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INTERVISTA AD ANGELO LUONGO, RESPONSABILE DIPARTIMENTO ESTERO UIL SCUOLA
Il Vice Ministro per gli Italiani nel Mondo, Franco Danieli ha avviato in queste settimane un ampio dibattito sulla riforma della legge 153/71, che è tra gli impegni programmatici dell’attuale maggioranza di governo. Qual è l’ opinione del Sindacato?
Giudichiamo positiva la decisione del Vice Ministro Danieli, di aprire una fase di ascolto e di approfondimento sulla riforma dei corsi di lingua e cultura, alla quale sono stati chiamati a partecipare tutte le forze sociali, politiche, associazionistiche e i diversi soggetti che agiscono nel settore della promozione e della diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero! Mi auguro che, sia dal Seminario del 5 giugno scorso, al quale anche la UIL scuola ha dato il suo contributo, sia dalle numerose visite del Vice Ministro in queste settimane alle diverse realtà scolastiche all’ estero, in Europa e negli altri continenti, possa scaturire una proposta di riforma organica da parte del Governo, dopo tanti anni di attesa!
Non è in fondo ciò chiedevano anche i Sindacati?
Sì!i Sindacati confederali della scuola, che rappresentano i tanti docenti italiani distribuiti nelle diverse realtà scolastiche all’estero, da anni sollecitano questo confronto, un confronto che deve favorire la maggiore partecipazione possibile al processo riformatore dei corsi di lingua e cultura italiana, ormai da tutti considerato urgentissimo e ineludibile. La UIL scuola con CGIL e CISL ha consegnato un articolato documento unitario al Vice Ministro, anche alla luce di quanto egli ha oggi affermato nella sua Relazione e anche ai contenuti più significativi di questo interessante dibattito.
La nostra lingua è parlata da circa 70 milioni di persone nel mondo e ha un bacino potenziale di circa 120 milioni di persone. Una lingua che le statistiche collocano al 19° posto nel mondo, come numero di persone che la utilizzano, ed al 4° o 5° posto tra le lingue più studiate fuori dai propri confini nazionali. Quali sono, secondo la UIL scuola, le linee guida del processo riformatore dei corsi di lingua italiana?
Certamente è desiderabile che i cittadini, dalla prima alla quarta generazione, trasferiti e viventi in Paesi stranieri, conservino o riconquistino il legame con la lingua e cultura italiana e, al tempo stesso,un livello culturalmente più elevato di integrazione nei Paesi in cui vivono ed essere il veicolo più efficace per la diffusione e la promozione della cultura italiana. Tuttavia l’attuale formula organizzativa di gestione delle risorse nel settore dell’intervento scolastico, che non corrisponde più alla complessità degli obiettivi dell’intervento scolastico, non ha superato, a tutt’oggi, il suo carattere assistenziale. Aggiungiamo poi che la riduzione dell’intervento diretto dello Stato in materia scolastica(a partire dal 1993), con la soppressione dei posti di docenti di ruolo nel mondo, ed in particolare in Europa, ha condotto alla situazione attuale, caratterizzata da una più marcata separazione tra il settore pubblico e gli Enti gestori, senza una definita divisione dei compiti tra l’Amministrazione e gli Enti gestori.
Dove, in Europa, la crisi dei corsi è più evidente?
Ad esempio, in Germania, a Stoccarda, su20 mila alunni italiani nell’età scolare dell’obbligo, ne raggiungiamo, con le nostre iniziative scolastiche,non più del 30%,con un investimento di circa 8 milioni e mezzo di euro all’anno. Questa cifra rappresenta più della metà dell’ investimento scolastico di tutta la Germania, che ammonta a più di 15 milioni di euro.
In effetti anche il Vice Ministro Danieli ha segnalato, nel suo intervento al convegno, che negli ultimi sette anni sono stati spesi solo nel Baden Wurttenberg 35 milioni di euro, senza alcun miglioramento del grado di insuccesso scolastico nella scuola tedesca dei bambini italiani!
E’ vero! Sotto gli occhi di tutti sono i risultati dell’insuccesso scolastico dei nostri alunni a dimostrazione che gli standards di qualità del servizio offerto sono inferiori a quelli delle altre comunità straniere presenti in Germania. Non a caso il 18 giugno proprio a Stoccarda si svolgerà un incontro della nostra comunità con Danieli, per offrire un contributo costruttivo al processo di riforma.
In Svizzera, e’ stato fatto negli anni un grande investimento in termini di risorse per la diffusione dei corsi di lingua italiana, dopo i tagli della già citata Finanziaria del 1993, a seguito della quale, come noto, venne richiamato in Italia ben il 50% del personale insegnante di ruolo e sostituito con quello di enti gestori, per far fronte all’emergenza di garantire la sopravvivenza dei corsi.
Sì! oltre mezzo milione di cittadini italiani, di cui la metàcirca con la doppia cittadinanza e circa 15000 alunni che frequentano i corsi di lingua e cultura italiana, la Svizzera, a mio parere, può rappresentare il laboratorio ideale, che può dare importanti indicazioni sulle linee guida della riforma dei corsi dilingua italiana!I tanti risultati positivi, sul piano organizzativo e didattico, sono stati raggiunti in questi anni, proprio grazie alle sinergie messe in atto dai diversi soggetti, utilizzando al meglio il contingente scolastico di ruolo (circa 80 docenti) e il personale degli enti gestori.
Eppure, proprio dagli Enti gestori in Svizzera, è stata sostenuta, durante i lavori del Seminario MAE, la necessità di procedere al più presto alla soppressione del personale di ruolo e alla privatizzazione dei corsi di lingua italiana, prevista dal ddl presentato dall’On. Narducci!
Infatti ho segnalato nel mio intervento che in diversi punti del Piano Paese per la Svizzera 2002/2006,che invito tutti a leggere, si sostiene tra virgolette “ ..appare opportuno mantenere l’assetto misto (docenti di ruolo e docenti degli E.G.) e quindi il rapporto di convergenza tra Amministrazione ed Enti gestori.. “ “ ..rendere la distribuzione delle risorse provenienti dal territorio metropolitano più vicine alle domande poste dalla nostra collettività.. “ e ancora “ Attualmente gli 83 docenti MAE appresentano un potenziale di primaria importanza che deve essere valorizzato attraverso adeguate modalità formative…”
Mi sembra che sia stato il Vice Ministro Danieli, il primo a sollecitare, nel 1999, l’elaborazione dei Piani paese, per offrire un contributo fondamentale alla conoscenze delle diverse realtà estere e quindi al percorso riformatore della legge 153?
Anche noi lo riteniamo un strumento essenziale alla conoscenza delle diverse problematiche delle nostre realtà estere! E’ proprio dal contributo del Piano Paese della Svizzera, che si può partire con il piede giusto!
Qual è il piede giusto, secondo la UIL scuola?
L’esperienza ci insegna che la gestione dei corsi così come strutturati porta alla loro lenta ma inevitabile ghettizzazione. Solo l’inserimento dell’italiano come L2, la creazione di scuole bilingui, di sezioni italiane in scuole internazionali, o comunque l’inserimento ed il pieno riconoscimento dei corsi nel tessuto scolastico straniero garantirebbe il rilancio di uno strumento che pare oggi datato e spesso inadeguato. In una parola: flessibilità ed autonomia !Garantendo la centralità del servizio pubblico e la sua gratuità per i cittadini italiani all’estero, basterebbe prevedere, in sede normativa, particolari tipi di interventi adeguati alle situazioni locali e prevedere la programmazione di piani triennali relativi all’attività scolastico – culturale dell’Italia all’estero, data la impossibilità obiettiva di mantenere separate, in tutte le aree geografiche in cui vivono le nostre collettività, l’assistenza scolastica agli emigrati e la promozione della lingua e cultura italiana.
Secondo la proposta di legge dell’ On. Narducci, la riforma della legge 153 si può fare senza coinvolgere gli altri ministeri, come il MPI, il Ministero del Lavoro, il Ministero dei beni Culturali, il Ministero del Welfare, ecc.;qual è il suo parere, anche per ciò che concerne eventuali aspetti di costituzionalità, che qualcuno ha segnalato nel corso del convegno?
La UIL scuola e gli altri sindacati sostengono un percorso riformatore, che eviti interventi settoriali e che attraverso una legge – quadro in grado possa riformare l’attuale assetto normativo, che oggi regola la promozione e la diffusione della nostra lingua e della nostra cultura,includendo IIC, lettorati, scuole e corsi, che rilanci l’intero settore, rendendolo strategico per il sistema Italia soprattutto in grado di dare maggiore visibilità alle politiche di recupero e valorizzazione delle nostre comunità. Oggi in Parlamento su cinque disegni di legge, quattro presentati alla Camera e uno al Senato, quattro di essi, tra i quali, oltre a quello dell’on. Narducci, quello di un altro parlamentare eletto all’estero, l’on. Razzi, si pongono proprio questa finalità , di riformare l’intero settore scolastico e culturale all’estero!La salvaguardia dei diritti costituzionali è certamente garantita proprio all’interno del “ concerto” dei ministeri interessati!
La riforma servirà anche a mettere ordine tra le diverse competenze e sovrapposizioni tra i diversi interventi, e ad evitare i tanti sprechi sotto gli occhi dei nostri connazionali che oggi costano ormai troppo?
Secondo l’analisi della UIL scuola, che ha raccolto i dati sull’intero settore della promozione e diffusione della lingua e della cultura italiana, si calcola che ogni anno vengono spesi circa 200 milioni di euro, se comprendiamo il settore scolastico pubblico e privato, gli Istituti di Cultura, la promozione dell’italiano nelle università straniere, ecc. Queste risorse sarebbero meglio utilizzate, se vi fosse una cabina di regia delle diverse Direzioni competenti, dei Ministeri interessati ed un vero e proprio coordinamento, a livello diGoverno.
I disegni di legge citati sostengono la necessità di istituire una Agenzia? E’ d’accordo?
Non mi appassiona la discussione, anche aspra, che pure c’è stata nel corso dei lavori del Seminario, in diversi interventi, a favore o contro questo Organismo, la cui istituzione è prevista da tutti i disegni di legge presentati, salvo uno!Certamente vi sono state alcune critiche, ma credo che non debba sfuggire la finalitàche è alla base dell’istituzione dell’Agenzia!Cioè la realizzazione concreta di un vero coordinamento tra i diversi ministeri interessati, quella che prima ho definito, una cabina di regia a livello di Governo.
Come spiega che gli stessi parlamentari che hanno criticato, durante il dibattito,il modello dell’ Agenzia, abbiano nei mesi scorsi presentato una proposta di legge relativa alla riforma degli Istituti di Cultura, che prevede l’istituzione di un Dipartimento per la Promozione della Cultura italiana? Perchéper i corsi di italiano l’Agenzia non va bene, mentre un organismo analogo dovrebbe funzionare per gli IIC?
Queste difformità sono la conferma, a mio parere, che non si possono fare riforme settoriali nel campo della promozione e della diffusione della nostra lingua e della nostra cultura! Le attuali domande delle nostre collettività all’estero, richiedono risposte che possono essere date solo con un quadro organico di riferimento, e, al tempo stesso, una serie di interventi flessibili e mirati alle specifiche esigenze delle diverse realtà. Lingua, scuola, formazione, promozione culturale, sono tutti strumenti della nostra politica estera.