Il Consiglio federale ravvisa la necessità di legiferare
Il diritto svizzero in vigore non consente ai privati indigenti o fortemente indebitati di sanare in modo
duraturo le proprie finanze. I creditori, dal canto loro, dispongono di possibilità ridotte di rivalersi sulle future entrate dei debitori. Ecco perché in un rapporto il Consiglio federale giunge alla conclusione che occorre legiferare in materia di esecuzione e fallimento.
Il rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato Hêche “Diritto svizzero in materia di risanamento. Integrare i privati nella riflessione” constata che sono molti i privati indigenti o fortemente indebitati che non hanno alcuna prospettiva reale di condurre una vita senza debiti. Secondo le constatazioni risulta scarsa la motivazione di conseguire un reddito, poiché non eccederebbe il minimo esistenziale concesso nel diritto esecutivo. Senza contare che questa condizione di stallo ostacola l’imprenditoria e grava sull’ente pubblico. I creditori, dal canto loro, oggi non hanno che scarse possibilità di rivalersi sulle future entrate dei debitori.
Sdebito per privati
A differenza della Svizzera, la maggior parte dei Paesi europei e anche gli Stati Uniti contemplano il condono dei debiti per privati. Tale procedura non è contestata nella sostanza, ed anche in Svizzera vi è quindi chi chiede l’introduzione dello sdebito per privati. Il rapporto presenta vari modelli elaborati dalla ricerca e attuabili in Svizzera. Il Consiglio federale predilige la combinazione di due strumenti diversi: da un lato ritiene promettente la possibilità di conferire carattere vincolante ai concordati privati, il che permetterebbe ai debitori risanabili che conseguono un reddito regolare di risollevarsi con maggiore facilità. Per gli indebitati con un reddito modesto o senza reddito, la soluzione migliore – sulla scorta di quanto accade all’estero – sembra invece essere una procedura di recupero a norma di legge, opportunamente controllata e seguita dal condono del debito residuo.
Condono dei debiti a vantaggio dell’ente pubblico
Il Consiglio federale ritiene che introdurre questo tipo di procedura sgraverebbe molto i debitori senza pesare troppo sugli interessi dell’ente pubblico e degli altri creditori. Attualmente, nella procedura di fallimento privato, i creditori rischiano di perdere la totalità dei crediti concessi. I certificati di carenza beni rilasciati in tale sede risultano spesso inservibili all’atto pratico. Se invece il condono offre ai debitori una seconda opportunità di condurre una vita senza debiti, motivandoli a conseguire un reddito e a fare a meno dei sussidi statali, allora ne beneficeranno anche l’ente pubblico e tutti gli altri creditori.