Due iniziative sulle derrate alimentari puntano alla sovranità alimentare in Svizzera e a prodotti equi con standard severi in protezione dell’ecologia e di leali condizioni di lavoro
La sovranità alimentare della Svizzera, cioè decidere per sé stessa la politica alimentare e agricola, è l’obiettivo dell’iniziativa “Per la sovranità alimentare. L’agricoltura riguarda tutti noi”, che è stata lanciata dal sindacato Uniterre e da L’autre syndicat. La proposta in votazione il 23 settembre è una svolta radicale nella politica agricola e chiede che la Confederazione incentivi il proprio sostegno ai contadini finché in Svizzera siano prodotte più derrate alimentari. Gli obiettivi del lunghissimo testo della iniziativa sono il rafforzamento della agricoltura svizzera con la promozione di piccole fattorie locali a conduzione familiare, poiché con la chiusura di molte fattorie negli ultimi 20 anni sono diminuiti i posti di lavoro. L‘agricoltura deve essere sostenibile e diversificata e l’iniziativa vuole rafforzare la posizione dei contadini nei confronti dei grandi magazzini che hanno molto influsso sul mercato. L’ingegneria genetica (Ogm), oggi consentita solo a scopo di ricerca con una moratoria fino al 2021, sarà definitivamente proibita. I compiti della Confederazione in caso di accettazione saranno: fare in modo che gli impiegati nel settore agricolo aumentino e le condizioni di lavoro siano uniformi a livello nazionale, con stessi stipendi o lo stesso numero di giorni di vacanza. Per i prodotti importati devono valere gli stessi regolamenti per i prodotti svizzeri in ambito ecologico e sociale. Per raggiungere questo obiettivo la Confederazione può aumentare i dazi su alcuni prodotti esteri importati o vietarne l’importazione. Inoltre, i prezzi nell’agricoltura dovranno essere equi e la Confederazione dovrà garantire l’informazione e la sensibilizzazione sulle condizioni di produzione delle derrate alimentari sia indigene sia importate.
L’oggetto è stato respinto da governo e parlamento. L’iniziativa mette a repentaglio i progressi della politica agricola e la riporta agli anni Novanta. Un intervento statale sulle strutture e sul mercato porterebbe spese alla Confederazione, a un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e incoraggerebbe il turismo dello shopping. Alcuni punti del testo (importazione) sono in contrasto con gli accordi internazionali e danneggerebbero la Svizzera nel commercio internazionale. Infine, i consumatori svizzeri sono maggiorenni per decidere liberamente quali prodotti agricoli comprare. Nonostante la schiacciante bocciatura di governo e parlamento, nel primo sondaggio di gfs.bern l’oggetto ha riscosso un inaspettato consenso con il 75% di sì. Un simile verdetto (78%) riguarda l’altro oggetto in votazione sulle derrate alimentari, l’iniziativa per alimenti equi, lanciata dal Partito ecologista svizzero (PES, Verdi) e respinta da governo e camere federali.
L’iniziativa vuole adattare le regolamentazioni per la produzione degli alimentari, che la Svizzera produce al suo interno con circa il 50% degli alimenti che consuma. Gli standard ecologici e sociali delle derrate alimentari devono essere più severi, per i promotori, dopo i ripetuti scandali alimentari che hanno scosso l’Europa negli ultimi anni. Un sì alle urne imporrebbe alla Confederazione di promuovere gli alimenti di buona qualità, nel rispetto dell’ambiente e degli animali in modo equo. Le diverse misure per ottenere tali obiettivi prevedono ad esempio un obbligo di dichiarazione più esatto, un adattamento delle regole doganali e i produttori di alimentari devono fissare obiettivi sociali ed ecologici. Anche per i prodotti esteri venduti in Svizzera, le regolamentazioni saranno severe e varranno quelle in atto per i prodotti svizzeri soprattutto per uova o carne. Inoltre, gli impatti ambientali negativi del trasporto e dello stoccaggio dei prodotti alimentari dovranno essere ridotti. I contrari all’iniziativa, governo e camere federali, argomentano che già oggi sono in vigore regolamentazioni severe per la produzione degli alimentari che esigono una cultura sostenibile ed ecologica. L’attuazione dell’iniziativa potrebbe creare conflitti con gli accordi internazionali, che obbligano la Svizzera a considerare la sostenibilità in ambito di relazioni commerciali internazionali. Un nuovo sistema di controllo per verificare le condizioni di produzione sarebbe costoso e rincarerebbe i prezzi già elevati in Svizzera. Il governo preferisce la trasparenza verso i consumatori piuttosto che i divieti.
Gaetano Scopelliti