Il superfranco non risparmia l’economia svizzera che continua a risentirne. Tra le proposte per rimediare alla diffi cile situazione economica il presidente dell’USI, Vogt, suggerisce di aumentare il periodo di lavoro e diminuire il salario dei dipendenti.
Questo è l’anno del “minimo storico” per l’Euro. Non si fa altro che parlare della crisi della moneta unica e non senza ragione. La crisi non solo è tangibile per i Paesi europei che adottano questo sistema monetario, ma si avverte e si ripercuote anche altrove. In Svizzera, per esempio, il fatto che il Franco Svizzero sia così forte rispetto all’Euro è quasi diventato un fattore altamente negativo che mette a rischio l’economia dell’intero Paese. Più volte, infatti, si è sottolineato come una tale situazione sia deleteria per il mercato delle esportazioni e, in particolar modo per le piccole e medie imprese che vedono sensibilmente diminuite le richieste di export dei loro prodotti. Per contrastare questa diffi cile situazione che si sta delineando a causa del “superfranco” è stata avanzata una proposta singolare e sicuramente non felicissima per i lavoratori: allungare l’orario di lavoro! La proposta viene direttamente dal presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori (USI) Valentin Vogt, nuovo presidente dopo Rudolf Stämpfl i, che considera questa misura la più adatta, se non l’unica, per aiutare le imprese che risentono della situazione. Alle imprese che si trovano in diffi coltà, consiglia di prolungare la durata del periodo di lavoro, ma non solo. I lavoratori dovrebbero, inoltre, rinunciare a parte del proprio salario, “per i dipendenti è preferibile lavorare di più per un po’ di tempo piuttosto che perdere il posto di lavoro“ sostiene Vogt che invece si considera contrario all’idea di legare i salari all’Euro. Non vuole poi chiedere l’intervento dello stato o della Banca nazionale svizzera. Ritiene, infatti, che l’industria sia fondamentalmente abbastanza solida per superare il cambiamento. Nel formulare questa proposta, il nuovo presidente dell’USI non dimentica di citare una delle maggiori fonti di lavoro di cui gode la Svizzera, ovvero l’immigrazione, ritenendo che la libera circolazione delle persone sia un elemento chiave del successo della Svizzera e che, per questo, debba essere conservata. Per questo motivo giudica «totalmente inutile» l’iniziativa popolare dell’UDC per limitare l’immigrazione. «È la penuria di specialisti che ci costringe» a reclutare all’estero, rileva. Vogt consentirebbe il reclutamento all’estero solo a certe condizioni. «Si potrebbe esigere che le imprese ottengano dei contingenti di Stati terzi, solo se formano apprendisti».