Dal 2015 il presidente del Consiglio vorrebbe il Tfr in busta paga
“Il Tfr, la liquidazione, sono soldi dei lavoratori, che però vengono dati tutti insieme alla fine. La filosofia sembra essere protettiva: te li metto da parte, per evitare che tu li ‘bruci’ tutti insieme. Uno Stato-mamma, dunque, che sottilmente fa passare il messaggio di non fidarsi dei lavoratori-figli. Io la vedo diversamente: per me un cittadino è maturo e consapevole. E come accade in tutto il mondo non può essere lo Stato a decidere per lui. Ecco perché mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del Tfr andassero subito in busta paga mensilmente”. Lo scrive sulla sua Enews il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Questo – dice ancora il premier – si tradurrebbe in un raddoppio dell’operazione 80 euro, più possibilità d’acquisto, un altro tassello verso il modello Italia: noi infatti abbiamo scelto di non ridurre i salari, come hanno fatto altri Paesi, ma di fare le riforme per creare competitività. Questo dal punto di vista filosofico”. “Dal punto di vista pratico, invece, il problema è evitare di affossare la liquidità delle piccole medie imprese che potrebbero soffrire la necessità di pagare subito la mensilità in più. In realtà, anche alla luce delle misure della Bce, il sistema ha notevoli riserve di liquidità. Per questo, quando martedì presenteremo alle parti sociali la proposta, verificheremo la fattibilità di una proposta sul Tfr che viene incontro ai lavoratori senza gravare sulla situazione bancaria delle piccole e medie imprese”. “Il lavoro, la nostra emergenza – ribadisce Renzi – Sui giornali grandi discussioni sul Jobs act e sull’articolo 18. A tempo debito sarà bello spiegare cosa cambia per un giovane precario, per un cinquantenne disoccupato, per una mamma senza tutele. Ma ne parleremo prestissimo”. “Intanto – aggiunge il premier – ci sono segnali incoraggianti di ripresa del numero degli occupati che da febbraio è cresciuto di oltre 80mila unità. Negli anni della crisi abbiamo perso un milione di posti di lavoro, dunque non siamo nemmeno al 10% di quello che va fatto per ritornare ai tempi d’oro. Però è un primo segnale positivo, dopo tanto tempo.
Ora la vera sfida sarà incoraggiare gli investimenti, specie stranieri”. Per quanto riguarda la questione del tesseramento Renzi spiega: “In soldoni: nei primi mesi dell’anno abbiamo avuto un crollo degli iscritti (pare che solo 1/5 abbia rifatto la tessera). Qualcuno ha detto che il Pd ha questo crollo perché non è in salute. A me pare che un partito che arriva dove non arrivava nessuno dal 1958, vince tutte le Regionali in trasferta (Piemonte, Abruzzo, Sardegna), stravince nei Comuni è un partito che gode di buona salute. Ma non possiamo girarci intorno: il tema tesseramento esiste. Poi io posso dire che preferisco avere una tessera finta in meno e un’idea in più”. “Anche perché – aggiunge – spesso il tesseramento è alto solo negli anni in cui si votano i segretari di circolo. Ma quella parte del Pd che chiede una discussione sulla forma partito, su come si sta insieme, sulle regole interne, sul rapporto partito-governo pone un tema che per me è un tema vero. Per questo la Direzione sarà convocata dal presidente Orfini per discutere di forma partito credo il 20 ottobre”.