Nelle due prime gare ufficiali la Nazionale del c.t. Mancini non cambia volto. A livello di risultato è già emergenza. Con il sofferto pari contro la Polonia e la meritata sconfitta con il Portogallo, l’Italia si rischia la retrocessione nella fascia B della Nations League. A livello tecnico-tattico sono state due formazioni sperimentali: Mancini ha mandato in campo 20 giocatori nelle formazioni titolari (solo Donnarumma e Jorginho confermati), ma i risultati sono stati discreti, i progressi poco confortanti. Vanno bene i lavori i corso, Mancini sta cercando l’assetto giusto in questa fase di sperimentazione con l’obiettivo di qualificarsi per l’Europeo 2020, ma la sua mano ancora non si vede e il futuro non promette glorie. La Nazionale mantiene i difetti di sempre: non ha un gioco e pecca in fase di impostazione. I reparti sono slegati tra loro: la difesa è tutt’altro che stabile e commette parecchi errori, il centrocampo non sa costruire gioco ed è lento in fase di costruzione e l’attacco fa tanta fatica a segnare. Il quadro è desolante. Mancini non ha dato la scossa e non ha individuato ancora quei 7-8 giocatori sui costruire la sua idea di calcio. Donnarumma in porta è l’unico elemento fisso da cui partire, non proprio esaltante per la rinnovazione. Negli altri reparti tutto resta ancora indecifrabile e genera solo confusione. Con i 9/11 cambiati per la gara di Lisbona, l’Italia ha giocato anche peggio. La fretta è una terribile nemica per il percorso di Mancini, che dovrà risolvere gli intricati problemi con poche certezze (troppi gli errori degli azzurri) ricevute dalle due opache prestazioni. Mancini forse dovrà schiacciare il bottone “reset” e iniziare la rifondazione da zero e tentare la qualificazione agli Europei come prima soddisfazione del suo lavoro. Almeno lui ci crede, ma la sua rivoluzione ancora non ha pagato e lo sprofondo della Nazionale italiana è in agguato.
G.S.
foto: Ansa