L’aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia individuale presentata dal M5S contro il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi per la vicenda della banca Etruria, dove il padre per qualche mese ha rivestito il ruolo di vice presidente. Il testo ha ottenuto 129 sì e 373 no
A sostegno del ministro delle Riforme si sono schierati Pd, Ap, Ala, Conservatori e riformisti e gli altri gruppi centristi. Forza Italia non ha partecipato al voto. A favore della sfiducia si sono invece ritrovati il Movimento 5 stelle, Lega, Fratelli dl’Italia, Sinistra italiana, i fuoriusciti dal M5s e i civatiani.
Un fronte, però, che sulla carta aveva a disposizione un ‘carnet’ maggiore di voti: 206 solo considerando i gruppi principali e senza contare i deputati di opposizione che siedono nel gruppo Misto. Tra gli assenti al momento del voto esponenti del M5s come Giorgio Sorial e Danilo Toninelli (protagonista dell’intesa sulla Consulta siglata con il Pd pochi giorni fa), di Sel come Nicola Fratoianni. Nel Pd, invece, la partecipazione è stata massiccia anche da parte della minoranza.
“Una campagna politica contro la mia famiglia e il governo”, ha detto il ministro in aula riguardo alla mozione di sfiducia nei suoi confronti. “Ci sono stati atti che hanno favorito mia famiglia? C’è stato un favoritismo, una corsia preferenziale? Se la risposta fosse sì sarei io la prima a ritenere necessarie le mie dimissioni”, ha sottolineato Boschi.
“Io posseggo, o sarebbe meglio dire possedevo, 1557 azioni di banca Etruria, 1500 euro il valore iniziale. Ora valgono zero”, ha detto. “È suggestiva l’idea che io fossi proprietaria della banca Etruria, o che la mia famiglia, 5 soci su 60mila in totale, fosse proprietaria della banca – ha aggiunto il ministro -. Dire che banca Etruria è della famiglia Boschi è una cosa che poco corrisponde alla realtà dei fatti”. Il ministro ha spiegato anche: “Né io né i membri della mia famiglia hanno acquistato azioni mentre io ero al governo. L’ultimo acquisto è del luglio 2013”.
“Dov’è il favoritismo nell’aver fatto perdere l’incarico a mio padre? Dov’è il favoritismo nella sanzione di Banca d’Italia verso mio padre?”, ha chiesto Boschi. “Io come ministro sono sempre stata dalla parte delle istituzioni, non ho mai favorito la mia famiglia o i miei amici”, ha ribadito. “Non c’è conflitto di interessi, alcun favoritismo o corsia preferenziale. Chi ha sbagliato paga e pagherà. Non ho tutelato la mia famiglia, questo governo ha tutelato le istituzioni”, ha aggiunto il ministro.
“Giudichino i firmatari della mozione se le informazioni che ho dato sono sufficienti a ristabilire la verità, se sono venuta meno ai mei doveri, se ho favorito la mia famiglia o tratto vantaggi”, ha continuato. “Mi rendo conto che fare il ministro a 34 anni con un ruolo di responsabilità attira maldicenze e invidie. Non mi fanno paura, sento l’amicizia e l’affetto di tanti colleghi e cittadini che mi incoraggiano ad andare avanti”, ha aggiunto il ministro. “Voglio sfidare i firmatari: mi si dica se sono venuta meno ai miei doveri e sarò la prima a lasciare, mi si dimostri che ho favorito qualcuno e non aspetterò l’esito del voto, mi si dica che non sono all’altezza. Ma non vi consento di mettere in discussione i miei principi, non ve lo consento”.
“Se volete attaccare il governo lasciate perdere. Questo governo è attrezzato per subire attacchi e per portare a termine il cambiamento. Continueremo ad andare avanti con libertà e il coraggio di chi sa di dare all’Italia una nuova opportunità”, ha concluso Boschi.
Davide Crippa (M5s), illustrando in aula prima del voto la mozione di sfiducia al ministro delle Riforme, ha detto che c’è “un gravissimo e palese conflitto di interessi che si districa intorno alla ministra Boschi e alla sua famiglia”. Il deputato grillino ha parlato della “santa famiglia Boschi di Arezzo. Il padre, il fratello e la cognata del ministro hanno avuto rapporti con la banca. Una bella banca di famiglia”.
Ripercorrendo la vicende della banche secondo tre decisioni del Cdm, la riforma delle Popolari, il salva banche e il bail-in, Crippa ha parlato di “rilevanti speculazioni finanziare” tirando in ballo, tra le altre cose, il fondo Algebris di Davide Serra.
“Lei era presente al Cdm del 10 settembre del 2015, quando fu recepita la direttiva su ‘bail-in’ con il salvacondotto sui dirigenti delle banche: stiamo parlando di un salvacondotto per il babbo? Sembra proprio così”, ha detto Crippa. Secondo l’esponente del M5S, “i fatti gettano una pesante ombra sulla sua figura di ministro e sulla funzione istituzionale con riguardo alla cura degli interessi pubblici, al principio di assoluta imparzialità, alla tutela costituzionale e non del suo guadagno personale. Sarebbe onesto che lei facesse un bel passo indietro”.
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