In Afghanistan ormai si susseguono i raid, le vittime cominciano a fare numero e non mancano i bambini. In questo momento è indispensabile cercare di accogliere quanti scappano dall’Afghanistan, diventata oramai terra invivibile. Ma in quanti sono disposti davvero ad accogliere la povera gente che scappa dal terrorismo afghano? Siamo sicuri che l’Occidente, che ha anche delle colpe per quello che succede a Kabul, sia disposto a dare aiuti concreti?
In questo momento si parla di “safe zone” – ovvero una sorta di zona franca dove i civili e tutti quelli che si sentono in pericolo a Kabul riescano trovare riparo in territorio afghano – in modo che possano proseguire le manovre di evacuazione in tutta sicurezza. È stato il presidente francese Emmanuel Macron a dichiararlo, affermando inoltre che sono state avviate delle trattative con i talebani per chiedere la possibilità di “proteggere e rimpatriare gli afghani a rischio oltre il 31 agosto”, ha precisato Macron.
Ma i tempi si fanno serratissimi, oggi è già il 30 agosto, manca un solo giorno al termine indicato dai talebani per la possibilità per le truppe straniere di ritirarsi dall’Afghanistan, mentre le uniche notizie che si ricevono da Kabul sono spaventose e citano nuovi attacchi all’aeroporto della capitale Afghana. Nel frattempo i talebani assicurano che consentiranno agli afghani autorizzati di lasciare il Paese, ma le voci che arrivano in occidente sono altre, come quelle che riguardano le studentesse e gli studenti afghani impossibilitati a raggiungere le università straniere alle quali sono iscritti.
Intervistato da un media svizzero, Balkhi – un membro della commissione culturale dei talebani – ha affermato che il regime accetta “qualsiasi aiuto umanitario e di sviluppo che non sia condizionato”, ma i Paesi di tutto il mondo devono “riconoscere il diritto all’autodeterminazione del popolo afghano e di mantenere buone relazioni diplomatiche, economiche e interpersonali con l’Afghanistan”.
Sul fronte europeo, sono iniziate le prime dichiarazioni da parte dei leader che evidenziano una scarsa propensione all’accoglienza dei profughi. Sono soprattutto i sovranisti a mostrarsi più duri, tra tutti Orban annuncia chiaramente che l’Ungheria si proteggerà da questa “crisi dei migranti”; mentre l’austriaco Kurz afferma che non bisogna “ripetere gli errori del 2015. La gente che esce dal Paese deve essere aiutata dagli Stati vicini”. Il cancelliere austriaco esorta inoltre l’Ue a “proteggere le frontiere esterne e combattere la migrazione illegale ed i trafficanti di esseri umani”. E perfino Macron, lo stesso che si è pronunciato sulle “safe zone”, afferma che è necessaria un’iniziativa europea volta a “proteggere da significativi flussi migratori irregolari”, dichiarazioni che lasciano sospettare sul reale significato di “safe zone” per il leader francese.
“Sconcertante” è la parola con cui Sergio Mattarella si rivolge ai politici europei, i “gelidi antipatizzanti” che pronunciano il loro no all’accoglienza e non fanno onore all’Unione europea. “Esprimono grande solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti, ma ‘che restino lì, non vengano qui perché non li accoglieremmo’. Questo non è all’altezza dei valori della Ue”, puntualizza il nostro presidente della Repubblica, che rimane troppo modesto in questa sua esternazione. Perché “sconcertante” è la parola esatta, ma deve essere estesa ben oltre questo preciso momento della crisi afghana e della mancata accoglienza da parte dell’Occidente. Lo sconcerto, infatti, doveva iniziare ben prima, magari si sarebbe potuto evitare l’aggravarsi della situazione attuale.
Redazione La Pagina