La Svizzera adopererà la direttiva UE sulle armi salvaguardando le tradizioni in materia di tiro sportivo. Una coalizione chiede direttive più severe
La Svizzera aderisce all’accordo di Schengen (dal 12 dicembre 2008) e dovrà adeguare la propria legge sulle armi alla nuova direttiva dell’Unione Europea (UE) che è stata elaborata in un contesto segnato dal terrorismo e prevede controlli più severi sull’acquisto e il possesso di armi. Il progetto di legge presentato dal Consiglio federale è al vaglio delle commissioni di sicurezza politica ed è una soluzione pragmatica. Berna durante i negoziati con Bruxelles ha ottenuto delle deroghe che permettono alla Svizzera di tenere conto della tradizione svizzera in materia di tiro con armi semiautomatiche, sulle quali l’UE vuole inasprire l’accesso, perché sono le armi che hanno avuto un ruolo centrale nei drammi verificatisi in Europa e negli Stati Uniti. Non ci sarà invece nessuna conseguenza per le armi di ordinanza e i cittadini prosciolti dal servizio militare potranno tenere l’arma. La trasposizione della direttiva UE non si applicherà ai cacciatori e ai tiratori sportivi. Quest’ultimi dovranno essere membri di una società di tiro o fornire prova di praticare con regolarità il tiro sportivo. La soluzione del Governo prevede un rafforzamento dell’identificazione, della tracciabilità e dello scambio di informazioni nonché obblighi più specifici per i commercianti di armi.
Ogni anno in Svizzera si registrano circa 200 vittime da arma da fuoco. “Ogni morto è uno di troppo” secondo una coalizione che ha fondato una “piattaforma per una legislazione del futuro sulle armi”. La coalizione è formata dal Partito socialista (PS), dalla Federazione svizzera dei medici psichiatrici e psicoterapeuti (FMPP) e dalle Donne protestanti in Svizzera (EFS) con la partecipazione di un insolito sostenitore: la Federazione svizzera dei funzionari di polizia (FSFP). Essa riconosce la giusta direzione del progetto del Governo, ma vuole un ulteriore inasprimento della legislazione sulle armi. Ad esempio, la disponibilità a limitare le armi semiautomatiche è giusta, ma non sono ancora chiare le relative eccezioni al permesso di possesso. La piattaforma intende presentare subito le modifiche alle Commissioni parlamentari. Il prestito d’armi non potrà essere più permesso a minorenni per il tiro sportivo. Per ottenere un’arma si deve introdurre un’età minima. La custodia dell’arma deve essere migliorata separando fucili, caricatori e munizioni in posti diversi. I tiratori sportivi dovranno essere sottoposti a controlli regolari e non ogni 5-10 anni per dimostrare di praticare regolarmente il tiro sportivo. Le armi semiautomatiche devono essere registrate entro tre anni e i commercianti sono obbligati ad annunciare tutte le transazioni ai cantoni. Su questo punto il Governo ha ragione, secondo il segretario generale della FSFP Max Hofmann, ma non basta e chiede la post-registrazione di tutte le armi e un registro centrale da collegare in rete con l’Europa. Nelle direttive del Governo non è previsto un registro centrale nazionale, mentre tengono un registro i cantoni collegati fra di loro.
Le leggi adottate a quelle europee dal Governo elvetico sono una posizione che non piace alla Società per un diritto liberale sulle armi (Pro Tell) e dalla Federazione svizzera dei tiratori, con il sostegno dell’Unione democratica di centro (UDC), che sono pronte a lanciare il referendum se il dossier non sarà adeguato ai loro concetti. Pro Tell ritiene che la nuova legge sulle armi è “tutto salvo che liberale” e con il pretesto del terrorismo e la prevenzione del suicidio minacciano “la tradizione elvetica che include la libertà degli svizzeri al diritto di possedere un’arma”. Il dibattito è lanciato e la parola passa alle Camere federali.
Gaetano Scopelliti