Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo – Oscar Wilde
Ormai ho consolidato il rito di iniziare i miei articoli con un aforisma: spero che non vi dispiaccia.
In particolare, questa frase del mio amatissimo Wilde è perfetta per riprendere il filo del discorso iniziato la scorsa settimana, sia perché sembra sia scaturita durante un viaggio a Palermo, alla scoperta delle arti (anche culinarie) dell’area mediterranea, sia perché il tema di queste pagine è la percezione del valore che ha il cibo ha per noi.
Pensare il cibo come a qualcosa che ha un valore intrinseco, che va al di là di quello puramente commerciale, credo sia il perno su cui muovere il cambiamento verso una cultura della sostenibilità alimentare. Tuttavia, i movimenti culturali, per affermarsi, richiedono tempo e spesso passano inosservati proprio a chi li sta vivendo e può determinarne l’andamento con le proprie scelte quotidiane. Compito (anche) di chi lavora nel campo della nutrizione, allora, è quello di cercare di risvegliare questa consapevolezza. Ed eccoci qui.
Veniamo ad un esempio pratico: se penso a una mela solo come una merce da vendere o da comprare, è ovvio che il venditore farà di tutto per esporre i “pezzi” visivamente più accattivanti, lasciando sul fondo o non acquistando a sua volta esemplari più bruttini; allo stesso modo, il compratore non solo comprerà più facilmente il frutto più appariscente, ma guarderà con sospetto quello meno lucido o più butterato. La conseguenza è che un terzo del cibo prodotto viene sprecato e il 40% di questo spreco è rappresentato proprio da frutta e verdura, in realtà buonissima e soprattutto con lo stesso valore nutrizionale di quella “bella” (Fonte: FAO).
In Italia ci sono alcuni supermercati che hanno scelto di esporre prodotti ortofrutticoli meno estetici, contemporaneamente informando i propri clienti sulle ragioni di questa lodevole iniziativa. In una mossa, dunque, portano avanti una campagna informativa e forniscono anche i mezzi per finalizzarla in un cambio di comportamento. Veramente ben fatto! Possiamo prendere esempio e iniziare a vedere ed apprezzare, anche nel nostro negozio preferito, ortaggi e frutti “brutti ma buoni”, da utilizzare nella preparazione di insalate, minestre, zuppe, torte dolci e salate.
Un altro dei motivi per cui moltissimo cibo viene sprecato è…perché ci dimentichiamo di averlo in casa* Sembra assurdo, ma questa è la prima causa in assoluto, tra quelli di spreco alimentare domestico (fonte: Waste Watcher International). Qui possiamo intervenire in due modi, per ridare valore al cibo ed evitare che si butti. Il primo è fare caso a come lo mettiamo via, una volta acquistato. Utile il modello “first in, first out”: riponendo nuovi acquisti sul fondo della dispensa o del comparto del frigorifero, consumeremo prima il prodotto più “vecchio”, che così non scadrà, dimenticato, in seconda o terza fila. Sempre parlando di frigorifero, è bene ricordare che comparti diversi sono riservati a cibi diversi, dai più deperibili (carne e pesce crudi), che vanno riposti ai piani bassi, fino a quelli più resistenti, come yogurt e sughi pronti, a cui spettano i piani più alti.
E il secondo modo? Riguarda la spesa (soprattutto quella emotiva) e ve lo racconto la prossima volta!
Valorizzati saluti
dalla vostra consulente nutrizionale
Dr. Tatiana Gaudimonte
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