In merito al costante impegno apolitico del signor Petta da buon vigilante, dato che la dormiente comunità tace o perlomeno delega, mi sembra doveroso dare un mio piccolo contributo sia sull’edificio Casa d’Italia ormai destinato come tante italiche opere ad una lunga agonia, ma anche per fare il punto dei diritti e doveri che hanno da un lato i rappresentanti ufficiali nel territorio, e di noi comunità. Ciò che rende poco trasparente la questione Casa d’Italia e in genere il rapporto con le istituzioni è la mancanza di dialogo reciproco. I rappresentanti istituzionali dal livello più alto (Console e ambasciatore), ai COMITES, circoli ACLI, Colonie libere, varie associazioni regionali, Autorità politiche, Organizzazioni culturali, raramente dialogano tra di loro. La volontà non manca e spesso, durante le feste o eventi culturali alcuni dei rappresentanti delle istituzioni invitati, pronunciano belle parole di circostanza, ma niente più. Non ho nominato gli imprenditori e noi tutti cittadini delle varie generazioni, che in maggioranza sono estranei alle sopra elencate organizzazioni, vuoi per mancanza di tempo di comprensione della lingua o semplicemente perché disimpegnanti socialmente come lo è il sottoscritto. Al fine di un dialogo costruttivo, vorrei porle gentile Console Alaimo i seguenti quesiti in merito alla vicenda Casa d’Italia, sperando di fare chiarezza dovuta a noi connazionali abbandonati a noi stessi o spesso indifferenti. Dico questo perché senza l’intervento di Petta difficilmente avremmo avuto una sua replica, tra l’altro poco informativa ma di carattere cronistico e addirittura del Console di Basilea che è intervenuto per la questione dei passaporti. Come se la qualità dei servizi si misura con la quantità di passaporti, o di altri servizi amministrativi che dovrebbero funzionare di norma SEMPRE e senza interventi straordinari.
- Quali erano le finalità dell’intervento dei reparti della Polizia di Zurigo svolto il 9 gennaio?
- Se l’edificio era stato controllato o visitato prima dalla polizia, come è stato possibile che oltre 100 persone abbiano potuto entrare portandosi dietro del materiale per un party, essendo l’edificio chiuso con tanto di catenaccio?
- Ci spieghi perché la polizia ha dovuto avvertivi e del perché in seguito avete rinunciato a porre denuncia?
- Perché non avete mai risposto alle domande dell’associazione “AIEI” (o altre) che chiede da tempo un locale, anche se provvisorio, per riunioni della loro Associazione? Nonostante l’approvazione della richiesta e proposte fatte dal presidente dell’AIEI e i due solleciti indirizzati a Lei quale responsabile locale?
- Qual è lo sviluppo del progetto “reale” dell’ex Casa d’Italia, e il nuovo governo è disposto al finanziamento?
I lavori di ristrutturazione, adesso necessari, dopo il degrado subito per l’abbandono, osservando l’edificio da fuori non sembrano per niente avviati e condotti con modalità di intervento. Oserei dire, poco coordinati, e questo ha favorito l’ingresso nello stabile dei non autorizzati. Come non è esatta signor Console Alaimo la sua esposizione dei fatti. Secondo il rapporto di polizia poco dopo le 14.30 (e non 15) su segnalazione di un privato oltre 100 persone (e non circa 80), avevano occupato l’edificio per pianificare (tramite una chat in rete) un party (e non trasformarlo in un luogo di aggregazione e di svolgimento di “attività culturali” per il quartiere). Dopo un colloquio pacifico con la polizia, gli occupanti hanno lasciato l’immobile portandosi dietro del materiale di decorazione. Bastava leggere alcuni articoli pubblicati nei media, per essere più precisi, senza sminuire la gravità dell’accaduto con termini del tipo “attività culturali” o “tentativo reale di occupazione”. Come può garantire sulla sicurezza dell’immobile, dato che Polizia non può vigilare costantemente, parlando poi di misure preventive e repressive? L’unica soluzione sarebbe incaricare una ditta del tipo “Securitas”, che giornalmente compia un servizio di viglianza. Ci spieghi il suo concetto di prevenzione? Zurigo, è molto permissiva sulle occupazioni degli immobili in abbandono, seppure l’atto sia punibile per legge, non vi sono conseguenze per gli occupanti. Ciò che la città invece esige da parte del proprietario, è un permesso di abbattimento o di costruzione con rilascio. Vi sono trent’anni ben documentati sul tema, e di come alla fine questi immobili abbandonati venissero in seguito abbattuti, perché vi erano già degli accordi firmati con i nuovi acquirenti. Lo dirà il tempo, ma il punto è un altro caro Console Alaimo. Che figura ci facciamo noi italiani (vedi Lucerna) che a parte il lato affettivo che ci lega ancor oggi all’edificio, non sentiamo, la voce autorevole dello stato il cui territorio è stato violato, e di cui lei è il massimo esponente? Io non mi sento paladino di nessuna lotta o di stare dalla parte del giusto. Quando ho voglia di un chiarimento, senza pensare per sentito dire, mi rivolgo direttamente alla fonte più autorevole in questo caso lei Onorevole Console Alaimo. È mio dovere informarmi sulle vicende che mi riguardano, ma è altrettanto suo/vostro dovere informarci senza che noi dobbiamo elemosinarlo questo diritto. Per questo le chiedo di illuminarci, mettendo da parte i formalismi e in forma diretta risponda ai miei quesiti sopra posti. Vi sarebbero numerose e più importanti questioni, di cui i miei concittadini hanno subito delle ingiustizie mille volte più gravi (vedi i truffati del patronato Inca-CGIL di Zurigo), e non essendo noi il risultato di una specie che vola sempre a bassa quota in superficie, la prego di dialogare attraverso questo o altri canali, con una sua rubrica proprio su questo importante settimanale. Le propongo di instaurare un canale digitale personale (FB, Instagram) in cui liberi dal cartaceo, noi possiamo venire aggiornati su tutte le vicende di rilievo per la nostra comunità, diverso dal profilo già esistente del Consolato, in cui Lei togliendosi l’abito istituzionale comunicasse con noi tutti in un dialogo tra persone, sulle cose che ci stanno più a cuore. La mia proposta vale anche per i vari presidenti COMITES, ACLI e Patronati. Così facendo ci sentiremo (anche le nuove generazioni) tutti più compresi, ascoltati e informati, e Lei/Voi ci guadagnereste in popolarità e credibilità (già lo fanno Salvini e Trump). Vi sarebbe un dialogo, che è poi la chiave del sentirsi bene in una famiglia. P.S. Che ne è stata della proposta del membro dei COMITES Ticchio Giuseppe, che il 7.17 proponeva di organizzare un comitato di controllo per seguire tutte le fasi della ristrutturazione della Casa d’Italia fino al momento della riconsegna?
Con stima
Mario Pluchino