Leggendo in questa e altre testate numerosi interventi riguardanti il prossimo referendum, che chiederà agli italiani l’approvazione delle modifiche costituzionali proposte dal governo Renzi, ho sentito il desiderio di esprimere le mie idee a sostegno del «SI».
Il primo errore che si deve evitare nel dibattito che ci condurrà alla scelta di dicembre è quello di identificare il referendum con l’operato dell’attuale governo e del suo premier: la Costituzione Italiana è una materia troppo importante e delicata per confonderla con un mero giudizio verso l’esecutivo.
Da trenta e più anni si parla della necessità di una riforma costituzionale, nel frattempo l’Italia si è incartata su se stessa, arrugginita fino quasi a incepparsi, non solo non è stata capace di correre, ma a stento è riuscita a camminare. Coloro che negano questa evidenza sono probabilmente quelli che da questa situazione hanno tratto e continuano con molta probabilità a trarne qualche beneficio. Con un SI diciamo finalmente addio al bicameralismo paritario, all’infinito ping pong per l’approvazione di una legge. La fiducia al Governo sarà votata solo dalla Camera dei Deputati, la quale avrà anche l’ultima parola sui bilanci. Non riesco a vederci una perdita di sovranità per il popolo, che continuerà a eleggere i suoi rappresentanti in parlamento proprio come avviene adesso e in compenso si avranno finalmente tempi certi per l’approvazione di leggi importanti, evitando al penoso ricorso sistematico ai decreti legge.
I governi saranno più stabili, avrà finalmente senso parlare di programmazione e le opposizioni manterrano gli stessi attuali mezzi di controllo. L’Italia sarà più ‘semplice’.
Con un SI sarà maggiormente garantita anche la partecipazione attiva dei cittadini al governo del paese. Si abbassa il quorum per i referendum e si assicurano tempi certi per esaminare le leggi di iniziativa popolare. L’Italia sarà più democratica.
Con un SI si cancellano poltrone e stipendi. Si riducono i parlamentari; i componenti del nuovo Senato saranno espressione del territorio e garantiranno maggior vicinanza fra l’Italia e i poteri centrali. Si ridurrano di concerto gli stipendi dei consiglieri regionali e saranno eliminati i trasferimenti ai gruppi regionali. Verrà abolito il CNEL e le province saranno cancellate dalla Costituzione.
Il «SI» chiarirà e riordinerà le competenze dello stato e degli enti locali. Rientreranno sotto il controllo statale energie, infrastrutture e promozione turistica. L’Italia sarà più sobria.
Vi piace l’Italia di adesso? Il NO la confermerà.
La riforma non sarà la cura per tutti i mali ma sarà l’inizio di un percorso che renderà il nostro stato migliore, senza intaccare i valori fondamentali della nostra repubblica e il voto degli italiani all’estero può rivelarsi determinante.
Noi vogliamo un paese politicamente stabile e quindi più forte, un paese più giusto, competitivo nel panorama internazionale, più coeso e attrattivo per gli investimenti stranieri. Proviamo finalmente a realizzare un passo importante, BASTA UN SI!
Francesco Di Benedetto
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