Bocciata la riforma costituzionale. Renzi si dimetterà dopo l’approvazione della legge di Bilancio in Senato. L’opposizione chiede subito le elezioni. Per il dopo-Renzi due scenari possibili
I cittadini italiani hanno inflitto al premier Matteo Renzi la sconfitta più pesante del suo mandato governativo. Con il 59.1% di NO contro il 40.9% al referendum confermativo, gli aventi diritto al voto hanno bocciato la riforma costituzionale approvata dal governo. Renzi, come annunciato in campagna referendaria, ne trae le conseguenze e dopo 1015 giorni di governo si dimette: “Ho perso io, volevo ridurre il numero delle poltrone: la poltrona che salta è la mia”. Il governo Renzi finisce sotto la valanga di No che ha bocciato la riforma costituzionale che chiedeva il superamento del bicameralismo paritario e la riduzione del numero dei senatori. Nessun rimorso, però, dice Renzi: “Non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi, volevamo vincere non partecipare”. Nel suo discorso da Palazzo Chigi dopo il risultato Renzi è stato chiaro e onesto, assumendosi tutte le responsabilità del fallimento. Ha pagato a caro prezzo l’errore di annodare il referendum al suo futuro politico, convinto di potere fare affidamento sulla sua popolarità e magari di annullare il deficit di legittimazione. Non ha invece percepito a lungo il malcontento di quella parte della società che ha detto No alla disoccupazione giovanile, all’impoverimento ai disagi della precarietà e all’incertezza del futuro.
Il No di molti cittadini è stato soprattutto un No a Renzi. Nei suoi due anni e mezzo di governo per molti il premier non ha mantenuto le promesse e la questione della riforma costituzionale è stata di secondaria importanza. Con le dimissioni di Renzi inizia una fase d’instabilità politica e d’insicurezza in un Paese diviso a metà. La partecipazione al voto è stata alta con un’affluenza alle urne in Italia del 65.5% a conferma che gli italiani e le italiane non sono disaffezionati alla politica e chiedono politiche e proposte credibili per il futuro.
Esultano i partiti che si sono opposti non solo alla riforma costituzionale, ma anche a Renzi. Il Movimento 5 Stelle chiede le elezioni anticipate “il prima possibile” e Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, annuncia che “il M5s è già al lavoro per formare la squadra del futuro governo 5 Stelle”. Beppe Grillo ha definito il No “una vittoria della democrazia” e festeggia le dimissioni di Renzi. Il più grande partito di opposizione, che si descrive indipendente e anti-elitario, si sente pronto per governare, ma a parte una politica di protesta contro tutto, non ha una proposta di programma per governare, ma alcuni sondaggi vedono il M5s al 30%. Il vento soffia anche a favore del populismo di destra della Lega Nord di Matteo Salvini, il primo a presentarsi davanti alle telecamere, a invocare le elezioni e a dichiarare “che non vede l’ora, di essere messo alla prova”. Più cauto il centrodestra che si rimette al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per verificare “se c’è una maggioranza per un governo Pd privo di Renzi”, ha commentato la vittoria Renato Brunetta “per fare una nuova legge elettorale prima di andare alle elezioni”. Ma gli occhi sono puntati su Mattarella che dovrà decidere sul dopo-Renzi. Toccherà al Presidente gestire il passaggio traumatico, orientato a garantire la stabilità al Paese. Il primo passo è stato congelare le dimissioni di Renzi per “la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di Bilancio in Senato”. Nel Consiglio dei Ministri lampo di lunedì, Renzi conferma l’addio dopo l’approvazione: “Lo faccio per senso di responsabilità e per evitare l’esercizio provvisorio”. La manovra dovrebbe essere licenziata mercoledì 7 dicembre dove sarà posta la questione di fiducia. Sul dopo-Renzi ci sono due, dopo che la chiara sconfitta e la fermezza delle sue dimissioni rendono un reincarico di Renzi improbabile. La via che Mattarella seguirà sarà probabilmente un nuovo governo di transizione che tenga fino alle elezioni parlamentari del 2018 e si occupi dei problemi vigenti, come la riforma della legge elettorale. Nel suo colloquio informale al Quirinale con Renzi, il Capo dello Stato ha provato a stemperare il clima di insicurezza e ha avuto parole di incoraggiamento: “L’alta affluenza al voto è la testimonianza di una democrazia solida”. Le istituzioni hanno “impegni e scadenze da rispettare con risposte all’altezza dei problemi del momento” ha poi aggiunto. Candidato alla presidenza nelle preferenze di Mattarella ci sarebbe il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, che darebbe vita a un governo tecnico. L’altra strada per risolvere la crisi è quella che chiedono i leader del fronte del No: lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate in primavera o in estate del 2017. Una strada che Mattarella difficilmente seguirà, poiché la riforma della legge elettorale non è completata. Renzi ha cambiato nel piano delle sue riforme la legge elettorale, denominata Italicum, che considera solo la Camera dei deputati, mentre il Senato sarebbe stato depotenziato, se avesse vinto il Sì.
Gaetano Scopelliti
foto: Ansa