Il Governo elvetico avvia la procedura di consultazione al secondo contributo miliardario a favore dei paesi dell’est nell’Unione Europea (UE). La decisione ha suscitato malumori nei partiti borghesi
“Il benessere a lungo termine della Svizzera dipende da un’Europa sicura, stabile e prospera”. Così il Consiglio federale ha giustificato la decisione di sbloccare dopo tre mesi di stallo il secondo contributo di 1.3 miliardi di franchi (il primo era stato versato nel 2007) e ha aperto la consultazione in Parlamento. A dicembre il Governo elvetico aveva preventivamente congelato il “miliardo di coesione” dopo che l’UE aveva deciso di concedere alla Svizzera l’equivalenza borsistica solo per un anno, “discriminando” di fatto la borsa di Zurigo. A marzo le incomprensioni sull’accordo costituzionale che prevede un’istituzione arbitrale indipendente, che annulla i tanto famigerati giudici stranieri, ha raffreddato i rapporti con l’UE. Ora il Consiglio federale è tornato sui suoi passi dopo la sospensione del contributo per una nuova valutazione e la palla passa al Parlamento, ma il “miliardo di coesione” resta politicamente controverso: PLR e PPD lo collegano a diverse condizioni, l’UDC lo boccia categoricamente e solo il PS lo sostiene come contributo ai paesi più poveri nell’UE.
Dopo la procedura di consultazione l’esecutivo elvetico vuole “analizzare i risultati e valutare gli sviluppi nei rapporti complessivi tra la Svizzera e l’UE” e decidere su questa base come procedere. Alle camere federali saranno sottoposti due crediti quadro e questi decreti non sono soggetti a referendum. Dovranno approvare il miliardo di coesione che sarà spalmato su dieci anni. La parte di 200 milioni sarà destinata al settore dell’immigrazione per risolvere i problemi e sarà a disposizione di tutti gli Stati membri dell’UE. Il restante 1.1 miliardo sarà impiegato per sostenere i paesi dell’Est nella formazione professionale e nella lotta contro la disoccupazione giovanile. L’approvazione non è scontata, perché il contributo ha suscitato reazioni contrastanti tra i partiti svizzeri: i giudizi negativi arrivano dalla destra e dai partiti borghesi.
L’UDC sollecita il governo e gli altri partiti di disegnare un progetto di legge da sottoporre a referendum. “È una decisione incomprensibile perché il Governo sperpera una carta nelle trattative con l’UE” ha detto il presidente UDC Albert Rösti “e sbagliata perché sono versamenti inutili a paesi che vantano una crescita maggiore rispetto alla Svizzera”. Molto critico il PPD che si aspetta “sostanziali progressi nel dossier europeo” soprattutto “una concessione sull’equivalenza borsistica è indispensabile per un secondo contributo”. Non cambia posizione il PLR che ritiene i contributi alla coesione come parte delle relazioni Svizzera-UE e saranno valutati in questo ambito. “Senza alcuna modifica dell’equivalenza borsistica, il progetto che arriverà in Parlamento potrebbe lasciare un mucchio di cocci” ha detto il Consigliere nazionale PLR Philipp Müller. Soddisfatto solo il PS, che ha definito il miliardo di coesione, tramite il capogruppo PS Roger Normann, “un umile contributo per un grande tornaconto di benessere”. Le possibilità di approvazione in Parlamento sono attualmente basse, ma aumenterebbero se il Governo entro l’estate riuscisse a ottenere risultati concreti nelle trattative con Bruxelles: sull’accordo istituzionale con un’istituzione arbitrale indipendente e sulla limitazione dell’equivalenza borsistica. Una normalizzazione dei rapporti con l’UE placherebbe l’insoddisfazione di PLR e PPD.
Gaetano Scopelliti