Il mito di Rodolfo Valentino raccontato dal regista Nino Cirasola
Arriva nelle sale il ritratto di Rodolfo Valentino, il divo dei divi raccontato, a metà strada tra realtà e fantasia, dal regista Nino Cirasola, corregionale del famoso latin lover, che a lavoro finito così ha commentato, entusiasta, il suo lavoro: “Il mio Rudy rappresenta tutti i giovani che hanno un sogno da realizzare e, nonostante l’amore per la propria terra, sono costretti a lasciarla. Rodolfo Valentino con grande sacrificio, partendo da un piccolo paese della Puglia, riuscì in poco tempo a diventare la star più brillante di Hollywood, testimonial dello stile e dell’eleganza italiana”. E proprio da Castellaneta, il piccolo paesino pugliese che diede i natali al divo, prende le mosse il racconto di Cirasola che si rifà al ritorno di Valentino nella piccola cittadina nell’estate del 1923 per ritrovare i suoi affetti.
La storia viene però ambientata ai giorni nostri: durante le prove di una piccola compagnia amatoriale di Castellaneta, impegnata nella preparazione di uno spettacolo sul più grande sex symbol del mondo, arriva all’improvviso una coppia che irrompe sul palcoscenico fermando le prove. L’uomo sostiene di essere Rodolfo Valentino, accompagnato dalla sua seconda moglie, Natacha Rambova, e di essere tornato a Castellaneta per rivedere la famiglia.
Da qui lo spettacolo cambia improvvisamente registro, l’ospite improvviso diventa il protagonista della rappresentazione e gradualmente il film si trasforma in un viaggio intimo nei sentimenti e nella solitudine del celebre divo del cinema muto, quasi una ricerca della sua identità, oltre il mito, alternando sulla scena realtà e finzione, presente e ricostruzioni del passato, in un andirivieni costante tra il secolo scorso e oggi, molto marcato anche fotograficamente, che forse ha contribuito a quella disomogeneità che alcuni critici hanno sottolineato come punto debole del film. Sulla scena si alternano via via gli affetti dell’‘emigrato di lusso’, emblema del sogno americano al tempo in cui l’Italia piombava nel fascismo: dall’amata zia interpretata da Claudia Cardinale, al fratello maggiore, interpretato da Luca Cirasola.
A tutto ciò si accompagna anche, con un che di grottesco, l’atteggiamento quasi reverenziale nei confronti del divo, la sfrenata devozione dei suoi conterranei da una parte e le critiche al suo aspetto effeminato, alla sua disinibita moglie, al fatto di essersene andato a fare la bella vita in America mentre la sua famiglia affondava nei debiti, dall’altra. Il film, presentato al 19° Festival del Cinema europeo di Lecce è un omaggio decisamente poco convenzionale al divo emigrato all’età di 18 anni negli Stati Uniti e scomparso a soli 31 anni, catapultandolo ai giorni nostri e mettendone in luce lati oscuri e contraddizioni.
“L’ho immaginato al centro delle contraddizioni del sogno americano: il viaggio dell’emigrante dal sud Italia, il sogno realizzato della popolarità, il fascino del seduttore. Ma anche il rovescio della medaglia: la nostalgia del paese d’origine, lo scontro familiare, il provincialismo, la delusione”, racconta ancora il regista. Nel cast del film, oltre ai due protagonisti Pietro Masotti e Tatiana Luter e ai già citati Claudia Cardinale e Luca Cirasola, anche Nicola Nocella, Rosaria Russo, Celeste Casciaro, Mauro Leuce, Giorgio Consoli, Lucio Montanaro, Dino Paradiso e la partecipazione di Alessandro Haber. Scritto da Nico Cirasola, Lucia Diroma e Luigi Sardiello il film, girato interamente a Castellaneta, è prodotto da Bunker Lab in associazione con Mediterranea Film.