ripetersi.
Considerato tra i più grandi giocatori di football americano nella storia, O. J. Simpson fu accusato di avere ucciso l’ex moglie, Nicole Brown, e un suo amico, Ronald Goldman. Il processo legato al caso cominciò nel 1995. Assolto penalmente, Simpson fu poi giudicato colpevole nel processo civile e costretto a pagare 33 milioni di dollari alle famiglie delle vittime. Come per Pistorius, anche nel caso di Monzon la tragedia si è consumata la notte di San Valentino, del 1988, quando il pugile litigò con la compagna Alicia Muniz, che rimase uccisa. Secondo il giudice, Monzon strangolò la donna e l’atleta venne condannato a 11 anni di prigione. Morì in un incidente stradale nel 1995 mentre si trovava fuori dal carcere grazie a un permesso per buona condotta. Non per omicidio, ma per stupro fu condannato invece il pugile Mike Tyson. Il caso risale all’inizio degli anni ’90 e Tyson ha scontato poco più di 3 anni di carcere uscendo prima per buona condotta. Nel novembre del 2004 il giocatore di hockey su ghiaccio Mike Danton è stato condannato sette anni e mezzo di carcere perché accusato di avere tentato di assumere un sicario per uccidere il suo agente Mike Frost, perché presumeva che avesse abusato di suo fratello minore. A dicembre del 2012 il giocatore di football americano dei Kansas City Chiefs, Jovan Belcher, si è sparato dopo avere ucciso la sua fidanzata. Secondo la polizia i due avevano avuto un diverbio.
Ultimo caso in ordine di tempo, che ha fatto scalpore negli Usa è stato quello di Ray Rice, running back dei Baltimore Ravens, nella bufera dopo la diffusione del video dell’aggressione ai danni della sua compagna Janay Palmer, divenuta nel frattempo la signora Rice, con due pugni in ascensore a febbraio in un hotel di Atlantic City. I Baltimore Ravens hanno rescisso il contratto di Ray Rice, mentre la National Football League lo ha sospeso a tempo indeterminato, dopo che in un primo momento lo aveva punito con 2 giornate di squalifica e una multa di 500.000 dollari.