Si tratta di ‘Ideonella Sakaiensis’, l’enzima artificiale nato dall’‘errore’ di un team di ricercatori
Esaminando la struttura di un enzima naturale trovato in un centro di riciclaggio di rifiuti alcuni anni fa in Giappone, gli scienziati della Portsmouth University del Regno Unito e del National Renewable Energy Laboratory del dipartimento dell’Energia Usa hanno dato vita ad un enzima artificiale che ‘mangia’ più plastica rispetto a quelli presenti in natura. Il professor John McGeehan e il dottor Gregg Beckham avevano già determinato la struttura cristallina del PETase, un enzima scoperto recentemente e capace di digerire il Pet, il materiale plastico utilizzato per la produzione di contenitori per cibo e bottiglie d’acqua. Nel corso dello studio in esame gli esperti hanno inavvertitamente modificato l’enzima suddetto creandone un altro, soprannominato ‘Ideonella sakaiensis 201-F6’, capace di degradare la plastica in maniera migliore e in tempi decisamente ridotti.
“Accidentalmente è stato sviluppato un enzima ancora più performante nello scomporre la plastica Pet”, riporta la relazione pubblicata dall’American Academy of Sciences (Pnas). “La fortuna gioca spesso un ruolo importante nella ricerca scientifica di base e la nostra scoperta non fa eccezione. Sebbene l’avanzamento sia modesto, questa inaspettata scoperta suggerisce che c’è ancora spazio per un ulteriore miglioramento di questi enzimi, per portarci ancora più vicini a una soluzione di riciclaggio per la montagna in continua crescita di plastica scartata”, ha osservato John McGeehan, professore alla School of Biological Sciences di Portsmouth. E’ chiaro che questa scoperta, che per ora è su scala laboratorio, rappresenta un importante passo in avanti nella lotta contro l’inquinamento da plastica.
Per il Dott. Colin Miles, capo della strategia per la biotecnologia industriale presso la Biotechnology and Biological Sciences Research Council, le prestazioni dell’enzima possono essere migliorate e rese idonee per l’applicazione su scala industriale nel riciclaggio e nella futura economia circolare della plastica. La scoperta dell’enzima rappresenta una soluzione ad un problema, o per meglio dire, ad una catastrofe creata dall’uomo. Dalla ricerca ‘Un Mediterraneo pieno di plastica’, firmata da Greenpeace e riguardante l’inquinamento marino derivante dalla plastica, gli impatti e le possibili soluzioni, emerge chiaramente che uno degli aspetti cruciali per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica è cambiare il nostro atteggiamento rispetto alla cultura dell’usa e getta. Ogni anno più di otto milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani di tutto il mondo, suscitando preoccupazioni per la salute delle generazioni future e dell’ambiente. E da alcune stime pubblicate nel report ‘The New Plastics Economy: Rethinking the future of plastics & Catalysing action’, pubblicato dalla Ellen MacArthur Foundation sembra che nei prossimi due decenni la produzione di plastica raddoppierà: di questo passo è stato calcolato che entro il 2050 negli oceani potrebbe esserci, in termini di peso, più plastica che pesci.nti.
foto: Ansa