Il Consiglio degli stati ha approvato valori indicativi per la rappresentanza di donne negli ordini direttivi delle grandi imprese. Nessuna sanzione alle imprese che non raggiungeranno l’obiettivo
Dopo il successo dello sciopero delle donne (mezzo milione di persone) del 14 giugno, la questione della parità di genere della maggiore uguaglianza si fa largo in Parlamento. Il Consiglio degli stati ha discusso sulla revisione del diritto della società anonima (approvata con 29 voti a 9) e ha lanciato un segnale incoraggiante alle donne. La scorsa settimana ha approvato con 27 voti contro 13 il compromesso del Governo per combattere la sotto rappresentazione femminile nell’economia per quel che riguarda i piani dirigenziali delle imprese, fissando delle “quote rosa” e ribaltando la proposta della Commissione preparatoria. La proposta del Governo vuole includere nel codice delle obbligazioni, direttive vincolanti per le ditte quotate in borsa con più di 250 dipendenti, circa 200 – 250 le imprese toccate da questa regolamentazione. Ai piani alti di queste ditte la rappresentanza di donne dovrebbe essere nel Consiglio di amministrazione (Cda) del 30 per cento e del 20 per cento nella direzione generale. Un raggiungimento mancato di tali valori indicativi non comporterà però alcuna sanzione per le imprese, perché si tratta di quote “morbide” e non fisse. Sono valori di riferimento che le aziende sono libere o meno di implementare.
Ma le imprese saranno “costrette” a riportare in una relazione sulle retribuzioni i dati e le informazioni sui motivi per i quali i sessi non sono presenti come previsto e di esporre le misure previste per rimediarvi. Senza fretta comunque. Dall’entrata in vigore della legge ci sarà una scadenza di cinque anni per i Cda e di dieci anni per le direzioni generali. La ministra di giustizia Karin Keller-Sutter ha spiegato che “l’obiettivo del Governo era di sottoporre un compromesso al Parlamento, che rendesse credibile la questione sociopolitica della parità, senza gravare eccessivamente le imprese”. Nessuna politica “radicale”, poiché la promozione delle donne non si incoraggia se imposta e ancorandola nel diritto delle società per azione. La legge è secondo i senatori favorevoli un segnale per una rafforzata presenza delle donne nei piani direttivi ed è una proposta moderata e priva di sanzioni per le imprese. Inoltre, grazie alle lunghe scadenze, le quote sono raggiungibili.
La revisione ha lo scopo di rendere il diritto delle società per azioni più moderno, flessibile e al passo con i tempi. La rappresentanza delle donne nelle sfere alte dirigenziali è un cardine del progetto e la Svizzera in materia di uguaglianza uomo-donna ha ancora molto da fare. Secondo il rapporto di Schillingreport la quota delle donne è aumentata nei Cda al 21 per cento (+2), ma un incremento del 2 per cento annuale non è sufficiente per raggiungere l’ambizioso traguardo del 30 per cento di consigliere entro il 2022. Nelle direzioni generali si registra una ripresa della quota femminile al 9 per cento (+2), ma solo nel 49 per cento delle imprese siedono donne in direzione. Solo due imprese svizzere quotate in borsa adempiono alle quote delle donne. L’assicurazione Zürich con il 46 per cento nel Cda e 36 per cento nella direziona supera entrambi gli ostacoli e Novartis, la multinazionale farmaceutica, con il 31 per cento e il 25 per cento. Le quote rosa e i valori indicativi non garantiscono certo più parità tra i sessi e la misura approvata dal Consiglio degli stati è una goccia nell’oceano. Ma almeno un primo passo verso una presa concreta di coscienza e per un cambiamento di mentalità per motivare donne e uomini a discutere e soprattutto attuare le tante richieste e le riforme formulate il 14 giugno nelle piazze svizzere. L’eguaglianza è da raggiungere in tutti i settori (salari equi, rappresentanza politica, congedo paternità, zero tolleranza per la violenza sessuale, discriminazione nel mondo del lavoro) e non solo nei piani dirigenziali delle imprese. L’obiettivo di raggiungere l’eguaglianza entro il 2030 sarà possibile soltanto se ci sarà un sufficiente impegno per concretizzare le rivendicazioni.
Gaetano Scopelliti