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6 May 2024
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Politica

Marco Travaglio: «La morte della seconda Repubblica»

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“La penna più graffiante d’Italia”, il noto giornalista e autore, con illustri colleghi, di alcuni dei maggiori successi editoriali degli ultimi tempi, analizza, in esclusiva per i lettori de La Pagina, l’attuale situazione italiana. Ripercorrendo la sua carriera da “scrittore”, dai simpatici “Lo stupidario del calcio” e “Palle mondiali” fino al recente “Mani sporche”, ricaviamo uno spaccato della vita del Paese nei suoi aspetti più importanti. Politica, giustizia e informazione: tutto quello che ci sarebbe da sapere, e che ha sempre denunciato con le sue attente e minuziose ricerche, e i motivi per i quali, invece,“ci fanno sempre dimenticare tutto”. Senza risparmiare nessuno, i nomi e i vizi che stanno portando alla fine della seconda Repubblica

Iniziamo proprio dall’ultimo dei suoi libri, “Mani sporche”, scritto in collaborazione con Barbacetto e Gomez (ed. Chiarelettere), che sta avendo un successo clamoroso: segno che agli italiani interessa, eccome, quello che succede nel Paese e i meccanismi che lo governano o, meglio, che governano chi governa o vorrebbe farlo…

In realtà è stata una sorpresa anche per noi, trattandosi di un testo abbastanza impegnativo e di un certo spessore, sia per i temi trattati che per la mole, che potrebbe anche scoraggiare; invece abbiamo venduto 120 mila copie costatando, con estremo piacere, che molti dei nostri lettori sono soprattutto ragazzi che vogliono capire cosa è successo in questi anni; scoprire che il nostro lavoro è seguito da molte persone è un chiaro sintomo che la gente ha ancora voglia di scoprire, e capire, i fatti e i problemi della nostra società, risalendo fino alle cause, quelle cause che hanno determinato, dopo quella della prima, anche la morte della seconda Repubblica.

Dalla vicenda del Sismi e delle leggi ad personam del governo Berlusconi fino alla vicenda che ha visto protagonisti Mastella, Prodi e De Magistris, “Mani sporche” è un viaggio trasversale nei mali della politica che segna il cambio degli imputati: prima i politici, poi i magistrati. Come si è giunti a questo sostanziale cambiamento?

Quando nel ‘92 è scoppiata Tangentopoli avevamo capito tutti che era esplosa non per colpa dei magistrati ma per colpa dei corrotti e dei corruttori. Poi, però, si è preferito raccontare agli italiani che tangentopoli era stata fatta scoppiare dai magistrati per ragioni di potere e di scontro politico; il problema è così diventato l’attacco della magistratura alla politica e non la devianza di molta parte della politica e dell’imprenditoria.

Il problema si è spostato dalle tangenti ai magistrati e, invece di colpire le tangenti e i tangentari, si è dato modo ai tangentari di ritornare al potere, e di restarci, e ai leader della corruzione di continuare a corrodere le basi della democrazia italiana.

Il malaffare, la corruzione e la mala politica si pensava fossero un problema dei giudici, in realtà sono problemi dei colletti bianchi e di alcuni dirigenti che non sono in grado di rispettare nemmeno le regole che essi stessi dettano. Allora si è pensato di risolvere tutto eliminando i magistrati e, su richiesta della politica, i magistrati sono diventati i nuovi imputati.

Siamo in piena campagna elettorale; mutuando una sua frase dai commenti della nota vicenda scatenata dalla sua intervista a Satyricon con Luttazzi, “gli elettori hanno diritto si sapere tutto sui candidati mentre decidono chi votare e non a babbo morto”. Lasciando da parte i partitini e sposando, per economia di discorso, la tesi del voto utile, cosa resta da sapere, oggi? Qualcosa da aggiungere su Berlusconi? Con Prodi e Mastella fuori dai giochi come si profila l’era del Pd?

Di Berlusconi resta da sapere tutto, nel senso che quello che noi abbiamo detto nei nostri libri, salvo rare eccezioni, non ha mai avuto rilevanza televisiva; c’è una convenzione, non scritta ma rispettata da tutti, secondo la quale in tv certe cose non si dicono, nè in Rai nè in Mediaset.

Si sa che il leader del Pdl ha avuto, e ha, dei processi, ma non si sa, ad esempio, che un giudice è stato pagato perchè la Mondadori passasse a Berlusconi, togliendola a De Benedetti. Non si conosce ancora l’origine delle sue ricchezze, perché si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere, chissà poi perché…

Per quanto riguarda il Pd,invece, questo, stringendo il patto con Di Pietro, si era impegnato a non candidare nelle sue liste persone condannate; ma, una volta presentate le liste, ci siamo accorti della presenza,tra i candidati, di condannati in primo grado; quindi, in sostanza, si è mentito agli italiani: è così che sembra cominciare l’era del Pd.

A proposito del ritorno di Berlusconi, Lei nel novembre scorso dichiarava che, con la sinistra che ci ritrovavamo, era forte il timore di una sua resurrezione. E’ stato profetico; in che misura, secondo Lei, un eventuale successo della destra alle prossime elezioni politiche può essere letto come una reazione alla prova di incapacità governativa fornita dal governo Prodi?

In Italia un grande entusiasmo per il ritorno di Berlusconi non si avverte nemmeno da parte del centro destra; diciamo che, se Berlusconi vince, vince per abbandono dei suoi avversari che hanno dato una pessima prova, soprattutto come maggioranza; il governo, con la maggioranza che aveva, ha anche fatto miracoli, ma la maggioranza in sè è stata un’indecenza, era divisa su tutto e ha litigato su tutto, oscurando anche quel poco di buono che il governo aveva fatto; a rimanere nell’immaginario collettivo saranno princialemte le farse tra i suoi esponenti.

Non è Berulsconi che vince, è la sinistra che perde per abbandono.

D’altra parte, il ritorno di Berlusconi è dovuto al suo monopolio televisivo, grazie al quale è riuscito a far sparire dalla memoria degli italiani le vergogne dei suoi 5 anni di governo, il governo peggiore della storia repubblicana dell’Italia. Ma ci è stato fatto dimenticare tutto, quindi un suo ritorno, quindi, è più che probabile.

Cosa pensa della strumentalizzazione, a fini politici, di alcuni temi etici, un esempio su tutti la lista di Ferrara…

In realtà a Ferrara dell’aborto non importa nulla, è un innamorato di sè stesso con un superego incontinente e incontenibile che, pur di mettersi in mostra e andare in prima pagina non si fa scrupoli ad utilizzare un argomento delicato che andrebbe pronunciato sottovoce e con estrema prudenza. Così l’aborto è diventato un’operazione di marketing. Sono contrario all’aborto, ma credo che bisognerebbe, piuttosto, attuare delle politiche di sostegno per le ragazze madri o per le famiglie, per dare la possibilità a chi sta aspettando un bambino di metterlo al modo con delle buone prospettive, anzichè fare un partito urlando “assassine” alle donne che abortiscono; questo certo non fa diminuire gli aborti, però attira voti.

Tornando ai suoi libri, nel 2004 è la volta di “Regime” che analizza la situazione dell’informazione giornalistica in Italia; oggi gli effetti dell’editto bulgaro si sono in parte attenuati e Santoro e Biagi sono tornati in Rai. Ma nel complesso l’informazione italiana è cambiata, in che misura i fatti e le notizie sono ancora i grandi assenti, ostaggi di lobbies e potere?

Non è cambiato molto; la Rai è rimasta la stessa, Santoro è rientrato solo grazie da una sentenza del Tribunale di Roma e non grazie alla volontà dell’azienda; la satira è stata espulsa e non è mai rientrata e Luttazzi è ancora fuori; il centrosinistra non ha fatto nulla per cancellare la stagione del regime e quando Berlusconi tornerà al potere dovrà fare molta meno meno fatica per “ripulire la stalla” perchè il centro sinistra gliel’ha lasciata abbastanza linda.

Carta stampata, televisione, internet: quale pensa sia il mezzo di comunicazione migliore per fare informazione senza rischio di censure e aggiustamenti?

Credo che l’informazione debba essere fatta attraverso tutti i canali a disposizione, dalla televisione ad internet e ai giornali. Internet è uno strumento valido, ma non può certo sostituire i giornali o la tv; piuttosto che abbandonare uno strumento importante come la televisione bisognerebbe invece riqualificarlo, liberarlo dal controllo dei partiti e quindi restituirlo alla professionalità di chi sa fare il mestiere di informare. Cosa che oggi è impossibile perchè la televisione pubblica è controllata dai partiti e quella privata da Berlusconi; la politica, quindi, è editore della televisione e questa, piuttosto che svolgere un ruolo di controllo sulla politica, é a sua volta controllata dai politici, dando vita così ad un conflitto di interessi.

Veniamo adesso ad “Intoccabili”, del 2005, che analizza con minuziose ricostruzioni storiche, atti processuali, avvenimenti e fatti, i legami tra mafia e politica…intanto è arrivata la sentenza di primo grado per Cuffaro…

Tali legami sono una costante di un certo modo di fare politica in certe regioni infestate dalla mafia e nessuno ha posto il problema di come liberare la politica da questi eventi; anzi, si è deciso di archiviare il problema e di non parlarne, tanto che Casini ha persino candidato Cuffaro al Parlamento e la parola mafia è letteralmente scomparsa da questa campagna elettorale…evidentemente a lor signori va bene così.

Restando nell’ambito dei rapporti tra la politica e la giustizia, nel 2006 è la volta di “Onorevoli Wanted”; da allora sono passati due anni che hanno visto il ripetersi di esternazioni, v-day, raccolte di firme e varie manifestazioni di antipolitica, ma sembra che le quote dei pregiudicati saranno ancora ben rappresentate, a prescindere dai risultati delle prossime elezioni politiche…

Ebbene sì; del Pd abbiamo già detto, di Cuffaro anche; rispetto a prima le liste del Pdl sono ancora più infarcite di pregiudicati, vedasi Ciarrapico, che ha quattro condanne, e Sciascia, il dirigente della Fininvest incaricato di pagare le tangenti alla guardia di finanza. Insomma, nonostanet tutto il clamore e i discorsi a proposito, i pregiudicati sono ovunque, sembra che l’unico a non candidare condannati nelle proprie liste è Di Pietro.

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