Un buon affare non si valuta solo sull’immediato risparmio di soldi, ma sugli effetti nel medio e lungo termine. Soprattutto se si tratta della propria salute.
Qualche settimana fa, scorrendo le varie newsletter che intasano la mia casella di posta elettronica (so che mi capite), ho scovato un messaggio in cui si offriva un “Diploma in weight loss” alla significativa cifra di 35 euro. Sì, avete letto bene, è un numero a due cifre.
Lì per lì stavo semplicemente per cestinare il messaggio come spam, ma in poco tempo la mia irritazione è salita: possibile che ci siano scuole che, lecitamente, offrano corsi di questo genere? Quale tipo di formazione potrà dare, a chi lo segue, visto che l’iscrizione è aperta a tutti?
E poi: cosa potranno mai offrire questi “diplomati”, a chi si rivolgerà a loro con fiducia, nella speranza di rimettersi in forma, ma soprattutto ai tanti che li sceglieranno grazie all’accessibilità economica delle loro prestazioni?
Da qui, al pensare alle diverse telefonate ed email ricevute, in cui la prima domanda che mi veniva rivolta non era: “Qual è il suo metodo di lavoro?” ma “Quanto costa?”, il passo è stato brevissimo. Ognuno, sia chiaro, ha il diritto di farsi i propri conti, ma sono convinta che in alcuni ambiti fondamentali della nostra vita, tra cui la salute (e quindi la nutrizione) e l’istruzione, sia necessario valutare non tanto quanto si spenderà al momento, per fare una scelta di qualità superiore, ma piuttosto quanto caro ci verrà a costare fare una scelta “cheap”, ossia poco costosa perché di scarso valore. E non tanto (o non solo) per arginare gli innumerevoli casi di effetto yo-yo osservati in chi si presta a diete restrittive, ma anche e soprattutto per fermare lo smercio di prodotti di dubbia efficacia e ancor più dubbia sicurezza che, spesso, accompagnano le “consulenze” di questi “professionisti”, le cui conseguenze potrebbero costare molto più caro di quanto si è “risparmiato” rivolgendosi a loro, piuttosto che a una persona davvero qualificata.
Parafrasando Forrest Gump, credo che al mondo non ci siano abbastanza virgolette.
Preoccupati saluti
dalla vostra consulente
alimentare
Tatiana Gaudimonte