Non si conosce ancora una connessione tra l’impianto e i tumori ma il rischio verrà monitorato maggiormente in uno studio internazionale
L’associazione svizzera di chirurgia plastica ha segnalato ultimamente cinque casi di cancro insorto dopo l’impianto di protesi mammarie mentre l’autorità di regolamentazione Swissmedic è a conoscenza di quattro donne ammalatesi dopo l’intervento.
La mastoplastica additiva rappresenta una possibilità per ridimensionare il seno rendendolo piu’ armonico e proporzionato per tutte quelle donne che risentono, soprattutto a livello psicologico, di influenze proveniente dall’esterno che impongono un modello fisico femminile spesso inarrivabile. La predisposizione e la dimensione del seno sono genetiche e la chirurgia estetica è sempre stata considerata una soluzione valida per diminuire il disagio di non possedere un seno florido. Purtroppo sempre più giovani, soprattutto minorenni, vogliono un seno nuovo: a Zurigo il record è di 14 anni. Quasi un’ossessione che deve differenziarsi da chi necessita davvero di un intervento: le protesi, infatti, vengono inserite anche nei casi di ricostruzione o rimodellamento conservativo del seno dopo interventi chirurgici legate al cancro alla mammella per evitare il senso di “mutilazione” che purtroppo molte donne percepiscono dopo la malattia.
Fino ad ora sono sempre state ritenute sicure le protesi costituite da un involucro di silicone contenti gel coesivo di silicone oppure soluzione fisiologica di acqua salina. Solo ultimamente le autorità sanitarie hanno diffuso la notizia che, a livello mondiale, si sono verificati 660 casi di tumore attribuibile alla mastoplastica additiva ma non si specifica se la causa scatenante è un rilascio di silicone o ad altre variabili. Tutte le donne che hanno protesi mammarie devono comunque effettuare regolarmente un controllo annuale con ecografia per assicurarsi che non ci siano rotture delle PIP (Poly Impants Prosthéses).
Dai dati diffusi si stima che ogni anno sono circa un milione e mezzo le donne che effettuano una mastoplastica additiva ma, visti i casi in aumento di tumori al seno – anche se non in percentuali importanti- lo studio sulle cause scatenanti il cancro verrà incentivato. Alla stampa la ricercatrice di Swissmedic Ulrike Meyer, ha dichiarato che: “sussistono molti elementi che fanno pensare come le portatrici di impianti al seno mammarie siano di fronte a un rischio accresciuto di cancro, ma non ne conosciamo ancora la connessione esatta”.
A priori si discute dell’eventualità di limitare gli interventi al seno per arginare un problema che potrebbe in futuro, con percentuali sempre più alte di donne operate, aumentare drasticamente.
Per questo Bruxelles ha istituito un team di lavoro internazionale che deve monitorare e indagare sui casi di malattia capitati dopo interventi chirurgici di mastoplastica. Il ruolo della Svizzera sarà quello di presenziare il gruppo come osservatore degli studi effettuati in tutta Europa cercando di prevenire, in questo modo, la malattia.