Il 10 aprile è la giornata mondiale dell’omeopatia e sempre più persone si affidano ad essa per alleviare malanni e dolori
La prossima settimana si terrà la Giornata internazionale della medicina omeopatica con l’obiettivo principale di sensibilizzare ed educare le persone propense a questo tipo di rimedio. Porte aperte, dunque, a queste cure alternative che, secondo gli ultimi dati, vengono scelti da una persona su cinque in Italia e che pure nella Confederazione presentano cifre in rialzo.
In Svizzera a partire dal 2017 la medicina omeopatica, insieme ad altre discipline mediche come l’agopuntura, è stata equiparata agli altri medicamenti rimborsabili dal Sistema Sanitario Svizzero come valida ed adeguata alternativa, stabilendo anche che tutte le prestazioni mediche della medicina complementare possano essere fatturate soltanto da medici che possiedono un titolo di medico specialista e un perfezionamento in medicina complementare. Una sorta di sdoganamento dei dubbi che l’omeopatia ha sempre sollevato.
Il significato del nome, dal greco homoios ovvero simile, e pathos ovvero malattia è già intuitivo.
La malattia, per l’omeopata, è il risultato di una concatenazione di cause ambientali, chimiche, psichiche e fisiche le quali, in base alla capacità reattiva del paziente e del suo dna sfociano in malanni. La teoria che sta alla base di questa pratica è quella della similitudine, un concetto che era stato già divulgato da Ippocrate e Paracelso e che è stato ripreso dal medico tedesco Hahnemann. Quest’ultimo, nel 1800, dichiarava che “Quelle che noi chiamiamo malattie sono in realtà manifestazioni delle perturbazioni del principio vitale, che tenta di spingere l’organismo alla guarigione”. In sostanza la ricerca delle cause di una malattia sono molteplici e da ricercarsi anche nello stato d’animo del paziente e non implicabili solo ad un batterio o ad un virus come nella medicina tradizionale. In pratica assumere una sostanza in dosi massicce provoca in un individuo sano sintomi patologici mentre se si assume la stessa sostanza in dose ridottissime potrebbe essere curativa. Ed è da questo concetto che nascono le polemiche sulla effettiva efficacia perché non esiste nessuno studio scientifico riconosciuto che dimostri che la terapia superi l’effetto placebo ovvero la convinzione psicologica che la terapia stessa funzioni. In questo caso la guarigione è psicosomatica ovvero è data dal sistema nervoso che induce a produrre ormoni capaci di ridurre il dolore o a modificare la risposta immunitaria. In parole povere la medicina scientifica afferma che l’omeopatia è semplice autosuggestione. Per i pazienti catalogare quindi la medicina alternativa come efficace o meno è soggettivo ma in ogni caso conoscerne i meccanismi può essere utile. Le prescrizioni, per esempio, esistono in tre modalità: unicista, pluralista e complessista.
La prima consiste nella prescrizione di un solo tipo di medicina per un lungo periodo, che è “simile” ovvero che corrisponde più da vicino ai sintomi del malato. La bravura di un omeopata è quella di trovare la similitudine sia della malattia che “dell’unità psicofisica” del paziente: non è la malattia che si cura ma l’uomo malato in sé. La tecnica pluralista è la più utilizzata e prevede due o più rimedi, usati contemporaneamente o alternati secondo una successione prestabilita. La tecnica complessista si basa su più medicinali inclusi nella stessa sostanza da somministrare per un’azione sinergica.
Ad ognuno di voi, noi lasciamo la scelta di giudicarne la reale efficacia.