Insieme al numero delle liste sono aumentate di quasi il 10% anche le candidature per i 200 seggi del Nazionale
Gli svizzeri in politica sono più attivi perché c’è più competitività, poiché mai così tanti cittadini si sono candidati per le elezioni 2015 al Consiglio nazionale? Almeno il numero di candidature è da primato, raddoppiato rispetto al 1971. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica sulle 433 liste nei 26 cantoni per la Camera bassa gli elettori potranno votare per 3.802 uomini e donne (sono il 34.5%), un aumento di circa il 10% rispetto al 2011. Sarà comunque difficilissimo per i nuovi candidati conquistare un seggio, poiché i 174 consiglieri nazionali uscenti che si ripresentano sono avvantaggiati.
Quali sono dunque i motivi che muovono così tanti candidati a tale dispendio, se alla fina solo il 5% di tutti i candidati ha la possibilità di essere eletto? Il motivo principale è il gioco delle congiunzioni di liste. I partiti più grandi presentano liste minori per raggiungere segmenti più specifici dell’elettorato. Le liste sono spesso composte da giovani, anziani o da persone dei diversi settori professionali. “Alla fine conta ogni voto per conquistare un seggio”, ha spiegato l’aspetto delle liste minori Andreas Ladner, politologo all’Università di Losanna. I partiti allargano così l’orizzonte cercando o rastrellando quei pochi punti che nel sistema proporzionale possono fare la differenza per un seggio.
La crescita ha anche altre ragioni. Nello scenario politico sono nati ulteriori partiti oltre ai quattro tradizionali, come Verdi o il PBD che cercano di profilarsi aumentando la competitività e l’intensità della campagna elettorale. Un sondaggio di gs.bern ha rivelato che la partecipazione alla polita è cresciuta rispetto agli anni 90’ arrivando a un tasso del 50%, +8% rispetto a 25 anni fa. Un altro motivo è l’interesse personale dei candidati. Nonostante le possibilità di essere eletti è quasi nulla, alcuni desiderano fare esperienza politica provando a trarne vantaggi o s’impegnano a sostenere il partito al quale la lista è congiunta. Grazie ai nuovi canali d’informazione, dalle televisioni regionali alle reti sociali, per i candidati secondari crescono le possibilità di mettersi in mostra. Queste candidature possono però costare care, ma i partiti reclamano meno contributi dai candidati in fondo alle liste. Queste spese per la campagna elettorale sono sovente supportati dai candidati di spicco. Per la statistica il PS ha presentato 57 liste, il PLR 53, il PPD e l’UDC 52 davanti ai Verdi con 41.
La campagna elettorale sta entrando nella fase calda e la pubblicità ai candidati su annunci e manifesti aumenta di giorno in giorno. Il finanziamento nella pubblicità per conquistare il consenso degli elettori varia però da partito a partito. La ricerca dell’istituto MediaFocus ha rivelato che nel mese di agosto le spese delle formazioni politiche sono quasi raddoppiate in confronto ai mesi precedenti. La cifra si aggira sui 2.2 milioni di franchi, ma i partiti hanno speso molto di meno in confronto al 2011 con 3.9 milioni. La parte da leone l’ha fatta il PLR al quale l’offensiva pubblicitari è costata 1 milione di franchi. Anche l’UDC ha speso meno rispetto alle ultime elezioni, probabilmente perché punta meno sulla pubblicità classica e considera maggiormente quella digitale, come il canale Youtube. Resta comunque il partito con le spese più cospicue con i 2.5 milioni impiegati finora. Insieme al PLR hanno sborsato l’86% dei costi pubblicitari finora rilevati, mentre PS e PPD hanno speso solo il 5%. Fanalino di coda il PBD con appena 6.000 franchi spesi. Cifre che nella fase finale dovrebbero fortemente cambiare, quando in settembre e ottobre le spese aumenteranno sensibilmente perché i partiti intensificheranno le loro azioni presumibilmente con la pubblicità classica per attirare l’attenzione dell’elettorato.
Gaetano Scopelliti