Le dimissioni “incoraggiate” del ministro Guidi sono le ultime di una lunga scia di decapitazioni di ministri dell’attuale governo. È giusto fare alcune riflessioni e porsi alcuni interrogativi. Sarebbe errato disquisire solo sul piano tecnico, sulla utilità di un emendamento presentato dal governo (il progetto Tempa Rossa), sui risvolti penali e sulle eventuali responsabilità di un consistente gruppo di interessi.
La storia si lega a una impostazione politica complessiva di un leader di partito e di governo che si intesta solo meriti. Tutto quello che avviene intorno a lui è ininfluente. Si considera una variabile indipendente e di rappresentare solo bene e perfezione. La questione morale è un problema degli altri e se sono gli amici della cerchia sono innocenti per principio. Quando il “conduttore” è bravo non esistono problemi! Un nuovo imperativo categorico. Gli altri non contano. E il mondo si fa sempre più piccolo fino ad identificarsi con il guidatore che purifica ogni cosa.
Siamo all’esposizione delle scelte di riforma costituzionali, della legge elettorale, del progetto del partito unico. Una suggestione autoritaria della gestione. Una ultima considerazione. Domenica 17 aprile si voterà per il referendum sulle trivelle. Il corpo elettorale è abbastanza confuso e impreparato. Il governo avrebbe dovuto chiarire quali solo le linee aggiornate della politica energetica del nostro Paese. Nulla di tutto questo: il Pd e il governo invitano i cittadini a disertare le urne.
Non c’è un chiarimento, un approfondimento della questione che vede contrapposti sostenitori dei Si e quelli del No. Nessuna risposta alle preoccupazioni avanzate sul mantenimento delle trivelle da presidenti di regione, vescovi e cittadini. Può darsi che alcune riserve siano ingiustificate. Ma non si è detto nulla da parte del governo che ha assunto una posizione neutra. Grave tutto questo. A pensarci non tanto neutra se Renzi e Boschi difendono l’emendamento Guidi (non si comprende allora perché si è dimessa) che prevede un programma di trivellazione a Potenza.
Allora il governo sostanzialmente è d’accordo per dire no al quesito referendario. Confusione, tracotanza, loquacità senza controllo rischiano di sfinire una comunità che perde fiducia dopo aver tanto sperato nel nuovo che si è materializzato solo nelle parole. Ma le parole se li porta il vento o vengano risucchiate negli abissi degli oceani.
Mario Tassone
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