Secondo una psicologa è possibile impiantare dei ricordi nei nostri cervelli
Qual è il primo ricordo in assoluto che avete della vostra vita? Un’analisi della City University di Londra con 6641 partecipanti ha rivelato che di questi quasi il 40% ha nominato dei ricordi dei primi due anni della vita. Un risultato sorprendente secondo Martin Conway, uno degli autori dello studio. Lui dichiara che questi ricordi possono risultare dai racconti di genitori o altri parenti nominando l’esempio della “mamma che aveva un passeggino verde”, i ricercatori parlano di “ricordi fittivi”, quindi “con l’immaginazione di questo passeggino, con il tempo questi frammenti diventano un ricordo e la persona inizia addirittura ad aggiungerne dei dettagli”. Succede infatti che “si interna quel che magari si sente dai genitori – spiega uno psicologo tedesco dell’Università di Bielefeld e continua – Più tardi così non si riesce più a distinguere quel che è accaduto realmente da quello che si crede per aver sentito”.
Ricordo “impiantato”
La parola hacker in tanti richiamerà subito le immagini di un computer, di internet, magari di privacy e così via, e se fosse possibile “hackerare”, ovvero manipolare il cervello umano? Questa domanda è la base di uno studio della tedesca canadese Julia Shaw, la psicologa che fa le sue ricerche a Londra nel suo libro “The memory illusion”, (in it. La memoria illusa). “Sono una hacker del cervello. Porto le persone a credere a delle cose che non sono mai successe”, sostiene nel suo libro. Per fare ciò la psicologa in un primo momento si informa sui dettagli della propria vita dei partecipanti allo studio confrontandoli poi con alcuni episodi come di uno in particolare che non è mai successo. Concretamente Shaw nello studio condotto in Canada è riuscita a convincere gran parte dei partecipanti di aver commesso un delitto nella propria adolescenza che ha portato a dei conflitti con la polizia. Sono bastate tre sedute per convincere il 70% dei partecipanti che l’episodio inventato dalla psicologa fosse realmente accaduto.
La memoria: un problema per la giustizia?
Che i ricordi si possano manipolare, cambiare, e addirittura impiantare rivela un problema per la giustizia, ovvero la problematica di sentenze errate a causa di testimonianze sbagliate. È per questo che è stato fondato il progetto Innocent Project negli Stati Uniti, si tratta di avvocati e studenti che si occupano pro bono di casi nei quali i condannati sostengono la propria innocenza e vogliono riaprire i casi.
Secondo un bilancio fatto nel 2011, dall’inizio del progetto negli anni ‘90 è stata confermata l’innocenza di 266 persone, in più del 75% dei casi erano state fatte false identificazioni da parte di testimoni oculari, in oltre il 15% dei casi la condanna sbagliata è stata colpa degli informanti e in quasi il 25% dei casi l’indagato ha fatto confessioni non esatte perché stato messo sotto pressione da parte degli enti. Uno degli esempi di sentenze sbagliate è quella di James Calvin Tillman, rilasciato nel 2007 dopo 16 anni e mezzo in prigione innocentemente per stupro.