Ogni anno in Svizzera nascono 40 bambini per i quali non si può dire con certezza se siano femmine o maschi. Per altri invece questa ambiguità insorge solo durante il successivo sviluppo sessuale.
Dal punto di vista medico possono esserci situazioni molto diverse tra loro: in alcune occorre agire rapidamente poiché il rischio di morte è imminente, in altre invece non vi è alcuna necessità d’intervenire medicalmente. Questo è quanto è stato pubblicato dalla Commissione nazionale d’etica in materia di medicina umana, la CNE, nel contesto di un parere rivolto al Consiglio federale sull’atteggiamento nei confronti delle persone con caratteristiche sessuali ambigue.
In passato, molti bambini con caratteristiche sessuali ambigue sono stati operati subito dopo la nascita, anche se non vi era alcuna necessità medica di farlo, allo scopo di attribuire loro il sesso. In molti casi questi interventi hanno arrecato danni notevoli e una grande sofferenza ai diretti interessati.
Senza dimenticare che a volte venivano eseguite senza il consenso dei genitori o a loro insaputa, si legge nel comunicato e nell’ottica attuale, queste operazioni evitabili ed effettuate precocemente violano il diritto all’incolumità.
Qualora sia possibile, prima di eseguire trattamenti irreversibili si deve attendere che il bambino sia sufficientemente maturo per decidere da solo la propria identità sessuale.
Le raccomandazioni della CNE includono, ad esempio, semplificare la modifica dell’iscrizione del sesso nei registri dello stato civile o la rinuncia ad espressioni discriminatorie in leggi e ordinanze. Inoltre il Consiglio federale condivide la valutazione della CNE secondo cui la società ha l’importante compito di trattare senza pregiudizi né discriminazioni le persone con caratteri sessuali ambigui.
In futuro, oltre alla parità uomo-donna, dovrà essere dedicata maggiore attenzione anche a questo tema nel quadro dell’attività legislativa. Determinante è anche il ruolo dell’opinione pubblica, cui si chiede una spiccata sensibilità su questo problema, e della medicina, nel suo sforzo di porre in primo piano il diritto all’autodeterminazione e il rispetto dell’integrità psicofisica dei diretti interessati nella loro assistenza e nelle cure.
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