Raphael Gualazzi, poliedrico compositore, cantante e pianista si è esibito domenica scorsa a Zurigo presentando il suo nuovo album “Reality and Fantasy”. Nonostante l’artista di Urbino non fosse ancora molto famoso in Svizzera, il concerto al Kaufleuten si è rilevato un grande successo. Per oltre 90 minuti Gualazzi è riuscito a far divertire un pubblico misto di età e pieno di entusiasmo. Lo abbiamo incontrato in occasione del suo concerto di Zurigo poco prima di salire sul palco del Kaufleuten.
di Bruno Indelicato
Raphael, secondo te c’è spazio in Italia per la musica giovane?
Sono solo all’inizio della mia carriera e non so se sono la persona più indicata per rispondere a questa domanda. Ritengo sia importante, tanto per cominciare, curare molto lo studio dello strumento e della voce, caratteristica fondamentale per potersi esprimere al meglio. Altrettanto importante è l’aspetto comunicativo. Bisogna avere la fortuna di potersi relazionare con dei professionisti del settore, persone che conoscono bene il proprio mestiere e che, alla luce dell’esperienza, possono promuovere e far crescere al meglio il lavoro dell’artista.
Tu hai iniziato il tuo percorso di formazione musicale in maniera classica, con studi classici, e successivamente sei passato al jazz, hai dirottato il tuo interesse su un linguaggio musicale completamente diverso. Come mai hai scelto proprio il jazz come mezzo di espressione?
Ritengo che il jazz, soprattutto nelle sue forme originarie, rappresenti l’assimilazione della cultura europea dentro quello che era il costume e la situazione ritmico-musicale afroamericana. Io sono stato in America e ho visto che ogni luogo, anche quello più umile, ha un pianoforte. Questo rappresenta, se vogliamo, un simbolo culturale, che una tradizione come quella americana, che prima forse non aveva delle radici così profonde come quella europea, acquisiva tramite questo simbolo che era il pianoforte.
Come affronti il processo compositivo? Come nasce l’idea di un brano?
Diciamo che per quanto riguarda alcuni brani mi è successo di stare sveglio anche due, tre giorni senza andare a dormire perché spesso gli stimoli nascevano insieme, si condizionavano e quindi ho scritto un brano del primo album, per dire, che si chiamava “A devil crying” e ho scritto parole, musica, arrangiamento tutto insieme. Poi ci sono altri brani dove può nascere solo un’idea. Spesso succede durante i soundcheck. Il soundcheck è il momento dove il musicista viene a contatto con una nuova realtà, di volta in volta con dei nuovi sapori, nuovi colori, nuovi odori, insomma differenti groove, sensazioni ritmiche.
Il brano che hai portato a Sanremo, “Follia d’amore”, rappresenta un po’ una fusione tra genere melodico italiano e stride piano. Dove hai acquisito questo concetto di trasversalità dei generi musicali?
Io molto umilmente credo che la collaborazione in senso artistico, ma soprattutto fra vari linguaggi, e la fusione di generi musicali possa dare degli stimoli per attendere a esiti qualitativi e soprattutto nel confronto di vari generi. Credo che il jazz, che nasce da contesti tutt’altro che intellettuali, sia la matrice di tutta la musica moderna e il blues ne sia l’anima, quindi tutti i generi che hanno acquisito poi dopo nel tempo, che appartengono alla musica moderna e che, anche se è brutto usare questo termine, hanno raggiunto una commercializzazione maggiore, comunque sono dei generi che sono nati e si sono diramati dalla matrice fondamentale che è appunto il jazz e hanno acquisito una loro bellezza, una loro grandezza.
Cosa signifca per te venire a suonare in Svizzera?
Portare la mia musica all’estero è un grande onore per me. Sono onorato e contentissimo di suonare e cantare a Zurigo che è una città molto importante per la musica internazionale. Non conoscevo la parte della Svizzera tedesca e spero molto di poter tornare.
Quando non compone o suona cosa fa Raphael Gualazzi, quali sono le sue passioni oltre alla musica?
Viaggio, mangio, dormo… E ascolto tanta musica! Tutti i miei tentativi sportivi sono stati abbastanza fallimentari, Mi rompevo sempre qualcosa. Perciò ad un certo punto il mio maestro di pianoforte mi ha detto: scegli! Ed eccomi qui!
1 commento
Salve amici della redazione,
non è mia abitudine fare commenti in generale,ma per il concerto di Raphael Gualazzi mi permetto di fare un`eccezione.
Ho ascoltato una sua intervista su RETE UNO poche settimane fa, con alcuni suoi brani,e mi sono piaciuti subito.
Non sapevo venisse a Zurigo,ma il caso ha voluto che venissi in possesso di un suo biglietto e cosi sono andato al concerto
quella domenica sera e non conoscendolo bene, non mi aspettavo più di tanto.
Gualazzi si è presentato umile, un timido saluto con la mano , si è seduto davanti al pianoforte, ha iniziato ad accarezzare
le tastiere e a cantare. È stato subito magia !!! Una carica di energia,un`esplosione di emozioni dove tutte le note musicali
dal piano alla batteria, dai sassofani alla tromba,dal basso e contrabbasso e altri strumenti, ti entravano dentro, giocando
con il tuo corpo .
Osservando i miei vicini e lontani in sala, ho avuto l`impressione che condividessero anche le mie sesazioni.
Mi ha sorpreso positivamente un bel publico Italiano,ben rappresentato, per quasto tipo di musica.
Sicuramente uno dei concerti più belli ed emozionanti che ho vissuto,propio una ” Reality and Fantasy ” .
Cari saluti
con simpatia,Alberto