Mantenere e coltivare le tradizioni fa bene al corpo e allo spirito
Domenica 10 febbraio si è tenuto il tradizionale pranzo: polenta, baccalà e formaggio, organizzato annualmente dall’associazione “Trevisani nel mondo” di Zurigo. Per chi non è amante del baccalà c’era il piatto di riserva: polenta, spezzatino e formaggio. Anche la sede di questa manifestazione è diventata una tradizione, il Centro parrocchiale di Zollikon. Zona tranquilla. IL salone e la cucina, completamente rinnovati di recente, offrono una logistica perfetta per questo tipo di manifestazione.
Un doveroso ringraziamento va al Presidente della “Trevisani”, in questo caso anche con funzione di cuoco e specialista del baccalà, Pietro Frassetto, al direttivo: Sergio, Lucio, Gianfranco e Luciano, alle aiutanti: Silvana, Eugenia, Carla e Ida. L’evento ha avuto pieno successo, non un posto vuoto nella sala. Più che una festa trevisana si è trattato di una festa italiana, erano presenti persone di diverse regioni d’Italia, non solo amanti della gastronomia veneta, ma anche amici e conoscenti che amano incontrarsi per dialogare e per raccontarsi. Una prerogativa che hanno gli italiani all’estero è quella di avere la possibilità di conoscere meglio le varie Regioni d’Italia, tradizioni, cucina, usi e costumi. In un non lontano passato, il baccalà era considerato un mangiare dei poveri, ora è diventato una specialità.
Presenti anche un gruppo di giovani con le compagne, anche questo è stato un bel segnale. Durante una pausa dell’intrattenimento musicale di “Gigi”, si è anche avuto modo di dare delle informazioni utili sui servizi consolari.
Il termine “baccalà”, in realtà si tratta dello stoccafisso (merluzzo essiccato) è stato usato perché si adatta meglio alla lingua veneta. Lo stoccafisso sarebbe stato introdotto nel Triveneto dai veneziani che erano grandi navigatori e portavano in patria ogni novità. La più diffusa versione dei fatti sostiene che nel 1432 la spedizione agli ordini del capitano veneziano Pietro Querini naufragò in Norvegia sull’isola di Röst. Rientrando a casa, il Querini portò lo stoccafisso, che nel Triveneto è tuttora chiamato baccalà nel resto d’Italia viene chiamato baccalà il merluzzo sotto sale e stoccafisso quello secco. I veneziani videro nello stoccafisso un’allettante alternativa al pesce fresco, costoso e facilmente deperibile. Nacque allora la tradizione di consumare questo piatto secondo varie ricette, tra le quali il “baccalà alla vicentina”. Pietro Frassetto lo ha presentato in tre variazioni diverse.
Per il direttivo L.A.