Eccoci nell’ultimo giorno di luglio che indica quella fine di un mese attesa da molti, chi con una certa preoccupazione e chi con tanta soddisfazione: da domani ben 169mila famiglie non riceveranno più il reddito di cittadinanza. Si entra in quel periodo transitorio detto di “sospensione” nel quale ci si avvia, un mese dopo l’altro, all’eliminazione totale del sussidio di stampo grillino.
Quasi 5 anni dopo quella scena tragicomica dove dal balcone su piazza Colonna Luigi Di Maio e i suoi – illuminati da una luce diabolica che lasciava presagire il peggio – avevano dichiarato “abbiamo abolito la povertà”, che consisteva nell’aver regalato al popolo italiano il Reddito di Cittadinanza, oggi quello stesso reddito vive il suo ultimo giorno.
Il RDC si è rivelato un vero e proprio fallimento, perché la povera gente è rimasta tale, sì ha ricevuto una piccola somma di denaro ma non ha ricevuto alcun aiuto concreto (e promesso) a entrare nel mondo del lavoro. L’unico aumento che c’è stato è quello dei lavoratori in nero e dei percettori di reddito. “Strano” ma vero.
A questo punto hanno ragione tutti quei simpatici commentatori che hanno ridicolizzato e schernito la scena epocale dell’allora vicepremier pentastello che dal famoso balcone di Palazzo Chigi annunciava l’abolizione della povertà, ovviamente la sua.
Ma gli italiani che poveri erano, poveri sono rimasti. Anzi peggio, poveri e svogliati, perché tanto qualche spicciolo arriva col RDC e la ricerca del lavoro diventa ancora più “rilassata”, se non addirittura “pretenziosa”, hanno affermato alcuni.
Poi arriva all’improvviso il 31 luglio 2023 – oggi – e ci si sveglia da quel torpore: il RDC è stato abolito, ma non come “la povertà” di Di Maio, questa volta è vero!
Dal 1° di agosto 2023 molti nuclei familiari non saranno più considerati percettori del contributo economico RDC. Ne fanno parte quelli con un componente “occupabile” per i quali, però, lo stato ha stabilito dei “progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro”, ovvero ce n’è per tutti, ma dove?
L’Inps si è preoccupato di avvisare tutti i percettori di RDC che il sussidio cesserà per quella categoria di persone che potrebbero essere idonei al lavoro e ha rasserenato tutti affermando che non saranno certamente abbandonati a se stessi, ma saranno supportati attraverso “Un percorso per ognuno, una prospettiva per tutti”. Così si chiama la campagna di comunicazione avviata da Inps dove sono illustrate le nuove misure destate a contrastare la povertà, la fragilità e l’esclusione sociale superando una volta per tutte il Reddito di cittadinanza.
Ci avviamo ad una nuova era, quella “post RDC” così come ce lo hanno presentato i pentastellati, il sussidio che doveva abolire la povertà, con promesse mai mantenute (ma la politica è così), con difficoltà mai risolte, anzi forse aumentate. Nell’era post Reddito la povertà non si abolisce ma in maniera più moderata si “contrasta”, ci troviamo di fronte a nuove promesse e a corsi di riqualificazione e formazione di cui si parla tanto (come prima), ma partiranno mai? Attendiamo fiduciosi.
Intanto domani è già il fatidico il 1° di agosto, piena estate, in Svizzera si festeggia, in Italia chissà…
Redazione La Pagina