Il Cremlino si dice disponibile a trattare, ma non a cedere i “territori annessi recentemente”. Nel frattempo 10 milioni di ucraini sono senza energia elettrica dopo una nuova ondata di attacchi missilistici
Il caso dei missili caduti nel territorio polacco con la morte di due persone ha lasciato temere il peggio, ovvero una escalation del conflitto in tempi brevissimi. Dopo il solito scambio di accuse sulla paternità dei missili in questione, con il rischio effettivo della messa in atto dell’articolo 5 della carta Nato per la difesa collettiva dell’Alleanza, e quindi dello scoppio di una guerra di portata mondiale, tutte le prove raccolte dalla NATO, dagli Stati Uniti e dalla Polonia indicano che il missile caduto in Polonia è stato lanciato dalle forze ucraine. A dichiararlo è stato il capo dell’Ufficio per la sicurezza nazionale della Polonia, Jacek Severa.
Una volta rientrato il pericolo, il Cremlino ha confermato la volontà nel voler trattare per arrivare ad una pace. La Russia, infatti, si dichiara disponibile a negoziati con l’Ucraina, come ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato da Ria Novosti. “Qualsiasi negoziato deve porsi degli obiettivi e i nostri sono ben noti. Tali obiettivi possono essere raggiunti con un’operazione militare speciale o con negoziati e la Russia è aperta ad entrambe le possibilità”, ha aggiunto Peskov. Il portavoce russo ha spiegato inoltre che nessuno parla o ha parlato di armi nucleari, sottolineando che tale narrativa appartiene esclusivamente alle capitali d’Europa. Ovviamente, La Russia non intende rinunciare ai territori in Ucraina recentemente annessi al suo territorio. Questo appunto arriva direttamente dal vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov in un’intervista televisiva ripresa dall’agenzia Tass, durante la quale afferma di essere “incrollabili nella nostra posizione che prevede certamente la nostra integrità territoriale con tutti i territori ammessi recentemente”. Dunque trattare sì, ma senza retrocedere di un passo sulle loro posizioni.
Nel frattempo, però, l’Ucraina si trova ad affrontare una nuova ondata missilistica da parte della Russia che ha causato la morte di almeno 7 persone e ha lasciato 10 milioni di ucraini senza energia elettrica. Gli attacchi russi, infatti, si sono concentrati su installazioni energetiche e altri edifici civili. Un impianto di produzione di gas e una fabbrica di missili a Dnipro sono stati tra gli ultimi obiettivi, secondo quanto riferito da funzionari governativi. I danni maggiori e le interruzioni di corrente sono concentrati principalmente nella capitale, Kiev, la città occidentale di Vinnytsia, la città portuale di Odessa, nel sud-ovest, e Sumy, nel nord-est. Il presidente Ucraino Zelensky, durante il suo discorso serale, ha affermato di stare facendo “di tutto per normalizzare la fornitura elettrica” mentre la difesa ucraina è riuscita “ad abbattere sei missili da crociera e cinque droni”, ha aggiunto Zelensky, mentre non accenna alla volontà di voler trattare con Mosca. In tutta risposta il Cremlino ha accusato Kiev per la sofferenze dei civili e i black out come “conseguenza” del suo rifiuto di negoziare.
Redazione La Pagina