Parliamo un po’ di una tradizione italiana… il presepe. Parliamo un po’ di storia, senza pretendere di addentrarci troppo. La famosa rappresentazione della scena della nascita di Gesù pare che debba attribuirsi a San Francesco d’Assisi, che ne fece uno nel lontano 1223. La sua, però, era una rappresentazione vivente, fatta in una grotta, utilizzando una greppia riempita di
paglia, un asinello e un bue. Alcuni anni dopo, nel 1283, fu Arnolfo di Cambio, celebre scultore e architetto, che scolpì un presepe con otto statuette in marmo, rappresentanti i personaggi della Natività e i re Magi, che può essere ammirato ancora oggi nella bellissima Basilica romana di Santa Maria Maggiore. Quindi, se una cosa è sicura, per un presepe tradizionale che si rispetti, non devono mancare le figure principali: il piccolo bimbo venuto alla luce, Gesù, la mamma Maria e il papà Giuseppe, il bue e l’asinello che avevano la funzione di riscaldare il piccolo e i Re Magi che fanno visita al nascituro portando dei doni, mentre non è chiaro se il Bambinello sia nato in una stalla-mangiatoia, o in una grotta. La spiegazione è molto semplice, perché, a quanto pare, nella Palestina dei tempi di Gesù, le stalle erano costruzioni precarie di legno appoggiate a delle grotte naturali, così che dire “grotta” o “stalla” era praticamente la stessa cosa.
Poi i presepi si sono arricchiti sempre più di scene e di personaggi: pastori, contadini, allevatori, fornai, venditori, passanti curiosi, meravigliati e dormienti, insieme ad animali di tutti i tipi: pensiamo al valore folkloristico del presepe napoletano che è un vero e proprio culto. I campani introdussero un nuovo ambiente, collocando la scena all’interno di ruderi e di rovine di edifici della classicità greco-classica con chiaro intento simbolico: il rudere classico, infatti, rappresenta il vecchio mondo cadente che crolla per lasciare il posto al “nuovo mondo” rappresentato da Cristo. Poi però, in tempi attuali, spunta un presepe allestito in Piazza Zapelloni a Castenaso, nel Bolognese, in cui il sindaco Stefano Sermenghi ha voluto collocare il Bambinello e la Madonna all’interno di un gommone. La cosa però non è andata giù a Monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna, per il quale “Va bene il presepe, ma non si tocchi la mangiatoia!”. Ma insomma, al bando il simbolismo di un presepe che vede la rappresentazione scenica di una famiglia in fuga e dove il gommone potrebbe essere il mezzo che permette loro di lasciare il vecchio mondo che crolla per arrivare alla salvezza del ‘nuovo mondo’, Gesù deve nascere in una mangiatoia e basta. Perché in Italia, forse, il simbolismo della parola “mangiatoia” fa più gola, chi lo sa. “Il presepe in piazza lo allestiamo da quindici anni – ha commentato Sermenghi – e stavolta abbiamo voluto mettere in evidenza il problema legato all’accoglienza dei migranti”. Una bellissima iniziativa, soprattutto in tempi in cui l’esistenza stessa del presepe è minacciata da assurde ideologie di rispetto nei confronti degli altri. Ma molti di questi ‘altri’, i più fortunati, sono proprio arrivati su un gommone… Buone Feste a TUTTI!